Da un anno ad Aversa funziona il Centro accademico di «Nuova Pentecoste»
Dentro la Facoltà pentecostale italiana

di PAOLO RICCA

Nostra intervista al preside della nuova Facoltà di Scienze religiose che rilascia titoli validi in Europa, per la neonata biblioteca della Facoltà il past. Napolitano lancia un appello ai lettori


È nata ed è in funzione dall’autunno scorso nella città di Aversa, in provincia di Caserta, una Facoltà di Scienze Religiose, allestita nei locali del movimento «Nuova Pentecoste» al quale fanno capo un cospicuo numero di Chiese, e gestita dalla Fede­razione delle chiese pentecostali, presieduta dal pastore Remo Cristallo. Preside della facoltà è il pastore Carmine Napolitano. La nascita di questo Istituto di formazione biblica e teologica in area pentecostale è un fatto nuovo e molto rallegrante. La teo­logia non è un lusso per ristrette élite intellettuali, ma è la bus­sola necessaria alla barca della Chiesa per orientare la sua navi­gazione. Necessaria per la vita interna di ogni Chiesa, la teolo­gia lo è anche per il confronto con le altre chiese e con la cultu­ra del nostro tempo. Da anni la Chiesa valdese e la Federazione pentecostale conducono insieme un dialogo ufficiale, che ha dato sinora buoni frutti.. Il fatto che una Chiesa o un gruppo di chiese creino una Facoltà di formazione biblica e teologica è sempre un segnale positivo di crescita spirituale e culturale, e la Facoltà stesso è uno strumento in più al servizio della testi­monianza evangelica nel nostro paese.
Per i lettori di Riforma abbiamo intervistato il preside della Facoltà, Carmine Napolitano.


UNA Facoltà pentecostale di Scienze religiose: una novità assoluta, mi sembra, nel panorama italiano. Come mai? Di chi è stata l’iniziativa e per quali ragioni l’avete messa in piedi?
«La Facoltà nasce per vo­lontà delle chiese che si rico­noscono nella Federazione pentecostale; a tal fine è stata costituita una fondazione de­nominata Chàrisma che ha acquisito la personalità giuri­dica e rappresenta il conteni­tore legale entro il quale la Facoltà si muove. Il progetto è nato per rispondere a una domanda sempre più cre­scente di formazione nelle chiese pentecostali; si tratta di una domanda a largo spet­tro dove l’esigenza non è solo rivolta alla preparazione teo­logica e non solo alla forma­zione in vista del ministero pastorale. Vi sono esigenze di tipo diaconali e, direi, profes­sionali in senso lato che han­no indotto a pensare a un’of­ferta formativa che abbrac­ciasse il campo delle scienze religiose notoriamente un po’ più ampio di quello stret­tamente teologico. Inoltre, sebbene la matrice della Fa­coltà sia radicata nel mondo pentecostale, essa vuole ri­volgersi a un’utenza più am­pia essendo aperta a quanti e quante intendono dotarsi di una formazione adeguata in tale ambito di studi».
- Uno dei pregiudizi diffusi nelle chiese cosiddette «stori­che» è che i pentecostali siano piuttosto allergici alla teolo­gia accademica o «scientifi­ca». La vostra Facoltà vorreb­be, tra le altre cose, smentire questo pregiudizio. È così?
«Credo che il pregiudizio consista soprattutto nel­l’idea che in genere si ha del­la teologia accademica o “scientifica”. Oltre a smenti-
re il pregiudizio che i pente­costali siano allergici a que­sto tipo di teologia, si vor­rebbe anche proporre l’idea secondo la quale non c’è un solo modo di fare teologia accademica o “scientifica”; soprattutto per il fatto che la “scientificità” della teologia è una questione piuttosto controversa e perciò varia­mente intesa. Inoltre, se consideriamo il numero di giovani pentecostali che oggi frequenta le Università non credo sia difficile immagina­re per il futuro un sempre maggiore apprezzamento per questa offerta formativa. Ma, ripeto, il nostro interes­se è rivolto solo in parte a questo tipo di esigenza».
- C’è nelle vostre Comunità una certa diffidenza nei con­fronti di qualunque tipo di teologia (anche verso quella non scientifica), oppure que­sto non è un ostacolo reale al vostro progetto?
«Penso che nessuna chie­sa, per quanto povera di strumenti, sia sprovvista di una prospettiva teologica anche se dovesse semplice­mente poggiare su un mode­sto impianto dottrinale (il che già si inscrive in una qualche prospettiva teologi­ca). Nelle chiese pentecostali (come credo in tutte le chie­se) c’è sempre stato un di­battito sul senso e la portata della preparazione accade­mica nella vita di fede e nella vita comunitaria, ma non un’avversione aprioristica a tutto ciò. Ovviamente, sono stati attraversati alcuni stadi di maturazione che hanno permesso di superare limiti culturali e pedagogici; ma ormai da alcuni decenni a livello internazionale questo tipo di formazione non crea più alcun problema. In Ita­lia si arriva un po’ più tardi che altrove; ma è noto che l’Italia è un paese provincia-
le in molte direzioni».
- Come avete articolato l’in­segnamento nella vostra Fa­coltà e qual è il piano di studi che per ora avete predisposto?
«È difficile riassumerlo in poche parole; credo sia me­glio rimandare il lettore al si­to della Facoltà dove potrà leggere con calma sia l’im­pianto degli studi sia la loro articolazione: www.facolta- pentecostale.org. Qui posso solo accennare al fatto che, all’interno di una cornice più o meno tradizionale di studi teologici, si articolano alcuni insegnamenti caratte­rizzanti della storia e della teologia pentecostale distri­buiti lungo tutto il percorso degli studi in modo tale da permettere una comprensio­ne interdisciplinare di que­sta spiritualità e, per alcuni versi, interculturale».
- Quali titoli rilasciate e chi sono i vostri studenti?
«La Facoltà offre diversi corsi; per ora il corso più im­portante è costituito da una laurea di primo livello in Teologia e Studi religiosi ac­creditata presso l’Università del Galles, una Università pubblica del Regno Unito, che provvede a rilasciare il ti­tolo (il quale, quindi, ha rico­noscimento europeo ai sensi degli accordi tra i paesi membri dell’Ue). Nei primi due anni il percorso di studi è unico; al terzo anno si divi­de in due indirizzi e diventa o laurea in Teologia o in Stu­di religiosi. Quest’ultimo in­dirizzo si distacca dallo stu­dio teologico e va nella dire­zione della storia delle reli­gioni e dello studio del feno­meno religioso in quanto ta­le. Inoltre, è stato firmato un accordo con il Centro di Alta Formazione integrata, in virtù del quale la Facoltà è ri­conosciuta come Polo didat­tico del Master post laurea in Studi storico-religiosi diretto dal prof. Giancarlo Rinaldi, il cui titolo è rilasciato dal­l’Università degli Studi di Napoli l’Orientale».
- Siete già attrezzati per preparare i vostri pastori o in­vece per ora vi limitate alla formazione dei laici e di mi­nisteri locali? Quali?
«La Facoltà è attrezzata per formare anche pastori, ma non solo; ovviamente, la for­mazione dei futuri pastori di­pende dalla concezione che nel mondo pentecostale c’è del pastorato il quale molto spesso viene svolto accanto ad attività secolari; come è noto il pastorato pentecostale non è professionalizzato il che impedisce che si possa dedicare un periodo della propria vita solo agli studi in vista di un lavoro. Le vie della formazione sono altre. La qual cosa è possibile verificar­la nella tipologia di studenti che abbiamo in questo prima anno di attività. Su oltre 70 iscritti (tra studenti in sede e a
distanza) vi sono rappresen­tate tutte le fasce di età, uomi­ni e donne in egual misura e un discreto numero di pastori che vogliono aggiornare o rafforzare la loro preparazio­ne (numero destinato a cre­scere il prossimo anno)».
- Siete collegati con Istituti pentecostali esteri analoghi al vostro? E in Italia avete già dei rapporti con la Facoltà valdese di Teologia o con altri Istituti di formazione?
«In Europa nel mondo pentecostale sono nati istituti simili ai nostri negli ultimi anni; esiste un circuito nel quale ci si incontra, l’Euro-pean Pentecostal Theological Association (Epta), ma si sta cercando di costruire una re­te tra i vari istituti. Come si può immaginare si tratta di processi in corso e nuovi; ri­chiederanno un po’ di tem­po. I rapporti con gli istituti di formazione teologica in Italia sono nelle cose stesse perché esistono buoni rap­porti con le diverse aree evangeliche che rendono più facili anche i rapporti. D’altra parte, il carattere di istituto di formazione di interesse pub­blico della Facoltà ha reso possibile la formazione di un corpo docente plurale, vale a dire che nella Facoltà non in­segnano solo docenti di estrazione pentecostale, ma anche di altre tradizioni. E questo mi pare che sia un’al­tra novità abbastanza marca­ta. Ovviamente si tratta di docenti che conoscono il mondo pentecostale e vi si sanno rapportare».
- Una Facoltà di qualunque genere non può esistere e lavo­rare seriamente senza una buona biblioteca. A che punto siete a questo proposito?
«Questo costituisce uno de­gli impegni più importanti; la costruzione di una biblioteca non è cosa che si possa fare in breve. La nostra sta prenden­do corpo progressivamente anche grazie a molte donazio­ni che generosamente sono arrivate; anzi, approfitto del­l’occasione per chiedere ai lettori di Riforma che ne aves­sero la disponibilità di fare donazioni alla Facoltà e darci una mano nella costruzione della biblioteca. Al momento disponiamo di circa 4.000 vo­lumi che si stanno ordinando, tra cui naturalmente tutti i li­bri di testo segnalati nelle bi­bliografie dei corsi».
- Come state finanziando questa bella iniziativa?
«Con due tipi di risorse: le rette delle iscrizioni e i fondi raccolti dalla Fondazione, che ovviamente provengono dalle chiese. Ma l’aiuto mag­giore viene da quanti e quan­te sono impegnate lavorativa­mente, impiegati e docenti, entusiasmati più dal progetto in sé che dalle retribuzioni; la loro generosità è enorme e a loro va pubblicamente il mio ringraziamento».

Il presente articolo è tratto da Riforma - SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI Anno 144 - numero 24 - 13 giugno 2008. Ringraziamo la redazione di Riforma (per contatti: www.riforma.it) per averci messo a disposizione questo testo



Mercoledì, 11 giugno 2008