Donne prete
Il movimento cattolico usa per il sacerdozio femminile non retrocede

di Agenzia ADISTA

34230. SAINT LOUIS–ADISTA. "Non si gioca più secondo le regole". Con questo titolo, l’editoriale del 7 dicembre del National Catholic Reporter, autorevole settimanale cattolico statunitense, dà grande risalto al Roman Catholic Womenpriests Movement, organismo che promuove il sacerdozio femminile e che finora ha già ordinato più di quaranta donne. Il Movimento, nato nel 2002 sulle acque del Danubio, con l’ordinazione delle cosiddette Danube Seven (sette donne ordinate su una barca in mezzo al fiume), ha raccolto un gran numero di adesioni e una mole altrettanto consistente di condanne da parte del Vaticano. "Ma le donne del movimento non sembrano curarsene granché - si legge nell’editoriale del National Catholic Reporter -. Esse non si chiedono più se possano o meno prendere i voti, non chiedono il permesso; stanno semplicemente facendo quello che una Chiesa ‘a corto di risorse’ - come è la Chiesa cattolica - chiede loro di fare. Sono persone che hanno sempre servito la Chiesa con fedeltà, in ogni modo, mettendo da parte i propri desideri. Finché, ad un certo punto, ne hanno avuto abbastanza".
Il settimanale cattolico dedica grande spazio alla vicenda del movimento, raccontandone la nascita e lo sviluppo, le difficoltà incontrate da chi lo ha promosso e il grande successo ottenuto nel Nord America e non solo. "Abbiamo tanti nuovi iscritti", ha dichiarato Patricia Fresen, vescovo donna del Roman Catholic Womenpriests Movement: a fatica riusciamo a seguire tutto. Sono sorpresa, non avrei mai pensato che il movimento avrebbe riscosso un tale successo". È dello scorso 11 novembre l’ordinazione di altre due donne, in una sinagoga di St. Louis, nel Missouri. L’episodio aveva scatenato un "incidente diplomatico" tra la rabbina della sinagoga, Susan Talve, della Central Reform Congregation, e il direttore dell’ufficio diocesano per le questioni ecumeniche e interreligiose, p. Vincent Heier (v. Adista n. 81/07). La Talve aveva comunicato a padre Heier la propria disponibilità ad ospitare la cerimonia di ordinazione sacerdotale delle donne all’interno della sinagoga di St. Louis, ma Heier l’aveva definita un’iniziativa "non opportuna" e l’arcivescovo mons. Raymond Burke aveva fatto sapere che le due candidate sarebbero state immediatamente scomunicate. La Talve, infine, si era vista escludere da un seminario sull’ebraismo alla Fontbonne University.
"Una scelta così pionieristica - scrive Pamela Schaeffer sul National Catholic Reporter - in certi casi viene pagata a caro prezzo". La Fresen, infatti, ha perso la sua cattedra all’Università cattolica di Johannesburg ed è stata espulsa dall’ordine domenicano; Jane Marchant, direttrice del servizio sanitario dell’arcidiocesi di Boston, è stata costretta a dimettersi dall’incarico per aver aderito al movimento; Bridget Mary Meehan, scrittrice, si è vista togliere i libri dagli scaffali dalla sua casa editrice cattolica, la Liguori.
Eppure, ogni anno che passa, il numero degli iscritti aumenta. All’interno del movimento ci sono anche sei sacerdoti di cui due sposati, due dichiaratamente omosessuali e due disabili. "Per tutti loro, entrare in un seminario cattolico sarebbe stato impossibile", scrive la Schaeffer. Ed è proprio su questa apertura del Roman Catholic Womenpriests Movement che insiste l’editoriale del National Catholic Report. Il movimento, si legge, è "per una Chiesa ‘inclusiva’, alla quale possono partecipare sia uomini che donne, sia omosessuali che eterosessuali, sia sposati che single. Sa di avere dalla sua il consenso di una buona fascia di popolazione poiché, negli Stati Uniti, il 70% delle persone appoggia le donne sacerdote". Proprio come i cattolici ignorano alcuni dei precetti della Chiesa, dal controllo delle nascite al divorzio, "così queste donne stanno dicendo che non si gioca più secondo le regole". "Dove vanno le donne prete?", è la domanda conclusiva del Ncr. "Forse diventeranno un altro movimento scismatico, come orribilmente sperano molti uomini di Chiesa. O forse, a seconda della risposta dei fedeli, queste donne potrebbero plausibilmente trascinare la Chiesa nel XXI secolo. Noi – si schiera nettamente il Ncr - pregheremo per questo".

Articolo tratto da
ADISTA

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Venerdì, 11 gennaio 2008