I regali di babbo natale

di Giulio Vittorangeli

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli@wooow.it) per questo intervento.]


Le festivita’ natalizie sono il periodo dell’anno nel quale l’universo del regalo viene in primo piano.

Soltanto che tutto e’ diventato oramai un’orgia consumista, per cui il regalo non e’ piu’ un dono ma una merce; perdendo cosi’ anche il piacere del fare regali.

La soluzione non e’ nel non fare regali, ma nel riscoprire nel regalo la sua forte valenza di dono, che accende la scintilla del contatto e della condivisione. Solo cosi’ il tempo che dedichiamo a fare regali non e’ tempo perso nell’acquisto ma tempo guadagnato nella "seduzione" di persone.

I regali, principalmente a Natale, sono per i bambini, ma e’ proprio della persona adulta la capacita’ di uscire dal piccolo cerchio del bisogno e dalla pretesa del ricevere, per entrare nell’area del piacere di donare gratuitamente senza aspettarsi nulla in cambio.

Per questo, parlare del regalo nella sua vera veste di dono e’ mettere al centro della nostra riflessione la dimensione umana piu’ spontanea e pacifica.

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"Non mi capita mai di non sapere che cosa regalare e di solito non sbaglio. C’e’ sempre una frase, un’occhiata, un ricordo dell’altro o dell’altra che mi mette sulla pista dei suoi desideri; basta non sovrapporre all’incertezza di quella pista la certezza senza rischio di un’etichetta, di un logo, di una hit parade.

Fare un regalo non e’ altro che mettersi sulle tracce dell’altro, scoprire una voglia e soddisfare un piacere, riportare a presenza quella frase, quell’occhiata o quel ricordo che ce l’hanno segnalato...

Il regalo allora non e’ un oggetto ma un medium, non riempie un bisogno ma allude al desiderio di altro e dell’altro; non e’ una merce ma un legame, il tramite di una relazione, la testimonianza di uno scambio, non nel registro dell’avere ma in quello dell’essere.

Per questo mi sono sempre sembrati tristi quei propositi anticonsumisti di non farsi regali sotto l’albero: una resa al carattere alienato dello scambio di merci a mezzo merci, come se non fosse possibile ne’ oggi ne’ mai rivoltarne il segno e scambiare di tutto, e prima di tutti noi stessi, nel regime del lusso che il desiderio consente e domanda" (Ida Dominijanni).

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Sostiene chi ne sa, del resto, che il dono ai bambini e’ il rapporto che genera piu’ forti relazioni personali. Cio’ nonostante si verifica uno dei fenomeni piu’ stupefacenti del mondo moderno: i donatori reali sono mascherati, come se volessero sottrarsi a ogni gratitudine, introducendo un personaggio mitico, strano ed evanescente, Babbo Natale.

Perche’ gli adulti giudicano tanto necessario che i bambini credano a Babbo Natale, al punto che molti bambini fanno finta di crederci per far loro piacere?

Perche’ questo soggetto che ha una sola funzione, donare, e una esistenza cosi’ effimera?

Perche’ una simile abnegazione che ha qualcosa del sacrificio, del dono agli dei?

Perche’ uno spirito moderno invoca una figura cosi’ primitiva, una concezione cosi’ profondamente religiosa del dono?

Forse si tratta di liberare il bambino dal debito cosi’ pesante che ha verso i genitori, di liberarlo dal pericolo del dono totale che costituisce il rapporto attuale genitori-figli.

Per permettere al bambino l’apprendistato del dono, della gratuita’, della catena di trasmissione, per permettergli di vivere l’esperienza di uno sconosciuto che da’ senza ragione, nemmeno perche’ si e’ stati buoni, motivo oggi quasi scomparso.

Infine, c’e’ chi sostiene una ipotesi piu’ precisa: quella dell’iscrizione del dono nella filiazione.

Il nome del personaggio gia’ lo indica: e’ un padre. Ha una gran barba, ride con voce grave e prende i bambini sulle ginocchia. Assomiglia a un nonno. E’ un antenato.

Nel momento di quella grande festa annuale dei bambini che e’ oggi Natale, gli antenati ritornano, e sono loro che danno i regali ai bambini. I regali di Natale sono i primi oggetti che un bambino riceve dai genitori, nella sua vita, come un dono.

Gli ultimi che ricevera’ saranno l’eredita’, alla morte dei genitori, quando costoro andranno a raggiungere gli antenati.

Cosi’ il primo e l’ultimo dono provengono dagli antenati: sono i soli a donare.

Babbo Natale apre l’universo chiuso della famiglia moderna, ristabilisce un legame con il passato, nel tempo, ma unisce anche i bambini al resto dell’universo, nello spazio.

Tratto da
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proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

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Numero 312 del 23 dicembre 2007



Domenica, 23 dicembre 2007