Monologo dal film di Saverio Costanzo «In memoria di me»

a cura di Stefania Salomone

Il film di Saverio Costanzo "in memoria di me" è uno spaccato sulla vita del seminario, ai giorni nostri. Tra le tante cose assurde del film, una mi ha colpito particolarmente. E’ la lezione che il Padre Maestro fa ai novizi. Di seguito riporto il testo con un mio brevissimo commento. Mi auguro che questo testo possa essere oggetto di scambio di idee o di esperienze o stimolo al dibattito. Saluti.
Stefania Salomone


Monologo dal film di Saverio Costanzo “In memoria di me”

Lezione del Padre Maestro

P. Maestro: E’ grande non subire passione per le cose, ma è più grande restare impassibili di fronte alle loro immagini.
Massimo il Confessore vuole dirci che quello che ci ferisce nella vita sono solo immagini, non è la realtà.
Quando, ad esempio, attraversiamo un momento di angoscia, dopo, quando passa, diciamo che non era nulla. Era appunto il nulla ciò che ci angosciava.
Era solo l’apparenza, non la realtà delle cose.
Per questo vi dico “anche se soffrite, imparate a dissimulare, allenatevi a restare impassibili, a non mostrare i vostri tormenti, e vedrete che col tempo questo diventerà per voi come un’abitudine interiore”.
Un giorno nel deserto egiziano un giovane andò da un monaco a chiedergli se poteva diventare suo discepolo. Il monaco allora gli disse che come compito doveva mettersi davanti a delle statue e poi insultarle. E poi doveva tornare da loro a chiedergli perdono.
Il giovane partì, ma quando tornò dal monaco gli disse “Io ho fatto quello che tu mi hai chiesto di fare, ma le statue sono rimaste impassibili”.
“Ecco”, gli disse il monaco, “torna da me quando sarai come quelle statue”.
La nostra meta è quella di restare indifferenti a tutto.
Per quello che dipende da noi non dobbiamo desiderare la ricchezza più della povertà, la salute più della malattia, il successo più del disprezzo, o una vita più lunga rispetto a una più breve.
Chi è qui come voi, cerca e desidera solo ciò che lo può portare al fine per cui è stato creato: la somiglianza con Dio.




Un commento


Se è veramente questo il tipo di formazione che i seminaristi ricevono, nulla può più sorprenderci.
Ogni commento è superfluo, ciò che vorrei fare sono domande, tante domande.
Possiamo assomigliare al Padre restando indifferenti, dissimulando, fingendo che tutto ci scivoli addosso?
Appassionarsi alle cose, alle situazioni, alle persone, è segno di debolezza?
Possiamo desiderare di appartenere ad una RELIGIONE che ci svuota dei sentimenti e insegna ai suoi pastori ad essere statue di marmo?
Perché un uomo che desidera diventare prete deve essere annientato per diventarlo?
A voi le risposte…


Stefania Salomone



Giovedì, 24 gennaio 2008