Il gorilla da 800 libbre nel Santuario

di Anthony M. Stevens-Arroyo

In definitiva, la visita di papa Benedetto XVI negli Stati Uniti ha raggiunto il suo obiettivo primario di affermare il rimorso per lo scandalo della pedofilia e mostrare solidarietà con la diversità culturale della chiesa cattolica USA.

Ciò che la visita papale non ha considerato è il gorilla di 800 libbre che risiede nel santuario cattolico: le vocazioni al presbiterato.

Avrebbe riconfermato l’evidenza che il numero di preti è drasticamente diminuito negli ultimi tre decenni e che l’età media dei preti in esercizio è quella propria del pensionamento.

Inoltre, la maggior parte dei preti, in confidenza, confesserebbe che, a causa dello scarso numero, oggi si accettano candidati nei seminari che in passato sarebbero stati scartati come non idonei.

Un presbiterato più selettivo risolverebhbe molti dei problemi attuali della chiesa come la scarsa frequentazione dei fedeli, l’iper attività dei pastori e gli scandali vari.

Nelle parrocchie senza prete ai fedeli non sono garantiti i sacramenti. Senza il prete non si celebra la Messa e, in molti casi, la liturgia sacramentale viene sostituita da nuove tipologie di rito presieduta da donne o diaconi.

Quindi, occuparsi delle vocazioni è divenuto un problema istituzionale che concorre alla morte del cattolicesimo.

Papa Benedetto XVI ha chiesto ai cattolici di pregare per le vocazioni al presbiterato. Non ho nulla contro la preghiera, ma non credo sia appropriato aspettarsi un miracolo divino ogni volta che lo facciamo.

Come ha spesso sottolineato papa Giovanni XXIII, lo Spirito Santo parla attraverso "i segni dei tempi". A significare che i cambiamenti sociali e culturali sono un mezzo attraverso il quale Dio ci manda dei messaggi.


Naturalmente aveva ragione. Possiamo fare una diagnosi del declino delle vocazioni attraverso i cambiamenti sociali nella storia.

Ad esempio, nell’età feudale solo i figli maggiori ereditavano le terre o le proprietà, quindi una carriera clericale assicurava l’istruzione, lo status sociale e la sopravvivenza ai figli minori (così come anche la carriera militare). Il risultato prevedibile è stata l’abbondanza di preti (e di cavalieri) ai tempi dei feudi. Non intendo affermare che tutte le vocazioni del Medio Evo fossero da attribuire ad un concetto di sicurezza materiale. Comunque, sembra difficile negare che le condizioni sociali di quell’epoca incoraggiassero molti ad intraprendere la strada del presbiterato.


Per avvicinarci ai giorni nostri, i figli e le figlie delle classi lavoratrici cattoliche nell’America del dopo guerra, consideravano il presbiterato e il convento come una scelta vantaggiosa che garantiva una adeguata istruzione e riconoscimenti che difficilmente si potevano ottenere in altro modo. Non sorprende quindi che gli anni ’50 segnarono il più alto livello di vocazioni al presbiterato negli Stati Uniti. Nella società del XXI secolo, comunque, una vocazione presbiterale non sembra essere più la sola strada verso una adeguata formazione o un servizio alla società. (I cattolici di rito latino forse sono l’unica eccezione). Un impegno per la vita al presbiterato e il celibato (o i voti per entrare in convento) non è una scelta appetibile quando ci sono alternative di carriera che pagano di più e chiedono di meno. E’ tempo di cambiare le regole del gioco.


Come credente, sono sicuro che lo Spirito Santo guiderà la chiesa verso un adattamento alle nuove circostanze, così come è avvenuto già in epoche cruciali dei secoli passati. Ma come cattolico impegnato, temo che la decisione arriverà troppo tardi. Nei prossimi giorni inserirò nel blog alcune possibili risposte ai "segni dei tempi". Per ora cerchiamo almeno di non utilizzare la preghiera affogando lo Spirito Santo.

Email Me Posted by Anthony M. Stevens-Arroyo on April 28, 2008 1:28 PM

http://newsweek.washingtonpost.com/onfaith/catholicamerica/2008/04/the_800_pound_gorilla_in_the_s.html


Testo originale
Traduzione di Stefania Salomone


The 800 Pound Gorilla in the Sanctuary

On balance, the visit of Pope Benedict XVI to the United States achieved its basic goals of stating remorse for the pedophilia scandal and showing solidarity with the vigorous cultural diversity of the U.S. Catholic Church. What the papal visit lacked was a direct encounter with the 800 pound gorilla in the Catholic sanctuary: vocations to the priesthood.

It rehearses stale news to point out that the number of priests has dropped drastically in the past three decades and that the median age of those who remain is in the retirement home range. Moreover, most priests will confidentially tell you that because of the lack of priests, candidates are accepted in today’s seminaries that in other years would be rejected as unworthy. A more selective priesthood would probably solve a lot of other current church problems like dwindling attendance, stifled ministries and scandal.

Priestless parishes deny the faithful sacraments. Without a priest, there can be no celebration of Mass, and in many places, new rites led by women or deacons are substituting today for the sacramental liturgy. So, addressing the issue of priestly vocations has become a matter of institutional life or death for Catholicism.

Pope Benedict XVI did ask Catholics to pray for priestly vocations. I have nothing against prayer, but I do not think it appropriate to expect a heavenly miracle each time we pray. As the saintly Pope John XXIII pointed out, the Holy Spirit speaks through “the signs of the times.†What he meant was that sociological and cultural changes are often used by God to send a message.

Of course, he was right. We can diagnose the ebb and flow of priestly vocations by social changes in history. For instance, under feudalism only the elder son inherited land or property, so a clerical career assured education, status and survival to younger offspring. (A military career did the same.) The predictable result was an abundance of priests (and knights) in feudal times. I am not saying that all vocations in the Middle Ages were attributable to material security. However, it seems hard to deny that social conditions in that epoch encouraged many to enter the priesthood.

Closer to our own day, the sons and daughters of a largely working-class American Catholic population coming of age after World War II viewed the priesthood and the convent as upwardly mobile choices affording education and professional standing their parents could not otherwise provide them. Not surprisingly, the 1950s marked a high water mark for the US Catholic priesthood. In our 21st century society, however, a priestly vocation is no longer the only route to education and useful social service. (Latino Catholics may be the current exception.) Lifetime commitments to the priesthood and celibacy (or to the convent and celibacy) are less likely in a world filled with career options that pay better and demand less. It’s time for reassess the game plan.

As a believer, I am sure that the Holy Spirit will guide the Church in its adaptations to new circumstances, just as has happened at crucial moments in past centuries. But as a concerned Catholic, I fear the decision may take too long. In future days, I will explore on this blog some of the possible responses to the “signs of the times.†For now, let’s not use prayer for vocations as an excuse to drown out the Holy Spirit.

Email Me Posted by Anthony M. Stevens-Arroyo on April 28, 2008 1:28 PM

http://newsweek.washingtonpost.com/onfaith/catholicamerica/2008/04/the_800_pound_gorilla_in_the_s.html



Martedì, 06 maggio 2008