Come risolvere il problema della carenza dei preti
Il papa non vuole liberalizzare alcune regole, ma molti cattolici non sono d’accordo

di Kent Garber

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18 aprile 2008

Durante un’intervista del 1997, al Cardinale tedesco Joseph Ratzinger, l’attuale Papa Benedetto XVI, fu chiesto un commento sulla diminuzione del clero cattolico. “Il celibato non potrebbe essere abolito per la semplice ragione che altrimenti la chiesa non riesce ad acquisire nuove vocazioni?”, ha domandato l’intervistatore. Ratzinger ha obiettato “Non credo che l’argomento possa essere posto in questi termini”. Ha detto anche che il trend in decrescita ha poco a che fare con le regole e molto a che fare con la famiglia e le priorità che essa ha. “Se il numero medio di figli per famiglia è 1,5, la questione del numero dei preti assume un ruolo differente rispetto a tempi in cui le famiglie erano molto numerose”. L’ostacolo maggiore, ha aggiunto, sono i genitori “i quali hanno aspettative diverse per i loro figli”.
Dopo un decennio, la sfida di attirare nuove vocazioni rimane un punto nevralgico per la chiesa cattolica romana. La visita del papa di questa settimana vuole essere un chiaro stimolo al gregge americano e, nonostante la piaga degli scandali degli abusi sessuali, non c’è priorità maggiore per i leader ecclesiastici di quella di un’adeguata leadership. Le comunità spesso abbandonano le tradizioni e perdono la retta via senza la guida di un prete; le parrocchie, in molti casi, sono in stato di abbandono.
Secondo le statistiche, il numero di preti statunitensi è in costante decremento a partire dagli anni ’70 e il trend è in ulteriore declino. Nel 1975, il Center for Applied Research in the Apostolate della Georgetown University afferma che c’erano 36.005 preti diocesani negli Stati Uniti. Nel 1995, il numero è sceso a 32.300 unità; nel 2005 si è arrivati a 28.700. Il conteggio più recente del 2007, attesta la cifra intorno a 27.971 unità. Il declino sembra essere ancora più evidente se includiamo il numero dei religiosi, membri di ordini che vivono in comunità. In totale, il numero dei preti cattolici negli Stati Uniti è praticamente sceso dai 59.000 del 1975 ai 41.500 dello scorso anno.
Le cause di questo trend sono molteplici. Come ha detto il papa, il cambiamento strutturale delle famiglia e i valori sociali sono il problema maggiore. Allo stesso tempo, una quota sempre maggiore di giovani cattolici, o di giovani in generale, che frequentano il college o che si affacciano al mondo del lavoro, non considerano affatto l’idea di diventare prete. Alla base di questo trend c’è l’influenza della cultura: la società americana premia non solo la ricchezza e la scelta individuale, ma sempre di più la mobilità (un americano medio, secondo uno studio del U.S. Department of Labor, cambia lavoro 10 volte nella fascia d’età che va dai 18 ai 38 anni). Un dato che poco si sposa con l’impegno per la vita richiesto ai preti.
E, ovviamente, c’è il problema del celibato. In America, nell’era post-rivoluzione sessuale, come ben evidenzia il libro del 2000 dello scrittore Tom Wolfe Hooking Up, "sexual stimuli bombarded the young so incessantly and intensely they were inflamed with a randy itch long before reaching puberty," (Fare Sesso - I giovani sono raggiunti incessantemente e intensamente da tali e tanti stimoli sessuali da essere infiammati da forti impulsi erotici molto prima della pubertà”, la pratica del celibato è fortemente scoraggiata, se non vista addirittura con sospetto. Gli scandali degli abusi sessuali che hanno colpito la chiesa all’inizio dell’ultimo decennio hanno ulteriormente deteriorato una già tenue attitudine degli americani verso il celibato.
Ma cosa fare? Papa Benedetto XVI, come il suo predecessor Giovanni Paolo II, si oppone al cambiamento delle attuali disposizioni che proibiscono al prete di sposarsi e non consentono l’ordinazione delle donne. I suoi seguaci sono divisi. Uno studio del 2001 della Conferenza Episcopale statunitense ha riportato che il 56% dei preti ritiene che il celibato debba essere “una scelta personale”. Un sondaggio condotto nel 2005, poco dopo la morte di Giovanni Paolo II ha evidenziato che il 63% dei cattolici americani è a favore del matrimonio dei preti; il 55% pensa che le donne dovrebbero poter essere ordinate.
Interessante notare come queste cifre si riducano di molto nella schiera dei cattolici devoti: tra gli assidui frequentatori della chiesa, solo il 48% sostiene che i preti dovrebbero sposarsi, e solo il 44% ritiene che le donne dovrebbero poter essere ordinate. “La chiesa ha sempre affermato che i preti debbano essere maschi”, ha detto Monica Kolf, 24 anni, presente alla messa al National Park, celebrata giovedì. “Questo è ciò che Cristo ha stabilito nell’ultima cena. Anche le donne hanno un ruolo importante nella chiesa, e, naturalmente, non hanno una posizione minore o minore dignità nella chiesa. Naturalmente Maria, la madre di Dio, era una donna. Non c’è essere umano che la supera in questo senso”.
Negli scorsi 10-20 anni, si è parlato di riforma; nel 2003 più di 150 preti hanno firmato una petizione indirizzata alla Conferenza Episcopale statunitense, nella quale richiedevano una forma di celibato opzionale nell’ottica di un “apprezzamento sempre crescente del sacramento matrimoniale e della grazia ad esso connessa”. Ma con ferma opposizione dal Vaticano ed un dissenso dei devoti locali, nessuna delle proposte è stata esaudita, e per far fronte al vuote, alcune diocesi hanno inventato forme creative, assegnando ai responsabili diocesani il ruolo primario di reclutamento di nuovi preti. Alcune parrocchie condividono il prete, o ingaggiano preti itineranti, o permettono ai laici di collaborare nelle mansioni ordinarie.
Una fonte potenziale di reclutamento, sebbene non risolutiva, deriva dagli immigrati che riempiono le fila dei cattolici praticanti americani. Nel 1990, circa il 20% di preti degli Stati Uniti era straniero, poiché per loro le barriere culturali relative al presbiterato sono di gran lunga inferiori di un nativo americano. (Nel mondo il numero totale di preti è lievemente cresciuto, da 403.000 unità del 1990, si attestava nel 2005 a 406.000, sebbene in determinate aree, come l’ovest europeo, la decrescita sia stata enorme come negli Stati Uniti).
I cattolici conservatori sostengono che la vocazione, se riservata a candidate qualificati, deve restare uno stato privilegiato, speciale e distintivo, come avviene per il corpo dei Marine (“pochi e migliori”), nell’ambito della cultura secolare americana.
Il papa, da parte sua, sembra ritenere la questione dei preti una sorta di tema concettuale piuttosto che qualcosa che richieda risoluzioni di ordine pratico. Come ha affermato nel 1997: “La questione chiave rimane la stessa: esistono ancora dei veri credenti? E solo in seconda battuta c’è l’altra questione: tra questi ci sono dei preti?”
http://www.usnews.com/articles/news/2008/04/18/what-to-do-about-the-priest-shortage.html



Mercoledì, 23 aprile 2008