Fernando Lugo: "Il celibato è imperfetto, l’unico perfetto è Dio”

24.05.09 - RD - Archivio JVA. Traduzione di Stefania Salomone


Assicura che gli scandali della sua paternità da vescovo non hanno diminuito il consenso. E che, invece, la gente lo ammira ancora di più. Ha detto di non aver mai pensato di rinunciare. E di non avere notizie dal Vaticano. E’ un venerdì mattina e c’è un gran bel sole a Asunciòn. Sulla riva del fiume si staglia nel suo stile neoclassico il bianco Palacio de Lòpez, la residenza del governo che ogni mattina, alle 6 in punto, riceve il presidente Fernando Lugo (58 anni), l’ex-vescovo che da poco più di un anno ha interrotto la tradizione di più di sei decenni di governi rossi in Paraguay.
Un mese fa, il suo riconoscimento di un figlio e i sospetti di altre paternità non ancora confermati, hanno destato uno scandalo nel paese e nella regione. Per la prima volta, quest’uomo che è arrivato alla politica in maniera inaspettata e in rappresentanza di una alleanza eterogenea di liberali, piccoli partiti di sinistra e movimenti sociali, ha accettato di parlare con Clarìn riguardo all’argomento, per affermare, tra le altre cose, che lungi dall’intaccare la sua immagine, i fatti stanno avendo effetti positivi in un paese in cui le donne sole sono la maggioranza. Camicia bianca, pantaloni neri e sandali francescani ai piedi, sono la tenuta ordinaria del presidente. Lo ha intervistato Hinde Pomeraniec di Clarìn.
Presidente, è consapevole di quanto gli echi della sua vita privata, venuti recentemente alla luce, abbiano minato la sua immagine?
Non ci credo molto. I nostri sondaggi, soprattutto tra la gente semplice, quella che ci ha votato, ci dicono che l’immagine è intatta, almeno qui in Paraguay. Può darsi che abbia avuto ripercussioni a livello mediatico, ma credo che qui, Fernando Lugo, la sua onestà, la sua trasparenza e l’amministrazione della cosa pubblica sia intatta nella cittadinanza, cioè nelle più di 800 mila persone che lo hanno votato il 20 aprile dell’anno passato.
Ma non c’è una contraddizione tra i fatti e la campagna sulla paternità responsabile promossa dai funzionari del suo governo?
Al contrario, lo ritengo un punto positivo, e anche la gente. Il Paraguay ha un indice di riconoscimento del 30%: nel 70% dei casi la paternità non viene riconosciuta. In questo senso, che il presidente riconosca suo figlio, conservando nelle proprie mani tutta la questione giuridica e il potere, compreso quello sui media affinché non lo sovra-espongano, molti lo hanno considerato come un atto di valore e coraggio.
Come si sente come padre?
Bene! (sorride). Credo che sia una responsabilità, un tirocinio, un nuovo tipo di relazione con questa persona e che dovrò anche riservargli del tempo, perché necessita di affetto, di guida e cambierà i miei ritmi soprattutto nei fine settimana. Ho rinunciato a tutto il mio stipendio a favore degli indigeni. L’accaduto mi obbliga a rivedere la decisione, poiché devo prevedere un aiuto economico per il mantenimento del bambino che al momento vive sotto custodia militare in un rione di Asunciòn
Ha delle aspettative sulla campagna per la paternità responsabile?
Sta già dando effetti positivi! In questi giorni, un’altra donna sta reclamando la paternità di un ex-presidente del Paraguay (Luis Gonzales Macchi). Credo che ci saranno altri casi positivi nella classe politica e fra i potenti del Paraguay, per le troppe voci inascoltate o nascoste.
Come va oggi il suo rapporto con la Chiesa?
Bene. Non si può interrompere un rapporto di decenni. I vescovi amici che per una cosa così naturale non possono dimenticare l’amicizia e l’affetto.
Da allora il Vaticano si è fatto sentire?
Non ho avuto alcuna notizia.
Tenendo conto delle sue origini religiose, come va la legge sulla procreazione promossa da un settore del suo governo?
Credo più nella educazione dei paesi sviluppati. I paesi scandinavi non hanno bisogno di una legge sulla procreazione, ed è ovvio. Insegnavo nella Università di S. Pedro, e quando domandavo ai ragazzi quanti figli volessero mi rispondevano “uno o due”, e i loro genitori ne avevano avuti 10 o 12. Non hanno avuto la possibilità di frequentare gli studi superiori e ancor meno l’università. Bisogna creare università nelle zone rurali e nelle città, e non c’è necessità di una legge che molte volte forza la libertà e crea attrito con le dottrine di alcune chiese. Bisognerebbe considerare la situazione delle donne nella società paraguaiana, in cui molte volte viene relegata a cittadina di seconda classe. E’ un risultato culturalmente doloroso, per il paese e per me. E’ parte dello stesso processo di rivendicazione. Quando parlo di recuperare la dignità del popolo paraguaiano parlo di tutti, bambini, anziani e soprattutto le donne, che sono state grandemente sfruttate, anche nelle stesse famiglie.
Cosa auspica da quei casi di richiesta di paternità che sono ancora in attesa di giudizio?
La verità. Oggi la scienza ha incrementato la possibilità di giungere alla verità.
Qual  è oggi la sua opinione sul celibato?
E’ una scelta personale, di fede, fatta dalla chiesa cattolica di rito latino, fin dal 1500. Pensando alla filosofia e all’antropologia, credo che l’unico perfetto sia Dio e tutto ciò che riguarda la persona umana sia imperfetto, e il celibato stesso è una questione imperfetta per gli uomini o per le donne.
Ha pensato di formare una famiglia?
No, la mia grande ricchezza sono stati gli amici e i loro familiari, ma la vita di un figlio cambia la vita di tutti gli altri. Molte cose si possono rivedere, cercare nuovi percorsi e come si suole dire, “mai dire mai”. Restiamo aperti a ciò che il futuro avrà in serbo.
Uno dei punti chiave della sua piattaforma è la riforma agraria. I settori interessati dicono chiaramente che non la si sta compiendo.
Abbiamo sempre detto che la riforma agraria è un punto irrinunciabile, ma abbiamo affermato allo stesso tempo che la realizzeremo secondo una struttura che necessita del suo tempo. Il Paraguay è uno dei pochi paesi che non ha un catasto di proprietà. Negli anni ’90 il governo ha ricevuto un prestito della Banca Mondiale per 40 milioni di dollari per poterlo realizzare, ma versato in un “sacco rotto”, non si è realizzato neanche il 10% di questo lavoro e il denaro è sfumato. Dobbiamo fare in modo che il nostro lavoro abbia sostenibilità. Oggi la gestione della terra non ha cambiato di molto la sua struttura. L’85% delle terre coltivabili è in mano al 2,5% della popolazione. Uno sfasamento e una iniquità che bisognerà correggere a poco a poco, specialmente dal momento che le stesse leggi non ci aiutano a portare avanti una riforma più rapida.
Ma sono le leggi e le rigidità ideologiche all’interno del suo governo a non permettere di avanzare?
No, questo è un tema che è stato sottoscritto da tutti i partiti: la riforma agraria è un fatto trasversale, controfirmato da tutti i partiti e da tutti i movimenti sociali e politici che formano l’alleanza.
Cosa pensa della possibile ri-elezione di Lula?
E’ molto difficile… c’è la stessa situazione di Uribe in Colombia. E una tentazione che qualunque leader può avere. Ma, ad esempio, uno dei presidenti che fu eletto con un altissimo consenso fu Ricardo Lagos in Cile e non ebbe questa tentazione, rispettando i parametri costituzionali. Credo che ogni paese abbia delle regole molto chiare nella propria Costituzione. Come pensa che il paese potrà relazionarsi con gli Stati Uniti ora che c’è Obama al potere? Nell’incontro di Trinidad sono caduti molti miti. E’ molto forte, ma credo che Obama ci abbia messo tutti in saccoccia. La sua semplicità, la sua capacità di ascolto: è un leader diverso. Prima, quando parlava Chavez, Bush usciva dalla sala o se parlava Evo si toglieva l’auricolare. Obama ci ha dato una grande lezione di ascolto ed ha risposto con affetto, pur con fermezza.
Ha notato un cambiamento nel suo rapporto con le donne?
Non mi sembra. Ad essere sincero mi ha pesato parecchio specialmente la campagna mediatica. Molte donne potrebbero essersi fatte una diversa immagine di ciò che realmente sono, ma abbiamo lo stesso dei buoni rapporti. Nulla è cambiato.
Ha pensato di rinunciare?
No, assolutamente. Se devo rinunciare, devo prima consultare gli 834 mila elettori che hanno riposto in me la loro fiducia, e se lo richiedesse un numero di persone maggiore di questo lo richiedesse, allora sì, penserei a rinunciare.


Testo Originale
Reperimento testo Lorenzo Tommaselli
Traduzione di Stefania Salomone
 
 
Fernando Lugo: "El celibato es imperfecto, el único perfecto es Dios"
24.05.09 - RD - Arquivo JVA
Asegura que los escándalos por su paternidad siendo obispo no le han quitado apoyo. Y que, por el contrario, la gente lo admira más ahora. Dijo que nunca pensó en renunciar. Y que no tiene noticias del Vaticano. Es una mañana de viernes y sol robusto en Asunción. A la vera del río se levanta en su estilo neoclásico el blanco Palacio de López, la casa de gobierno que cada mañana, a las 6 en punto, recibe al presidente Fernando Lugo (58), el ex obispo que hace poco más de un año quebró la tradición de más de seis décadas de gobiernos colorados en Paraguay.
Un mes atrás, su reconocimiento de la paternidad de un niño y los reclamos por otras paternidades que esperan sentencia desataron un escándalo en el país y en la región. Por primera vez, este hombre que llegó a la política de manera inesperada y como prenda de unión de una alianza heterogénea entre liberales, pequeños partidos de izquierda y movimientos sociales, aceptó hablar con Clarín sobre el tema, para decir, entre otras cosas, que lejos de mellar su imagen, lo sucedido está teniendo efectos positivos en un país donde las madres solas son mayoría. Camisa blanca, pantalón negro y eternas sandalias franciscanas son la marca del vestuario presidencial. Lo entrevista Hinde Pomeraniec en Clarin.
Presidente, ¿usted es conciente de hasta qué punto los hechos de su vida privada que salieron a la luz recientemente afectaron su imagen?
No creo mucho en eso. Nuestros informes, sobre todo con la gente sencilla, aquella que nos votó, nos dicen que la imagen se mantiene intacta, al menos aquí en Paraguay. Puede ser que haya tenido su repercusión a nivel mediático, pero yo creo que aquí, Fernando Lugo, su honestidad, su transparencia en la administración de la cosa pública sigue intacta en la ciudadanía, esas más de 800 mil personas que lo votaron el 20 de abril del año pasado.
¿Pero no ve una contradicción entre lo sucedido y la campaña sobre paternidad responsable que impulsan funcionarios de su gobierno?
Al contrario, lo veo como un punto positivo y la gente también lo ve. Paraguay tiene un índice de reconocimiento de 30%: en un 70 % la paternidad no se reconoce. En ese sentido, que el presidente reconozca a su hijo pudiendo y teniendo en sus manos toda la cuestión jurídica y el poder e incluso los medios para no hacerlo, muchos lo han considerado como un acto de valentía y coraje.
¿Cómo se siente como padre?
Bieeeen! (sonríe) creo que es una responsabilidad, un aprendizaje, un nuevo tipo de relacionamiento con esta persona y también que llevará el tiempo para dedicárselo, porque necesitará del afecto, del acompañamiento que cambiará el ritmo que llevo por lo menos los fines de semana. Yo mismo he renunciado a todo mi sueldo en favor de los indígenas. Lo ocurrido me obliga a rever eso, porque la ley me obliga a dar una cierta ayuda económica para sustento de este chico que ahora vive bajo una custodia militar, en un barrio de Asunción.
¿Tiene expectativas con la campaña de paternidad responsable?
¡Es que ya está dando efectos positivos! En estos días, otra mujer esta reclamando la paternidad a un ex presidente del Paraguay (Luis González Macchi). Creo que se irán dando casos positivos entre la clase política y la clase pudiente de Paraguay que muchas veces se ha olvidado, escondido.
¿Cómo está hoy su relación con la Iglesia?
Bien. No se puede romper la relación de décadas. Los obispos amigos que por un hecho de esta naturaleza no van a abandonar el afecto y la amistad.
¿Lo llamaron desde el Vaticano?
No he tenido ninguna noticia.
¿Teniendo en cuenta sus orígenes religiosos, ¿cómo ve la ley de salud reproductiva que impulsa un sector de su gobierno?
Creo más en la educación de los países desarrollados. Los países escandinavos no necesitan una ley de salud reproductiva, y es natural. Yo enseñaba en la Universidad de San Pedro, y mientras preguntaba a los jóvenes cuántos hijos querían tener decían "uno o dos", y sus padres habían tenido 10 ó 12. No han tenido la posibilidad de estudiar la secundaria y menos la universidad. Hay que regar de universidades el campo y la ciudad, y no habrá necesidad de una ley que muchas veces coarta la libertad y crea roce con las creencias de algunas iglesias.
Quisiera conocer su opinión sobre la mujer en sociedad paraguaya, donde muchas veces parece una ciudadana de segunda clase.
Es un resultado cultural doloroso, para el país y para mí. Forma parte del mismo proceso de reivindicación. Cuando hablo de recuperar la dignidad del pueblo paraguayo hablo de todos, de los niños, ancianos y sobre todo de los mujeres, que fueron muy utilizadas, también dentro de las mismas familias.
¿Qué espera de aquellos casos de reclamo de paternidad que aguardan sentencia?
La verdad. Hoy la ciencia proporciona la posibilidad de la verdad.
¿Qué opina hoy del celibato?
Es una opción personal, de fe, que hace la iglesia católica latina, que viene del 1500. Pensando en la filosofía y la antropología, creo que el único perfecto es Dios y todo lo que haga la persona humana es imperfecto, así que el celibato también es una cuestión imperfecta del hombre o de la mujer.
¿Pensó en armar una familia?
No, mi gran riqueza ha sido el grupo de amigos con sus familiares, pero la vida de un niño cambia la vida de los demás. Muchas cosas se pueden rever, buscar nuevos caminos, y, como se suele decir, nunca digas nunca, nunca digas siempre. Estamos abiertos a lo que el futuro pueda deparar.
Uno de los puntos clave de su plataforma era la reforma agraria. Los sectores interesados dicen sin embargo que no está cumpliendo.
Siempre hemos dicho que la reforma agraria es un punto irrenunciable, pero también hemos afirmado que lo haremos dentro de un marco que llevará su tiempo. Paraguay es uno de los pocos países que no tienen un catastro de propiedades. En los años '90 el gobierno recibió un préstamo del Banco Mundial de 40 millones de dólares para hacerlo y, acá hay un saco roto y no se ha hecho ni el 10% de ese trabajo y el dinero se ha esfumado. Queremos que nuestro trabajo tenga sustentabilidad. Hoy en día la tenencia de la tierra no ha cambiado mucho en su estructura de décadas. El 85% de las tierras cultivables está en manos del 2,5% de la población. Un desfasaje y una inequidad que hay que ir corrigiendo de a poco, más cuando las mismas leyes no nos ayudan a llevar adelante una reforma mucho más rápida.
¿Pero son las leyes o las diferencias ideológicas dentro de su gobierno lo que no permite avanzar?
Nooo, éste es un tema que ha sido firmado por todos los partidos; la reforma agraria es un eje transversal, firmado y refrendado por todos los partidos y también por los movimientos sociales y políticos que conforman la alianza.
¿Qué piensa de la posible re reelección de Lula?
Es muy difícil... está en la misma situación Uribe, en Colombia. Es una tentación que puede tener cualquier líder. Pero, por ejemplo, uno de los presidentes que salió con un alto índice de aceptación fue Ricardo Lagos, en Chile, y no tuvo esa tentación, respetando el orden constitucional. Creo que cada país tiene en su Constitución las reglas bien claras.
¿Cómo cree que va a relacionarse la región con EE.UU. ahora que está Obama en el poder?
En el encuentro de Trinidad se cayeron varios mitos. Es muy fuerte, pero creo que Obama nos puso en el bolsillo a todos. Su sencillez, su capacidad de escucha: es un líder diferente. Antes, cuando hablaba Chávez, Bush salía de la sala o si hablaba Evo, se sacaba el auricular. Obama nos dio esa gran lección de escuchar y responder con afecto pero con firmeza.ç
¿Nota ahora un cambio en su relación con las mujeres?
Creo que no. Para ser sincero, me pesó un poco, incluso por la gran campaña mediática. Muchas mujeres podrían haberse hecho una imagen diferente de lo que soy, pero con la misma franqueza tenemos muy buenas relaciones. No ha cambiado nada.
¿Pensó en renunciar?
No, absolutamente. Si tengo que renunciar tengo que consultar a 834 mil votantes que han depositado su confianza en mí, y sí un número mayor de personas que ése lo piden, entonces sí, pensaría en renunciar.
 


Mercoledì 03 Giugno,2009 Ore: 15:56