È nata ed è in funzione dallautunno scorso nella città di Aversa, in provincia di Caserta, una Facoltà di Scienze Religiose, allestita nei locali del movimento «Nuova Pentecoste» al quale fanno capo un cospicuo numero di Chiese, e gestita dalla Federazione delle chiese pentecostali, presieduta dal pastore Remo Cristallo. Preside della facoltà è il pastore Carmine Napolitano. La nascita di questo Istituto di formazione biblica e teologica in area pentecostale è un fatto nuovo e molto rallegrante. La teologia non è un lusso per ristrette élite intellettuali, ma è la bussola necessaria alla barca della Chiesa per orientare la sua navigazione. Necessaria per la vita interna di ogni Chiesa, la teologia lo è anche per il confronto con le altre chiese e con la cultura del nostro tempo. Da anni la Chiesa valdese e la Federazione pentecostale conducono insieme un dialogo ufficiale, che ha dato sinora buoni frutti.. Il fatto che una Chiesa o un gruppo di chiese creino una Facoltà di formazione biblica e teologica è sempre un segnale positivo di crescita spirituale e culturale, e la Facoltà stesso è uno strumento in più al servizio della testimonianza evangelica nel nostro paese. Per i lettori di Riforma abbiamo intervistato il preside della Facoltà, Carmine Napolitano.
UNA Facoltà pentecostale di Scienze religiose: una novità assoluta, mi sembra, nel panorama italiano. Come mai? Di chi è stata liniziativa e per quali ragioni lavete messa in piedi? «La Facoltà nasce per volontà delle chiese che si riconoscono nella Federazione pentecostale; a tal fine è stata costituita una fondazione denominata Chàrisma che ha acquisito la personalità giuridica e rappresenta il contenitore legale entro il quale la Facoltà si muove. Il progetto è nato per rispondere a una domanda sempre più crescente di formazione nelle chiese pentecostali; si tratta di una domanda a largo spettro dove lesigenza non è solo rivolta alla preparazione teologica e non solo alla formazione in vista del ministero pastorale. Vi sono esigenze di tipo diaconali e, direi, professionali in senso lato che hanno indotto a pensare a unofferta formativa che abbracciasse il campo delle scienze religiose notoriamente un po più ampio di quello strettamente teologico. Inoltre, sebbene la matrice della Facoltà sia radicata nel mondo pentecostale, essa vuole rivolgersi a unutenza più ampia essendo aperta a quanti e quante intendono dotarsi di una formazione adeguata in tale ambito di studi». - Uno dei pregiudizi diffusi nelle chiese cosiddette «storiche» è che i pentecostali siano piuttosto allergici alla teologia accademica o «scientifica». La vostra Facoltà vorrebbe, tra le altre cose, smentire questo pregiudizio. È così? «Credo che il pregiudizio consista soprattutto nellidea che in genere si ha della teologia accademica o “scientifica”. Oltre a smenti- re il pregiudizio che i pentecostali siano allergici a questo tipo di teologia, si vorrebbe anche proporre lidea secondo la quale non cè un solo modo di fare teologia accademica o “scientifica”; soprattutto per il fatto che la “scientificità” della teologia è una questione piuttosto controversa e perciò variamente intesa. Inoltre, se consideriamo il numero di giovani pentecostali che oggi frequenta le Università non credo sia difficile immaginare per il futuro un sempre maggiore apprezzamento per questa offerta formativa. Ma, ripeto, il nostro interesse è rivolto solo in parte a questo tipo di esigenza». - Cè nelle vostre Comunità una certa diffidenza nei confronti di qualunque tipo di teologia (anche verso quella non scientifica), oppure questo non è un ostacolo reale al vostro progetto? «Penso che nessuna chiesa, per quanto povera di strumenti, sia sprovvista di una prospettiva teologica anche se dovesse semplicemente poggiare su un modesto impianto dottrinale (il che già si inscrive in una qualche prospettiva teologica). Nelle chiese pentecostali (come credo in tutte le chiese) cè sempre stato un dibattito sul senso e la portata della preparazione accademica nella vita di fede e nella vita comunitaria, ma non unavversione aprioristica a tutto ciò. Ovviamente, sono stati attraversati alcuni stadi di maturazione che hanno permesso di superare limiti culturali e pedagogici; ma ormai da alcuni decenni a livello internazionale questo tipo di formazione non crea più alcun problema. In Italia si arriva un po più tardi che altrove; ma è noto che lItalia è un paese provincia- le in molte direzioni». - Come avete articolato linsegnamento nella vostra Facoltà e qual è il piano di studi che per ora avete predisposto? «È difficile riassumerlo in poche parole; credo sia meglio rimandare il lettore al sito della Facoltà dove potrà leggere con calma sia limpianto degli studi sia la loro articolazione: www.facolta- pentecostale.org. Qui posso solo accennare al fatto che, allinterno di una cornice più o meno tradizionale di studi teologici, si articolano alcuni insegnamenti caratterizzanti della storia e della teologia pentecostale distribuiti lungo tutto il percorso degli studi in modo tale da permettere una comprensione interdisciplinare di questa spiritualità e, per alcuni versi, interculturale». - Quali titoli rilasciate e chi sono i vostri studenti? «La Facoltà offre diversi corsi; per ora il corso più importante è costituito da una laurea di primo livello in Teologia e Studi religiosi accreditata presso lUniversità del Galles, una Università pubblica del Regno Unito, che provvede a rilasciare il titolo (il quale, quindi, ha riconoscimento europeo ai sensi degli accordi tra i paesi membri dellUe). Nei primi due anni il percorso di studi è unico; al terzo anno si divide in due indirizzi e diventa o laurea in Teologia o in Studi religiosi. Questultimo indirizzo si distacca dallo studio teologico e va nella direzione della storia delle religioni e dello studio del fenomeno religioso in quanto tale. Inoltre, è stato firmato un accordo con il Centro di Alta Formazione integrata, in virtù del quale la Facoltà è riconosciuta come Polo didattico del Master post laurea in Studi storico-religiosi diretto dal prof. Giancarlo Rinaldi, il cui titolo è rilasciato dallUniversità degli Studi di Napoli lOrientale». - Siete già attrezzati per preparare i vostri pastori o invece per ora vi limitate alla formazione dei laici e di ministeri locali? Quali? «La Facoltà è attrezzata per formare anche pastori, ma non solo; ovviamente, la formazione dei futuri pastori dipende dalla concezione che nel mondo pentecostale cè del pastorato il quale molto spesso viene svolto accanto ad attività secolari; come è noto il pastorato pentecostale non è professionalizzato il che impedisce che si possa dedicare un periodo della propria vita solo agli studi in vista di un lavoro. Le vie della formazione sono altre. La qual cosa è possibile verificarla nella tipologia di studenti che abbiamo in questo prima anno di attività. Su oltre 70 iscritti (tra studenti in sede e a distanza) vi sono rappresentate tutte le fasce di età, uomini e donne in egual misura e un discreto numero di pastori che vogliono aggiornare o rafforzare la loro preparazione (numero destinato a crescere il prossimo anno)». - Siete collegati con Istituti pentecostali esteri analoghi al vostro? E in Italia avete già dei rapporti con la Facoltà valdese di Teologia o con altri Istituti di formazione? «In Europa nel mondo pentecostale sono nati istituti simili ai nostri negli ultimi anni; esiste un circuito nel quale ci si incontra, lEuro-pean Pentecostal Theological Association (Epta), ma si sta cercando di costruire una rete tra i vari istituti. Come si può immaginare si tratta di processi in corso e nuovi; richiederanno un po di tempo. I rapporti con gli istituti di formazione teologica in Italia sono nelle cose stesse perché esistono buoni rapporti con le diverse aree evangeliche che rendono più facili anche i rapporti. Daltra parte, il carattere di istituto di formazione di interesse pubblico della Facoltà ha reso possibile la formazione di un corpo docente plurale, vale a dire che nella Facoltà non insegnano solo docenti di estrazione pentecostale, ma anche di altre tradizioni. E questo mi pare che sia unaltra novità abbastanza marcata. Ovviamente si tratta di docenti che conoscono il mondo pentecostale e vi si sanno rapportare». - Una Facoltà di qualunque genere non può esistere e lavorare seriamente senza una buona biblioteca. A che punto siete a questo proposito? «Questo costituisce uno degli impegni più importanti; la costruzione di una biblioteca non è cosa che si possa fare in breve. La nostra sta prendendo corpo progressivamente anche grazie a molte donazioni che generosamente sono arrivate; anzi, approfitto delloccasione per chiedere ai lettori di Riforma che ne avessero la disponibilità di fare donazioni alla Facoltà e darci una mano nella costruzione della biblioteca. Al momento disponiamo di circa 4.000 volumi che si stanno ordinando, tra cui naturalmente tutti i libri di testo segnalati nelle bibliografie dei corsi». - Come state finanziando questa bella iniziativa? «Con due tipi di risorse: le rette delle iscrizioni e i fondi raccolti dalla Fondazione, che ovviamente provengono dalle chiese. Ma laiuto maggiore viene da quanti e quante sono impegnate lavorativamente, impiegati e docenti, entusiasmati più dal progetto in sé che dalle retribuzioni; la loro generosità è enorme e a loro va pubblicamente il mio ringraziamento».
Il presente articolo è tratto da Riforma - SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI Anno 144 - numero 24 - 13 giugno 2008. Ringraziamo la redazione di Riforma (per contatti: www.riforma.it) per averci messo a disposizione questo testo
Mercoledì, 11 giugno 2008
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