Che fare contro la pubblicità ?
Karl Popper e le TV commerciali

di Rosario Amico Roxas

Le TV commerciali rifiutano la qualità per inseguire quell’audience che consente di "vendere" gli spazi pubblicitari; la merce offerta diventa ogni giorno più scadente per contentare una platea diseducata .
La concorrenza fa il resto perchè trasforma il tutto in una "gara a perdere" abbassando sempre più il livello qualitativo a favore dell’interesse commerciale.

L’ipotesi pedagogica di K. Popper.


Sto rilegendo alcuni passi di Karl Popper, con alcune interviste e il resoconto di talune conferenze, specie per quanto riguarda gli argomenti che lo appassionarono negli ultimi anni, e cioè la pedagogia.

L’analisi più concreta e più spietata è rivolta contro le TV, con particolare riferimento alle TV-commerciali.

E’ fuori discussione la valutazione circa l’influenza che la TV possiede nel modificare i gusti, i ritmi di vita, le consuetudini di un intero popolo.

L’aspetto pedagogico delle scuole ha una funzione temporale, peraltro limitata dai programmi che devono essere svolti, così rimane poco tempo per mettere una "pars costruens" rivolta all’uomo nella sua interiorità.

La TV entra nelle case proditoriamente, silenziosamente; non forza la porta di ingresso, se la fa aprire, poi si accomoda e legifera, impone, convince, modifica, illude, coercizza, obbliga e lava il cervello.

Non si occupa della qualità dei prodotti che mette in onda, guarda all’audience, all’indice di gradimento, perchè ad esso è legato il costo da imporre per gli interventi pubblicitari.

Da cosa è attratto lo spettatore medio ?

Ma è chiaro dai programmi di evasione, leggeri, intriganti, e sono questi che vanno in onda e che rendono di più all’editore e ai suoi lanzichenecchi.

E’ un continuo di messaggi subliminali che acquistano valenza formativa e deformativa quando vengono messi insieme e accumulati in quell’angolo del cervello preposto al comportamento.

La concorrenza poi peggiora le cose; mentre in qualunque attività la concorrenza migliora i servizi, nelle trasmissioni TV le peggiora, perchè è una gara a chi si accaparra maggiore audience, con programmi sempre più squallidi e decadenti, specie sotto il profilo pedagogico e morale.

Così spuntano le soap opera dove viene descritta una vita patinata, elegante, piena di sorprese, nella quale nulla è proibito, come inno alla libertà.

E’ libera la giovane di sposare il suo amore, così come è libera di lasciarlo per convolare a giuste nozze con il padre del primo; quindi a lasciare il vegliardo per il fratello (sempre del primo); poi una fugace relazione con il marito della figlia seguita da altri scivoloni con il garzone del macellaio e con il ragazzo del "pronto-pizza".

La gente guarda, partecipa, non giudica i fatti, bensì la propria vita, considerandola un fallimento, in quanto racchiusa dentro la routine di un solo matrimonio (anche se il cognato o la cugina della moglie meriterebbero un po’ di attenzione !!! ma non si fa, non si può...oppure Sì ?), e di una vita che da ordinata viene intesa come grigia, da tranquilla diventa noiosa.

Poi ci sono le reality: Grande fratello, isola dei famosi, e altre ancora, che attirano la morbosità dei telespettatori che vogliono sbirciare dentro l’intimità di una vita promiscua e scoprirne i prurigginosi segreti.

I giovani delle scuole medie tentano l’imitazione impossibile; trascorrono i fine-settimana nella casa al mare dei più fortunati, per imitare le avventuire di quegli eroi che bighellonano dentro una casa, costretti alla convivenza per settimane.

Anche l’imitazione diventa prurigginosa, specie se la si può documentare con foto e filmini fatti con i telefonini; emergono così orge infantili, che farebbero solo ridere se non fossero eseguite con una serietà degna di miglior causa.

La scuola cosa può insegnare per evitare questo squallore che è emerso sempre nelle Tv, con riferimenti sempre più particolareggiati, che invece di scoraggiare altri, li stimola a provare quella fantasia, armai così alla portata di mano ?
La stampa e le stesse TV comunicano i dettagli, stimolando altre imitazioni.

Torniamo a Popper, perchè su questo argomento si potrebbe parlare anche troppo a lungo.

Se i medici, che in fondo curano solamente la salute del corpo di una singola persona per volta, per esercitare la loro attività necessitano dei titoli che li rendono idonei, perchè i responsabili delle Tv che influenzano la coscienza morale di intere popolazioni devono essere lasciari liberi di agire secondo il proprio utile immediato, trascurando l’aspetto etico e le esigenze morali dei telespettatori ?

Popper propone una patente di idoneità per questi resposabili; patente che, in caso di inadempienza può essere revocata, come avviene con i medici, quando vengono espulsi dall’Ordine di appartenenza.

A questa conclusione Popper giunge dopo avere constato come la censura non può funzionare; i responsabili delle TV, infatti, si appellano e si trincerano dietro la democrazia che garantisce la libertà, mentre la censura appartiene ai regimi totalitari.

Come se la democrazia, quella vera, escludesse dai propri principi la tutela dell’etica a vantaggio del libertinaggio.

Quando i governi civili metteranno mano ad una seria riforma delle TV commerciali che hanno sostituito tutte le ideologie, con l’unica dell’edonismo materialistico e promuovono con ogni mezzo l’ideologia del consumismo e del superfluo ?


Rosario Amico Roxas



Mercoledì, 24 ottobre 2007