"Sacerdozio e matrimonio non si contraddicono"

Intervista a Emmanuel Milingo


(intervista a cura di Mostafa El Ayoubi)

«Gesù ha affidato a Pietro – uomo sposato – la responsabilità di guidare la sua Chiesa. Non è giusto anteporre il sacerdozio al matrimonio e obbligare gli uomini della Chiesa a non sposarsi. Il celibato non può essere elevato fino ad essere più importante del sacerdozio».
Nostra intervista a quello che tutti – nonostante la scomunica dell’anno scorso – continuano a ricordare come «monsignor Milingo».


L’ex arcivescovo cattolico Emmanuel Milingo, 77 anni, originario dello Zambia, è un personaggio molto noto agli italiani sin dagli anni Settanta: allora praticava riti di esorcismo e di guarigione in Africa. Nel 1983 il Vaticano lo trasferì a Roma per sottrarlo a tali attività, ma l’ex prelato aveva continuato ad «esercitare» il mestiere di guaritore anche in Italia. Nel 2001 Milingo si sposò con Maria Sung, una coreana; a celebrare il loro matrimonio è stato il reverendo Moon, coreano anche lui, fondatore della Chiesa Unificata.

Il Vaticano in un primo momento riesce a «recuperare» Milingo, ma la rottura si consuma definitivamente nella primavera del 2006, quando Milingo si rimette di nuovo con Maria Sung; in seguito ordinerà quattro vescovi sposati e creerà in Usa il suo movimento «Married Priests Now», che oggi, secondo lo stesso Milingo, conta 160mila preti sposati nel mondo. Nel settembre del 2006 viene scomunicato.

Altre organizzazioni che lottano per i diritti dei sacerdoti al matrimonio criticano l’operato di Milingo per la sua posizione contro i preti omosessuali e per il suo legame con il reverendo Moon.

Nello scorso mese di agosto, in occasione di un seminario internazionale organizzato a Seoul dalla Federazione universale per la pace che fa capo al reverendo Moon, abbiamo incontrato Milingo che ci ha concesso l’intervista che vi proponiamo.

Il rapporto tra sacerdozio e matrimonio è ormai un tema che divide anche all’interno della Chiesa cattolica stessa. Lei, che è stato un uomo di chiesa e che vive oggi sulla propria pelle questo dilemma, cosa ne pensa?

La Chiesa cattolica, a mio parere, ha sempre sbagliato a separare il sacerdozio dal matrimonio. Per chi non lo sa, san Pietro era sposato e anche gli apostoli erano sposati. E Gesù nel suo insegnamento non ha mai rimproverato chi si sposa o sminuito in qualche modo il valore del matrimonio dei suoi apostoli sposati; anzi, aveva tanto rispetto per loro. Inoltre, Gesù ha affidato a Pietro – uomo sposato – la responsabilità di guidare la sua Chiesa. Non è giusto anteporre il sacerdozio al matrimonio e obbligare gli uomini della Chiesa a non sposarsi. Il celibato non può essere elevato fino ad essere più importante del sacerdozio.

Dio ha mostrato di avere rispetto per il matrimonio per tutti gli esseri umani. Se il matrimonio era una cosa da proibire a qualcuno, perché Gesù era andato alle nozze di Cana per la benedizione? Qui si manifesta la benedizione speciale per il matrimonio per tutti. Gesù ha invitato tutti i suoi apostoli al matrimonio, erano tutti presenti a Cana.

Ora, perché quando un sacerdote ama e sposa una donna deve essere condannato? Egli sta semplicemente recuperando la sua natura umana. Se decide di sposarsi non ha fatto male; ha servito la Chiesa prima e ha il diritto di continuare a farlo. Il sacerdozio per chi l’ha ricevuto è eterno. I due sacramenti insieme non si contraddicono.

Di fatto questa legge esiste da secoli e chi tra i sacerdoti latini la infrange non ha vita facile…

Quando un prete dichiara di amare una donna, la sua reputazione è distrutta; la sua famiglia viene socialmente isolata e umiliata. Quando poi si sposa, i suoi figli sono illegittimi. Elevare il celibato fino a negare la dignità umana non è giusto.

Io voglio confermare una cosa importantissima: il sacerdozio è un sacramento che rimane per sempre, indelebile come quello del battesimo. Per questo un sacerdote, anche quando rinuncia al celibato e decide di avere una moglie e dei figli, rimane sacerdote per sempre. In America ci sono più di 25mila sacerdoti sposati e costituiscono il principale problema per la Chiesa, che deve preoccuparsi invece di cose gravi che coinvolgono uomini di chiesa. Cito, a titolo d’esempio, il caso clamoroso dei preti pedofili nell’arcidiocesi di Boston e di Los Angeles degli anni passati. L’umiliazione della Chiesa è stata tale che tanti fedeli si sono allontanati.

Diversi preti, quando si sono sposati, hanno ricevuto sostegno e solidarietà da parte dei loro parrocchiani andando contro le direttive della Chiesa. Ma la dottrina ufficiale cattolica non rinuncia alla prescrizione del celibato ai preti. Si tratta di un dogma della Chiesa latina?

Non è assolutamente un dogma. È una legge ecclesiastica che deve essere superata. Basterebbe dire: i sacerdoti da oggi in poi sono liberi di sposarsi o non sposarsi.

Secondo lei, vi sono altre ragioni dietro la resistenza della Chiesa romana sulla questione del celibato, visto che non si tratta di un dogma?

C’è sicuramente una questione economica. La storia ci rivela cose vergognose: quando ai sacerdoti che erano sposati venne imposto il celibato (separandoli dalle loro mogli e dai loro figli), i loro beni divennero proprietà della Chiesa. Già a partire dal Medioevo vennero negate le letture storiche che avvaloravano motivazioni economiche dietro a tale norma che impediva ai sacerdoti di lasciare il proprio patrimonio alla famiglia.

Lei era uno dei più famosi vescovi dell’Africa; in che rapporto è rimasto con il suo continente dopo la sua scomunica?

Ho un legame forte con la mia terra di origine, ci vado molto spesso. Ci sono in Africa sacerdoti che aspettano che io celebri il loro matrimonio. In Camerun undici vescovi sono d’accordo con me. Mi aspettano in Africa 52 diaconi e tra questi devo ordinare dei sacerdoti. Non ho intenzione, come qualcuno può pensare, di creare una Chiesa cattolica africana, non mi interessa! In Africa mi ricevono come in altri continenti. Io seguo la volontà del Signore. Per me questo è più importante.

Lei rivendica con forza il diritto dei sacerdoti a sposarsi. Su altri fronti c’è chi lotta per il diritto delle donne ad accedere al sacerdozio. Cosa pensa di questo altro nodo da sciogliere?

Le donne – ahimè! – hanno sempre avuto un ruolo secondario nella mia Chiesa. Penso ad esempio alle suore: non c’è nel Vaticano una struttura istituzionale guidata da una suora. Nella Curia romana non vi sono centri dove a capo delle suore ci sia una donna. Come è possibile tutto ciò?

La Chiesa cattolica deve valorizzare le doti speciali che Dio ha conferito alle donne. Penso che le donne possono celebrare messa e fare altro. Penso che le suore possono occupare alte cariche istituzionali fino a quella di Segretario di Stato del Vaticano.

La vergine Maria era sacerdotessa, perché fu partecipe alla lotta contro il male. Era insieme a Gesù quando portava la croce sul Golgota. La Madonna era sacerdotessa perché per tutta la sua vita si è sacrificata insieme a Gesù.

Da cattolico africano, cosa pensa della posizione di papa Ratzinger su ecumenismo e dialogo interreligioso?

Io, per rispetto del santo padre, non voglio parlare di lui. Voglio parlare di come vediamo il ruolo e la responsabilità di Gesù per la salvezza del mondo. Gesù ha espresso la volontà di salvare tutti, nessuno escluso. Ha pensato a tutta l’umanità: non ha detto «questa parte è cattolica, quest’altra è protestante». Sin dall’inizio aveva deciso di morire per tutta l’umanità. Conseguentemente, tutti sono inclusi nella sua salvezza. Salverà in un modo o nell’altro la Chiesa cattolica che sta fallendo, perché è morto per tutti.

Vi do l’esempio di sant’Agostino: africano anche lui – anche se non lo amo molto per altri insegnamenti – disse: «Volenti o nolenti, voi siete parte di tutta l’umanità, siete già inclusi in questo». Il nostro atteggiamento come cristiani cattolici dovrebbe seguire questa linea. Agostino ha detto chiaramente: «Vogliano o non vogliano, appartengono al progetto di salvezza che Gesù ha già realizzato sulla croce».

La Chiesa cattolica non accetta la celebrazione dell’eucaristia insieme ai protestanti, agli ortodossi e altri cristiani. Ciò costituisce un ostacolo sulla via dell’ecumenismo…

Qui si manifesta l’ambivalenza della Chiesa cattolica. Da una parte vuole bene a tutti, ma poi parla degli altri cristiani come «nostri fratelli separati»; come si può considerarli «separati»? Voi, vertici della Chiesa cattolica, avete fatto separare, con le scomuniche, i pastori luterani; siete voi che avete fatto questo. Dovete essere voi, vertici della Chiesa, ad essere i primi a tornare alle origini di essa come Gesù l’ha fondata. Questa vostra duplicità non è giusta; ma i vertici della Chiesa non vogliono ammettere di aver sbagliato. Conseguentemente ora, per mancanza di umiltà, non vogliono ritirare quello che hanno fatto. Siete voi che li avete messi nelle condizioni in cui vivono. Bisogna invece essere umili. Ma voi avete distrutto l’unità. Al capitolo 17 di Giovanni Evangelista si afferma che «devono essere una cosa sola, come tu Padre ed io siamo una cosa sola, così il mondo crederà che tu Padre mi hai mandato».

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da Confronti di Dicembre 2007 - http://www.confronti.net/SERVIZI/sacerdozio-e-matrimonio-non-si-contraddicono



Mercoledì, 05 dicembre 2007