Incontri
Una problematicità proficua

di Gerita Tiranno, Palermo

Una riflessione sull’Incontro-Seminario Biblico recentemente conclusosi a Palermo con la partecipazione di Alberto Maggi


MI rivolgo a quanti, come me, volendo rendere ragione della propria fede si sono messi in ascolto della spiegazione della Bibbia ricavandone, ahimè, paradossalmente talvolta un appesantimento interiore. Appesantimento inaccettabile, in particolare quando lo si percepisce come incompatibile con la richiesta di vita che abita nei luoghi dell’anima, notoriamente destinati al dialogo con Dio. E mi rivolgo a chi, come a me, capita di ritrovarsi a fare parte di un’assemblea di fedeli inspiegabilmente spenta anche in momenti alti della celebrazione liturgica, per esempio nel momento dell’omelia. Il fedele sembra essere spettatore inerte di un rito pregnante sì, vivificante in sé, ma privato della forza coinvolgente che dovrebbe accompagnare la riflessione sui brani biblici. A questi miei compagni di cammino, oserei dire di “sventura” che, temo, non siano pochi e a me stessa pongo delle domande: il limite è sempre e solo in me? E’ la mia asfittica adesione a Dio a far precipitare la lettura delle Scritture in una colpevole ed ottusa abitudinarietà? O è piuttosto l’annuncio del Vangelo a perdere la sua freschezza quando viene imbrigliato nella rete di certe interpretazioni solo moralistiche? Non raramente, purtroppo, il commento alla Parola si trasforma in una mera parenesi che finisce col farci sentire bisognosi di una correttezza comportamentale rischiosamente farisaica e col farci dimenticare la bellezza di Dio, luce risplendente nelle tenebre e, ciò che più conta, a prescindere dalle tenebre. Così accade che gradualmente, all’incontro esaltante col Dio che si fa uomo, subentri la “religio”, ossia la ritualità, l’obbedienza alla veterotestamentaria legge, che in apparenza edifica, ma in realtà non libera. Ecco perché, quando si ha l’opportunità, come l’ho avuta io, di ascoltare le dissertazioni del biblista A. Maggi sul Cristo che annulla la schiavitù dalla precettistica, la sensazione è di ricominciare a respirare ed il cuore inizia ad ardere. Si ricompone, allora, il volto del nostro Signore liberatore, del Figlio dell’uomo che ridà dignità ad ogni vivente, che vanifica il superfluo e restituisce allo Spirito il primato nella realizzazione del nostro incontro con Dio. È il volto di Gesù che consente la giustificazione dell’uomo in virtù della fede e dell’amore, indipendentemente dalle opere della legge, perché, come dice S. Paolo ,“laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” ( Rom. 5,20). Ed il peccato da cui Cristo ci libera è, sostiene il biblista, la sottrazione dell’essere alla pienezza della vita, umana e al contempo divina. Gli interventi di Maggi generano gioia diffusa tra i partecipanti(all’Incontro-Seminario Biblico - realizzato a Palermo da “Dialoghi e Profezia” in collaborazione con Rocca della Pro Civitate Christiana di Assisi - dal tema “Dio e la ’Gallina’ I nomi del Signore”; vi hanno partecipato in tre giorni oltre cinquecento persone). L’effetto è prodotto dall’analisi dei brani biblici condotta con il metodo storico-critico, a cui viene affiancata l’analisi letteraria e narrativa (studio del linguaggio e dei generi letterari). L’analisi così realizzata si oppone alla lettura fondamentalista che, guardando solo alla lettera delle Scritture, è stata in passato pericolosamente foriera di interpretazioni non correlate alla comunità ecclesiale e deleterie in campo sociale e politico. L’eloquio di Maggi è semplice, ma vivacizzato da battute esilaranti e reso corrosivo da affermazioni estremizzate, volte a colpire il formalismo delle istituzioni religiose. Si potrebbe imputargli di operare solo sul versante della “pars destruens”- finalizzata, però, a sgombrare il campo da interpretazioni bibliche fuorvianti- e di sforare finendo nel campo delle forzature volutamente provocatorie; ed il suo linguaggio, in effetti, sovente diventa un vero pugno nello stomaco per chi, abituato ad un sermoneggiare pietistico, viene scosso e richiamato all’essenzialità del Kerigma. Ma quelle di Maggi si presentano come interpretazioni che, in quanto interpretazioni, posso essere confutate. Esse, comunque, suscitano interrogativi e perplessità e, quindi, producono una problematicità proficua. Chi si apre alla ricerca scopre presto, tuttavia, che dietro le parole del dissacrante biblista ci sono gli echi di un Concilio, il Vaticano II, rimasto in parte inespresso e, per il resto, spesso dimenticato. Allora, come perle che lentamente si sfilano, scorrono ad una ad una le ricchezze della Chiesa conciliare. Ci si sente membra vive di una comunità rinata e si ridesta l’interesse per gli studi biblici. Amici, compagni di “sventura”, fratelli miei, malgrado la mia incompiutezza e il mio asfittico aderire a Dio, ancora una volta, per la millesima volta, per grazia mi sono commossa- come tanti partecipanti al Convegno- riconoscendo che il Padre opera stupendamente ed incessantemente, come sempre nonostante me e nonostante alcuni di noi.


Gerita Tiranno, Palermo
dialoghieprofezia@virgilio.it




Martedì, 03 giugno 2008