GERUSALEMME, GERUSALEMME

di Michel Sabbah

È un dovere parlare di Gerusalemme. Di fatto, di cosa posso parlare io, se non di Gerusalemme: «Se ti dimentico, Gerusalemme... » (Sal 136,5).
Sono nato a Nazaret e sono cresciuto a Betlemme, esattamente il contrario di ciò che ha fatto Gesù, che è nato a Betlemme ed è cresciuto a Nazaret. In tutti i casi, come il Cristo, spero di avere la grazia di morire a Gerusalemme. La mia missione è testimoniare Gesù nella terra in cui lui stesso è vissuto. Oggi la Chiesa di Gerusalemme è piccola, ma è la Chiesa madre: «Tutti là siamo nati». È una Chiesa che vive intensamente e l’ultimo Sinodo che abbiamo celebrato in Terra santa ne è la prova. Una Chiesa che è cosciente anche della sua vocazione universale, che sente il dovere di accogliere e di servire tutti i credenti che arrivano a Gerusalemme. Qui ci si trova di fronte a uno dei più grandi misteri di Dio nella storia dell’umanità. Dio ha scelto Gerusalemme, la città posta in mezzo al popolo che ha prediletto e amato. Ha scelto questa città per rivelarsi a tutti i popoli e a tutte le nazioni. Gerusalemme avrebbe dovuto unire e raccogliere tutti i credenti in Dio: da secoli e fino a oggi, questa città è al centro di conflitti in cui ci si combatte in nome di Dio. È una città che dovrebbe essere luogo di riconciliazione e di pace per tutta l’umanità, ma che resta incapace di donare pace e riconciliazione ai suoi figli.
Mistero di Gerusalemme...: fu il centro dell’ebraismo, divenne il centro della cristianità. Fu anche uno dei più importanti luoghi dell’islam. Oggi, come durante i secoli passati, le tre religioni sono presenti a Gerusalemme e rivendicano i loro diritti.
Gerusalemme è una realtà incomparabile: appartiene al patrimonio religioso dell’intera umanità. Deve dunque godere di uno statuto particolare, che risponda alle aspirazioni nazionali dei due popoli e alla vocazione universale della città. Uno statuto che la metta al di sopra delle guerre e delle rivalità, affinché diventi veramente una città di pace e di riconciliazione, aperta a tutto il mondo in tutti i tempi. L’esperienza storica mostra che è impossibile per uno Stato o un governo garantire questa libertà assoluta a Gerusalemme. Chi l’ha governata nel corso dei secoli ha chiuso o aperto questa città secondo le proprie esigenze: l’ha chiusa in tempo di guerra e aperta in tempo di pace. Ciò è accaduto e accade ancora oggi a Gerusalemme. È per questo che chiedo uno statuto particolare con garanzie internazionali affinché Gerusalemme sia una città aperta a tutti i credenti di tutti i Paesi. Lo statuto particolare dovrebbe tener conto dei cinque componenti della città santa: i due popoli e le tre religioni. L’esclusivismo a favore di un popolo o di una religione è contrario alla natura della città e sarà causa di guerre e di instabilità. Ci deve dunque essere uguaglianza di diritti e doveri tra i cittadini, in modo che nessuno domini l’altro. Palestinesi e israeliani oggi hanno la responsabilità di trovare una soluzione politica al conflitto, ma anche di definire bene questo statuto particolare che appartiene alla città santa e che deve rispettare le speranze e i diritti dei due popoli e delle tre religioni. Gerusalemme è un simbolo e una promessa della presenza di Dio, della fraternità e della pace, per tutto il genere umano, in particolare per i figli di Abramo: ebrei, cristiani e musulmani.
Mi appello a chiunque comprenda e accetti la natura e il significato profondo di Gerusalemme, città di Dio, di cui nessuno può appropriarsi in modo esclusivo, affinché Gerusalemme riacquisti la sua vera dimensione universale e diventi il luogo santo della riconciliazione dell’umanità.
Gerusalemme dovrebbe essere una città governata da israeliani e palestinesi. Ma le due sovranità dovrebbero assicurare la libertà della città.
È Gerusalemme «la chiave» per risolvere il problema mediorientale: la città santa deve essere aperta a tutti e governata dai suoi cittadini.
Gerusalemme è la chiave della pace nella regione: una soluzione imposta con la forza non condurrà alla pace: una soluzione che non è basata sulla giustizia resterà fragile e, a lungo andare, condurrà di nuovo alla violenza. Senza giustizia, il cammino verso la pace resta fermo. Allo stesso modo, la politica del « fatto compiuto » non conduce a una vera pace, perché non è basata sulla giustizia.
La vera pace allora sarà un dono di Dio, un dono che verrà da lui. È lui che ci riunisce per formare una sola famiglia, tutti figli di Dio, figli dello stesso Padre. Allora Gerusalemme sarà veramente la città di Dio, la città che Dio ama.
Oltre a essere una piccola Chiesa e a essere segnata dalla croce, la nostra Chiesa di Gerusalemme è plurale. Oggi sono tredici i capi delle Chiese cristiane: ognuno con una sua giurisdizione autonoma a Gerusalemme e in tutta la Terra santa. Tre patriarchi risiedono a Gerusalemme: il patriarca greco-ortodosso, il patriarca cattolico-latino e il patriarca armeno-ortodosso. Dieci altri arcivescovi e vescovi vi risiedono: tre ortodossi (siriano, copto ed etiope), cinque cattolici (melchita, maronita, siriano, armeno e caldeo), due protestanti (anglicano e luterano). Dobbiamo riconoscere con un sentimento di gioia e di soddisfazione che le relazioni tra queste Chiese sono calde e fraterne. Ci incontriamo spesso per questioni di interesse comune. Inviamo messaggi comuni ai nostri fedeli e prendiamo anche decisioni comuni.
Sul piano umano Gerusalemme, città di Dio, è disputata dagli uomini. Malgrado le dispute politiche e religiose, essa resta la sorgente di salvezza per tutti. Solamente riconoscendo la natura di questa città, i responsabili politici arriveranno alla pace. Gerusalemme appartiene a tutti i figli di Dio. Ogni figlio di Abramo, ogni uomo, perché tutta l’umanità senza distinzioni è chiamata alla salvezza, porta la responsabilità della pace di Gerusalemme.
I profeti, nella parola di Dio e attraverso i segni dei tempi, ci parlano incessantemente: ascoltiamoli, per scoprire con loro il disegno del Padre e la sua volontà.


Michel Sabbah

Voce che grida nel deserto, Paoline Ed., Milano 2008, pp. 53-56

Articolo tratto da:

FORUM (87) Koinonia

http://utenti.lycos.it/periodicokoinonia/



Lunedì, 10 marzo 2008