La Catena di San Libero n. 364

21 maggio 2008


di Riccardo Orioles

Nel giorno di Falcone

I siciliani antimafiosi, nel giorno di Falcone, fanno manifestazioni e ricordi, dispiaciuti perché Falcone non c’è più. Sono circa un quarto della popolazione. I siciliani mafiosi, che sono più o meno altrettanti, festeggiano fra di loro e ne hanno buoni motivi: è stato cancellato il principale apporto giuridico di Falcone (l’unitarietà di Cosa Nostra, con tutto ciò che ne consegue), è stato riportato in Cassazione il giudice che dava a Falcone del credino (il giudice Carnevale), è stato trionfalmente eletto un governo che considera eroe, invece di Falcone, un “uomo di panza” che ha eroicamente rispettato l’omertà, il grande Mangano.

E i siciliani mezzi-mezzi, la maggioranza, quelli che non hanno il cinismo di appoggiare la mafia ma neanche il coraggio di combatterla? Per loro, il problema principale è l’ignoranza. “Mi faccio i fatti miei”. Non hanno la minima idea di quanto il sistema mafioso gli ruba individualmente ogni giorno, in termini di denaro. Non sospettano che potrebbero essere, se non ricchi, almeno benestanti, in una regione ricca come questa, se non ci fosse la mafia. Sono onestamente convinti che mafia e antimafia siano questioni ideali (e dunque, per la cultura paesana, irrilevanti) e non materiali. “Mi faccio i fatti miei”.

L’informazione mafiosa, che un tempo serviva a dire “la mafia non esiste”, adesso serve a dire che la mafia esiste sì ma è una cosa che riguarda solo mafiosi e giudici e non la gente normale. Una cosa da diavoli o da eroi, insomma. Buona per i dibattiti e le fiction, ma non per la vita normale.
Perciò il lavoro principale che c’è da fare oggi in Sicilia è principalmente d’informazione. Non solo sulle notizie delle singole malefatte (il che è già tanto, perché qui i malfattori comandano ai giornali), ma soprattutto sul quadro generale, sull’ “atmosfera”, sui problemi concreti che vivere in un paese mafioso comporta anche per chi non pensa a ribellarsi.

Non lo si può fare alla meno peggio (raccontare una società è un lavoro abbastanza complesso) e non lo si può fare a suon di slogan (non c’è un prodotto da vendere ma una mentalità da trasformare). Però, quando si riesce a farlo come Dio comanda, funziona. E’ stato così che a Palermo per alcuni anni ha avuto assai peso l’antimafia e a Catania si è riusciti a scacciare i cavalieri.

Questo lavoro, i grossi giornali non lo faranno mai: non puoi fare un grosso giornale senza avere grosse imprese alle spalle; e nessuna grossa impresa, ormai,può sopravvivere senza far patti col diavolo (il caso Repubblica a Catania insegna). I giornali piccoli (come noi) possono tentare di farlo sì, ma, salvo eccezioni, possono concludere poco (e le eccezioni si pagano con vite umane).
E allora chi? I giornali piccoli, magari piccolissimi (tipo quello che puoi fare anche tu, nella tua scuola o nel tuo paese) però in rete: scambiandosi le notizie, organizzandosi insieme, e usando per tutto questo l’internet, cioè la rete più rete di tutte. Questo richiede tempo, richiede pazienza a non finire (tenere insieme dei siciliani, con rete o senza, è un’impresa da Giobbe,e ne sappiamo qualcosa), però, tutto sommato, può funzionare.

In una rete di questo tipo bisogna lavorare molto: certo, è più divertente che sotto padrone (non è mai divertente lavorare per qualcun altro) ma il problema è che l’obbiettivo è molto alto: non si tratta di fare una cosa simpatica per sentirsi appagati, ma di far concorrenza ai giornali dei padroni, con l’obiettivo finale di spazzarli via dal mercato e dare un’informazione libera alla maggior parte della gente. Non un’operazione di nicchia (o di ghetto), insomma, ma il tentativo consapevole di costruire un’egemonia.

Fra vent’anni, Peppino Impastato dovrà pesare molto di più di Berlusconi, come comunicazione di massa. “Si, vabbe’...” dici tu. Eppure, trent’anni fa,in Italia le radio di base sono arrivate molto prima di Mediaset; e non erano poche: duecentocinquanta, in tutta Italia, con una copertura globale non indifferente.

E allora com’è che ha vinto Berlusconi? Per tre motivi precisi:
1) erano ognuna per conto suo, e Radio Firenze - ad esempio - non sapeva cosa faceva Radio Aut a Cinisi;
2) non parlavano in italiano (cioè la lingua che usano gli italiani) ma in politichese, perché i loro leader così si sentivano più importanti;
3) non capivano che stavano usando delle radio libere - cioè una cultura e una tecnica completamente nuove - e non dei ciclostili o dei bollettini di partito.
Così Peppino è rimasto solo.
 



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Adesso la situazione è sostanzialmente la stessa. Tanti gruppi diversi (moltissimi che stanno internet) ma ognuno per conto suo. Tanti linguaggi “ideologici” (cioè del ceto medio acculturato) e pochissimo intervento nei quartieri. Tanti siti, blog, giornaletti e giornali, ma tutti rassegnati alla solitudine, ad essere voci locali e non anelli di rete.

Bene, tutto ciò non vuol dire niente, non c’è nulla d’irreparabile. Dipende tutto da noi, esclusivamente da noi. Certo, a volte verrebbe voglia di sbattersi la testa al muro. Casablanca chiusa per mandanza di poche migliaia di euri, Graziella Proto lasciata sola - dalla sinistra illustre, ma anche da un po’ di società civile isolana - a combattere la sua guerra, come se fosse stata una guerra sua personale. E anche ora, qui a Catania, almeno due (forse tre, non si sa ancora) liste distinte della società civile locale, ognuna per sé e Dio per tutti. Credo che pure Giobbe bestemmierebbe.

Però, tutto sommato, avrebbe torto. In fondo, si tratta solo di problemi di crescita. C’è molta più unità che negli altri anni (le legnate quantomeno servono a questo); “Facciamo un giornale-rete tutti insieme” ormai suscita solo dei “Sì però” perplessi e non dei “No!” secchi e brutali come qualche anno prima. Ci sono degli ottimi gruppi di quartiere, e l’ultima generazione di ragazzi - se non la rovinano i vecchi - sta crescendo bene. Persino qui alle elezioni, che sono la cosa più avida e avara che ci sia, è mancato solo un pelo a fare la lista unica di base, e non è detto che la prossima volta non ci si riesca.

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Razza e affari

Prendiamo Roma e il sindaco Alemanno, che lunedì scorso ha visitato il Casilino 900, il più grande campo nomadi della Capitale, con le telecamere di Vespa al seguito. Dunque, l’operazione è semplice. Come prima cosa si enfatizza il problema della presenza dei rom in un determinato quartiere della città, poi si crea ad arte un “casus belli”, che permette di aumentare la tensione nel quartiere, complici i giornali amici e non, a livelli drammatici. Che cosa resta da fare, allora, se non deportare i rom in un’area maggiormente periferica. Qui i “palazzinari” acquistano i terreni intorno al nuovo campo nomadi, che praticamente, considerato il rischio-zingari, non hanno valore di mercato. Dopodichè, sempre con le medesime tecniche, si fa in modo di creare nuovamente l’allarme rom, che vengono nuovamente cacciati e spinti fuori dal Grande raccordo anulare. A quel punto la zona liberata è “risanata” per sempre, i progetti di edificazione, presumibilmente già previsti dal piano regolatore o da una sua eventuale variante, escono dai cassetti, le imprese ottengono i permessi di cantierizzazione. I prezzi delle future case vanno alle stelle. Morale: i rom non hanno fatto altro che da “testa di ponte” inconsapevole. Potete giurarci, dove oggi vivono loro, tra qualche anno nascerà un complesso residenziale, completo di servizi e fermata della metropolitana. Magari proprio al Casilino 900. La più importante legge economica del nostro tempo, “i poveri sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi”, è rispettata.
[riccardo de gennaro]

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Maroni

Camerata ministro, Voi non appartenete all’ala nazista del Partito, avete già governato e non portate porci in giro per le moschee. Perciò, come ministro di polizia, Vi chiedo: quanti camorristi sono stati arrestati a Napoli per avere organizzato l’assalto armato ai campi della Razza Inferiore? Chi comanda effettivamente l’ordine pubblico a Napoli? Voi, Bassolino, la Polizia, la Camorra?d

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Dio stramaledica l’Europa

"La política de inmigración italiana es racista y xenófoba". "En Italie, un climat de chasse à l’étranger". Ecc.

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Obbiettivi

La Semplificazione Finale del problema zingaro.

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La Grande Guerra

(Promemoria). Dei 17.997 cittadini del Lazio morti in guerra fra 1l 1915 e il 1918 più della metà (10.034) erano contadini. 1.920 erano operai edili e 740 operai industriali. C’erano poi 557 carrettieri, 477 falegnami, 437 calzolai e 288 fornai. Gli impiegati erano 720, gli studenti 402 e gli ufficiali 229.

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Usa/ Guerra dei media

Mentre nella nostra piccola provincia dell’Impero fa discutere un giornalista che dice in Tv cose già scritte sui libri, oltreoceano si aprono nuovi fronti nella guerra dei media, dove la posta in palio non è la conquista di un territorio, ma il controllo del consenso e delle coscienze. Non contento di possedere la stazione televisiva Fox, l’ariete repubblicano che ha riportato Bush alla Casa Bianca, nel gennaio scorso Rupert Murdoch ha acquistato il Wall Street Journal, e quattro mesi dopo il direttore Marcus Brauchli ha rassegnato le dimissioni. Una vicenda che ricorda molto da vicino il conflitto tra Berlusconi e Montanelli, e tutte le guerre tra giornalisti e padroncini che si concludono sempre con la sconfitta del giornalismo.

Ma questa volta si è fatto anche di peggio. Il vuoto editoriale lasciato dal direttore uscente è stato colmato proprio dal padroncino, e il nuovo corso del Wall Street Journal è stato inaugurato con un editoriale di Murdoch, nel quale il signore dei media globalizzati ha vestito i panni del grande statista invocando un allargamento della Nato a paesi come Australia, Israele e Giappone, considerati più affidabili della vecchia Europa che a suo dire "non ha più né la volontà politica, né il senso civico per sostenere un impegno militare per difendere se stessa e i suoi alleati". Da chi e da cosa, non è dato di sapere. A New York, la capitale mondiale dei media, è ormai scontro aperto tra Murdoch e Sulzberger, il proprietario del New York Times.

Per dimostrare di essere all’altezza del nazionalismo militarista di Murdoch, il Times ha arruolato tra i suoi columnists Bill Kristol, co-fondatore assieme a Robert Kagan dell’eversivo "Progetto per il nuovo secolo americano", uno dei più accaniti sostenitori della guerra in Iraq. Il comico Daniele Luttazzi, unico in Italia ad occuparsi seriamente della faccenda, ha scritto sul suo blog che Kristol "con discorsi, interviste e articoli, ha continuamente mentito agli americani e al mondo, spacciando propaganda guerrafondaia come notizie vere, bugie come fossero fatti. Scrisse sulle motivazioni, i costi, la pianificazione e le conseguenze della guerra in Iraq un cumulo di menzogne e di baggianate che lo rendono del tutto inattendibile come commentatore politico". Ma ormai tutto questo fa parte del curriculum di ogni buon giornalista integrato.
[carlo gubitosa]

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La sparizione dei comunisti

Teheran. Continua la persecuzione dell’opposizione comunista, contraria sia agli interventi imperiali di Bush che all’oppressione islamica del regime. Dopo le manifestazioni di dicembre, sessanta militanti di "Freedom and Equality seeking students" (un gruppo marxista che si batte per i diritti di lavoratori,donne e omosessuali) sono stati portati al carcere di Evin e costretti a confessare reati mai commessi. Nei loro confronti è stata applicata tortura fisica, psicologica e sessuale. Ancora rimangono in carcere Farhad Haj-Mirzaee e Alì Kantouri.
[clara statello]



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Rock

21-25 maggio. Mantova Musica Festival. Cinque giorni di musica ovunque e senza spendere un euro. Con il rock e il pop che si mescolano ai ragazzini artisti purissimi dei conservatori, accompagnati dalla mamma. Con i nuovi gruppi da scoprire. Con il Tir che si porta le band in giro per la città, con la messa rock di don Ciotti, con il dopo-dopofestival e perfino con il giornale in piazza con la cronaca del festival minuto per minuto. Ma dove li trovate festival così?
Info: www.mantova.com

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Reti unificate

"Un unico direttore per tutti i Tg della Rai". Petruccioli, scelto da Berlusconi, è molto più efficiente ed abile - nel servire il suo Principe - di Ferrara. Fisicamente però gli manca ancora le phisique du role. O si faccia ingrassare, mostruosamente, e faccia il cortigiano falstaffiano. O dimagrisca all’estremo, con occhiaie profonde, modello Jago. Così com’è è ancora troppo "non capisco ma mi adeguo", troppo bagnino riminese.

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Cronaca

Pesaro. "Amo un’altra ragazza" fa la figlia sedicenne. E lei prende un coltello e le dà una coltellata alla pancia. Il colpo, per fortuna, finisce sulla fibbia della cintura. e il titolo, invece di "ragazzina ammazzata dalla mamma" è "italiana fanatica perde (anche lei) la ragione".

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Proclami

Ormai tutti fanno proclami antimafia ignorando che dovrebbero prima spiegare come mai salutavano e facevano affari con i mafiosi; Palermo è inondata da manifesti stampati dal comune con l’immagine di Falcone e Borsellino ed una didascalia che dice tutto "EROI per sempre". Eh sì, perché sono eroi i morti... NO, Falcone e Borsellino non sono eroi ma sono stati cittadini che si sono indignati e che si sarebbero indignati per questo revisionismo non più strisciante ma palese; si sarebbero indignati per un inciucio figlio di politiche antidemocratiche. [salvatore borsellino]

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Claudio Giusti <giusticlaudio@aliceposta.it> wrote:

< Nel 1991 gli omicidi commessi in famiglia erano 100 su di un totale di 2.000. Oggi sono 200 su un totale di 600

>

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Roberta C. wrote:

< Dimenticavo... mi ha auguarto di crescere utile e felice... io spero solo di crescere e non perdere di vista quelli che ora ritengo essere i veri valori della vita, mi auguro di non perdere la dignità, e purtroppo ho visto gente piegarsi, ho sentito ragazzi poco più grandi di me dire che, grazie ai boss, nel nostro piccolo paesino di provincia ci sarebbe stata sempre la pace, quale sarebbe la loro pace? Bene, se in quei momenti mi sono limitata a storcere la bocca, adesso voglio la lotta! non voglio piegarmi alla mafia, non voglio piegarmi davanti a nessuno, se non magari, un giorno, davanti ad uno stato giusto, voglio essere libera e priva di padroni! >

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Siamo qui

www.ucuntu.org (prima era .info)

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Poesie della Seconda Repubblica

Mimmo Lombezzi wrote:

< Dilagano le ronde.
Chi tace, chi acconsente,
E chi invece s’arrende.
C’erano dei bambini
Dentro quelle baracche,
ma nessuno condanna.
Strette di mano

& pacche…
Un triste fumo nero
circonda i campi Rom.
Sarà forse una tomba
a risvegliar dal sonno
questo “governo-ombra”?
Ma forse io mi sbaglio:
Prioritario adesso
non è spegnere il rogo
ma spegnere Travaglio. >

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Martedì, 27 maggio 2008