SCANDALO PEDOFILIA: LA COMUNITÀ DELLE BEATITUDINI FA MEA CULPA. O QUASI

Da ADISTA NOTIZIE N. 89 del 03 Dicembre 2011

36418. PARIGI-ADISTA. Travolta in Francia dalle accuse di pedofilia – con un processo che si apre il 30 novembre, con il libro di una “fuoriuscita” pubblicato in questi giorni e con 2 trasmissioni televisive seguitissime (v. Adista n. 82/11) – la Comunità delle Béatitudes fa pubblica ammenda, o quasi. In un lungo comunicato stampa diffuso il 15 novembre scorso, il Consiglio generale della Comunità e il commissario pontificio nominato dalla Santa Sede nel 2010, p. Henry Donneaud, prendono atto con «lucidità, umiltà e pentimento» dei «gravi delitti» che un gruppo «ristretto» di componenti, tra cui il fondatore Ephraïm (Gérard) Croissant, ha commesso.

Secondo la ricostruzione dei vertici della Comunità, è dal 2002, anno in cui la Santa Sede le ha conferito lo statuto di Associazione Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio, che cominciano ad apparire «più nettamente fragilità, errori e derive»: «Pratiche psico-spirituali poco equilibrate, confusione tra i differenti stati di vita (laici e consacrati), problemi di governo e gravi delitti commessi da alcuni suoi componenti». Nel 2007 la Santa Sede fissa l’obbligo di rifondazione dando direttive precise e, di fronte «alle divisioni interne provocate da questo processo» e «da alcune reticenze a entrare nello spirito delle direttive romane», nel 2010 nomina p. Donneaud commissario pontificio, con il compito di portare a termine la ristrutturazione. Un processo che, prosegue il comunicato, ha portato nel 2011 all’approvazione di nuovi statuti e alla sua rifondazione come Associazione pubblica di fedeli di diritto diocesano. A dimostrazione che, prosegue il comunicato, l’attenzione ora rivolta alla questione «non è stata suscitata dall’attuale ondata mediatica, perché sono già diversi anni che le autorità ecclesiastiche spingono alla chiarezza e alla ristrutturazione».

Il comunicato passa quindi in rassegna i casi di Pierre-Etienne Albert, Ephraïm Croissant e Philippe Madre. Pierre-Etienne, accusato di pedofilia nel 2003 e reo confesso nel 2008, è imputato al processo che si apre a Rodez il 30 novembre, al quale sono chiamati a comparire in qualità di testimoni gli allora dirigenti della Comunità, le cui eventuali inadempienze, si legge nel comunicato, «sebbene deplorevoli», «devono essere considerate nel contesto generale di impreparazione, di cecità degli spiriti e della società, di fronte al dramma della pedofilia».

Quanto al fondatore Ephraïm, che ha riconosciuto di aver compiuto gravi violazioni del suo status in materia sessuale, la Comunità si dice sofferente per «i delitti da lui commessi contro la legge morale della Chiesa». Peccato che tra i «delitti contro la legge morale», figuri anche il caso di una minorenne. «Il suo prestigio di fondatore carismatico, unito alla seduzione della sua parola, ha condotto la maggior parte delle sue vittime a lasciarsi abusare attraverso un discorso dalle pretese mistiche, coprendo con motivi spirituali gravi strappi alla morale evangelica. Giustificazioni errate di atti delittuosi che potrebbero aver fatto scuola nella cerchia delle persone a lui più prossime».

E infine il caso di Philippe Madre, successore di Ephraïm alla guida della Comunità come primo moderatore generale, che «in seguito a numerose denunce, nel maggio del 2010 è stato dichiarato colpevole di fatti moralmente gravi e dimesso dallo stato clericale con una sentenza di prima istanza dall’Ufficio interdiocesano di Tolosa». Sentenza confermata nel gennaio scorso dal Tribunale ecclesiastico di appello di Rodez, mentre una denuncia contro di lui è stata depositata anche presso il Tribunale civile.

Delitti gravi, conclude il comunicato, che «non devono però condurre a disconoscere il valore della Comunità riconosciuto dalla Chiesa né la qualità della sua azione spirituale, apostolica e umanitaria, apprezzata da tutti i vescovi che l’accolgono nelle loro diocesi». (ingrid colanicchia)

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ADISTA
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Marted́ 29 Novembre,2011 Ore: 19:01