La parola ci interpella - Approfondimenti
I vizi capitali della religione

di Mario Mariotti

1°) Credere a quelli che dicono che Dio ha parlato con loro.
Dio, se c’è, parla a tutti nello stesso modo, e non sarebbe più Yavè il giusto se parlasse ad alcuni e tacesse con altri).
2°) Credere di conoscere tutto di Dio, e quindi di conoscere la Verità.
(Il conoscere include il significato del possedere, per cui è strutturalmente impossibile conoscere Dio in modo esaustivo: ciò significherebbe anche possederlo, anche essere padroni della Verità).
3°) Credere che Dio voglia essere adorato, ringraziato, placato e pregato.
(Dio, se c’è, ci è Padre, non è simile ai potenti di questo mondo. I padri non vogliono essere adorati e ringraziati dal figlio, che sono il prolungamento della vita e delle potenzialità di loro stessi. Il concepire un Padre che si rasserena se uno sgozza un agnellino per lui - immaginiamoci il Figlio, - e che abbia bisogno di essere pregato per fare quello che fa per amore, è una convinzione semplicemente assurda, ed anche offensiva).
4°) Credere di avere Dio dalla propria parte.
(Anche questo è assurdo. Il Padre ama di amore incondizionato tutte le creature; ognuna di esse è “prossimo” alle altre e non esistono graduatorie e privilegi fra coloro che sono, tutti, oggettivazioni dell’amore prorompente del Padre creatore).
5°) Credere di avere il potere di rendere presente e operativo Dio stesso, di poterlo quantificare e amministrare.
(Questa è la logica presuntuosa che è sottesa a ciò che viene definito “transustanziazione”, e che è sottesa all’amministrazione dei sacramenti. La casta sacerdotale avrebbe il potere di influire sulla presenza e sull’utilizzo di Dio stesso, per appianare il contenzioso esistente fra gli autori e le vittime del negativo praticato dall’uomo).
6°) Credere di poter giudicare, scegliere e comportarsi in Suo nome, ma con la propria logica.
(Dio è una Trascendenza immanente a noi stessi non alle nostre, ma alle Sue condizioni. Noi diventiamo Sue mani solo se e solo quando amiamo e condividiamo, quando facciamo nostri i giudizi, le scelte ed i comportamenti di Gesù-Paradigma.)
7°) Credere che tutta la fenomenologia dei nostri rapporti con Dio sia finalizzata alla nostra personale salvezza, garantita da Lui per l’eternità.
(Qui si sbaglia la porta d’entrata: ci si salva salvando; noi dobbiamo pensare alla salvezza degli altri e gli altri alla nostra. La sintesi della condizione sta nel provare la gioia portando gioia agli altri. Qui l’al di là è già al di qua. Il resto ci è inaccessibile. Forse Dio, amando anche chi ama noi, farà in modo che niente, che sia oggetto e soggetto d’amore, vada perduto…)
Questi atteggiamenti dello spirito umano, che io definisco vizi capitali, sono quelli che connotano il rapporto uomo-Dio vissuto in chiave religiosa.
La sintesi di questi vizi è il negativo dei negativi: l’attribuire a Dio, alla volontà di Dio, quel negativo che è l’effetto della sua assenza e del Suo rifiuto, per cui salta la responsabilizzazione dell’uomo in rapporto alla necessità dell’Incarnazione. Questo tipo di rapporto accompagna gli uomini dall’inizio della loro storia, e noi sappiamo bene quale “positivo” le religioni siano riuscite a realizzare, di quale “positivo” si siano rese complici, quale sapore siano riuscite a dare alla pasta, a volte indigesta anche a Belzebove.
Partiamo dal Dio di Mosè, che fa crepare i primogeniti degli Egizi e sgozzare gli agnellini, perché vuole aiutare i suoi protetti, e non vuole che l’angelo sterminatore sbagli né il sito né la persona, e arriviamo a un Dio Benedetto, che non vede le porcherie messe in opera dagli USA, che non sente il grido degli oppressi della “favela”, che non esprime giudizio sul capitalismo privato, sul mercato e sulla competizione, ed abbiamo la cornice del quadro. Dentro, poi, ci stanno tutte le arciporcherie della storia umana, portate avanti o in nome di Dio, o secondo la volontà, o accompagnate da Dio stesso.
Di fronte a tutto questo negativo, ecco la figura del laico Gesù, che deve inserirsi in una cultura religiosa, deve parlare in modo da non venire subito linciato, deve giudicare, scegliere e comportarsi in un modo che renda possibile superare l’alienazione religiosa ed incarnare giustizia, amore e condivisione in questo nostro mondo, per portarlo a compimento secondo Amore. Ecco il laico Gesù, che deve seguire formalmente la Legge, ma che la contraddice sempre nella sostanza, accogliendo i peccatori e gli impuri, condannando chi condanna in nome di Dio, parlando di un Dio che ci è Padre, e di noi stessi quali mani del Suo amore per Lui.
Io comprendo la difficoltà enorme del convertirci dalla visione religiosa a quella laica di Gesù: il mio imprinting, come quello di quasi tutti, è stato religioso, e inoltre dall’alba al tramonto, oggi, ho sotto gli occhi la traduzione religiosa dell’esperienza e dei messaggi del Signore. Però mi rendo conto della mia e dell’altrui alienazione.
Quando riusciremo a toglierci gli occhiali che ci sono stati rifilati da altri portatori di occhiali, ecco un Gesù più vero, Colui che dice che il sabato è per l’uomo, Colui che delegittima i sacerdoti, definendoli razza di vipere e sepolcri imbiancati; Colui che ci rivela la non-onnipotenza, ma la paternità di Dio; Colui che denuncia ricchezza e potere quali condizioni maligne; Colui che viene assassinato proprio dai custodi della Legge, da coloro che vivevano di persona i vizi capitali della religione. Se riusciremo ad avanzare in questa direzione, nella lettura laica del Signore, ci troveremo davanti a nuovi sensi, messaggi, significati: Gesù è un laico che non solo si pone quale paradigma dei comportamenti positivi nei rapporti con gli altri viventi, ma è anche paradigma della denuncia della religione, individuata non come un negativo fra i tanti, ma come il negativo dei negativi, dato che è essa, più del potere politico, ad accalappiare la Verità ed a usarla contro l’uomo; dato che è lei ad inchiodare e a soffocare l’incarnazione dell’Amore.
Più che come anarchico, cioè nemico del potere politico, Egli si caratterizza come eretico, come bestemmiatore del Dio-religioso.
Il Paradigma-Gesù è il laico-ateo che ama gratuitamente ogni vivente, ma che, al tempo stesso, demolisce il castello religioso, denunciando la casta sacerdotale che dichiara di servire la Verità, ma, nella sostanza, la usa per il proprio prestigio, potere e ricchezza. Il Signore, fissato con occhi nuovi non-religiosi, è Uno che rompe tutti gli schemi.
Dato che Lui prende forza dalla Verità, quello che ha fatto e quello che ha detto mettono in crisi tutti, credenti, agnostici ed atei inclusi.
Il messaggio e semplice: Dio, da lassù, dalla trascendenza, dal regno dei cieli, dall’astrazione concettuale, va portato quaggiù, nell’immanenza di questo mondo, nella concretezza della nostra esperienza quotidiana. La Sua trascendenza spazio-temporale passa per la Sua incarnazione da parte degli uomini.
Gesù, ateo perché Dio lui stesso, laico perché portatore del comandamento nuovo dell’amarci fra noi come Lui ci ama, Spirito incarnato per determinarsi quale Paradigma, dopo la sua avventura terrena affida a noi il compito della sua resurrezione, affida a noi il compito di dare noi stessi, di essere noi stessi “corpus Domini” mani dello Spirito-Amore, Sue mani per il Regno.
Tutto questo messaggio, poi, si sovrappone in modo perfetto al linguaggio laico o ateo della necessità di dare concretezza storica ai valori Giustizia, Eguaglianza, Fraternità, e questa concretezza passa per le nostre mani, per i nostri comportamenti, per le nostre scelte.
La sintesi è il fare agli altri ciò che noi vorremmo ricevere da loro, ma in questo messaggio è inclusa la necessità della nostra liberazione dalla logica religiosa, perché l’uomo, da quando è tale, è sempre stato tentato di tenersi buono l’Altissimo, di tirarlo dalla propria parte e di determinarsi in modo negativo e violento col prossimo anche in Suo nome.
La religione lascia il Regno nell’alto dei cieli, a fare compagnia al “comunismo” cinese, mentre quaggiù assolve, e lascia mano libera, a sua santità sire Mammona, qui da noi come in Cina.
Gesù ci indica il positivo soggettivo e denuncia lo strutturale maligno; e i pilastri di quest’ultimo sono la ricchezza e la religione.
Bisogna che ci diamo da fare per realizzare una sequela completa e coerente, altrimenti l’oppio religioso continuerà a coprire lo strutturale maligno: capitalismo privato, mercato e competizione; e il Regno, il futuro di questo nostro mondo secondo Dio, continuerà a rimanere nell’alto dei cieli a contemplare impotente, l’inferno di questo mondo.

Mario Mariotti



Giovedì, 14 agosto 2008