La trascendenza immanente

di Mario Mariotti

Dio, se c’è e se è Dio, non può non fare le parti uguali. Dentro a ogni uomo c’è, perché si è formata o perché ci è stata messa da Lui, l’etica, la legge morale che lo qualifica come tale, come uomo.
Il pilastro di questa etica è il fare agli altri quello che si vorrebbe ricevere da loro, il considerare il prossimo sempre come fine e mai come strumento per qualche altro fine. In questo stesso senso va anche inteso il comandamento nuovo del Signore, e cioè “l’amatevi fra voi come Dio vi ama”; in questo senso S. Agostino dice “all’interno dell’uomo abita la Verità”.
Questo comandamento, il fare agli altri ciò che vorremmo gli altri facessero a noi, a sua volta è l’unico che può “unificare” tutto il genere umano, superando le divisioni religiose, razziali, etiche, culturali, sessuali e via di seguito. Esso però ha bisogno di essere materializzato attraverso un continuo approfondimento ed una continua ricerca di coerenza alla Verità, e tutta la vita umana in un certo senso può essere considerata un percorso verso la Verità.
Il “fare agli altri…”, “l’amatevi fra voi…” è il motore, è la Trascendenza immanente a noi stessi, ma la coerenza alla Verità si storicizza, è connessa al grado di maturità, di sensibilità, di ricettività do coloro che la ospitano, la Verità, cioè noi stessi.
Al tempo di Gesù l’esistenza della schiavitù, lo strumento della guerra, la crudeltà pedagogica delle varie forme della pena di morte, vedi lapidazione, crocifissione e simili, lo sfruttamento bestiale dei ricchi a danno dei poveri, la concentrazione dei poteri nelle mani di pochissimi venivano considerate realtà normali, fisiologiche, scontate.
Oggi noi consideriamo (per lo meno formalmente) questi fenomeni come negativi, anche se in tante parti del mondo essi sussistono e prosperano, anche a causa nostra (meccanismo del debito dei Paesi poveri), o con la nostra complicità, originata dal nostro silenzio ed omissione di solidarietà.
Sempre oggi però noi consideriamo normale, fisiologico, scontato il lasciare i diritti umani alla salute, al cibo, all’istruzione ed al lavoro ostaggi della logica di mercato, per cui i ricchi che si ammalano si possono curare e quindi possono vivere, e i poveri devono rassegnarsi a morire; per cui i ricchi si ammalano di obesità per eccesso di cibo e quasi un miliardo di persone soffre endemicamente la fame; per cui i ricchi mandano i propri figli nei college esclusivi e li formano ad essere classe dirigente e i poveri restano vittime dell’analfabetismo e ostaggi della cattiveria dei prepotenti; per cui sempre i ricchi fanno lavorare i soldi a posto loro e i poveri, quando e se lavorano, faticano e restano sempre a filo della soglia di povertà.
Non appare forse più che evidente che la normalità dei tempi del Signore era maligna, ma che anche la nostra, quella di oggi, è ancora maligna, e che noi, oggi come allora, continuiamo a considerare normali, fisiologiche e scontate altrettante bestemmie della Verità?
E perché tutto questo discorso per dire cose che dovrebbero essere ovvie, ma ovvie non sono? Perché il precedente tipo di riflessione porta strutturalmente a delle precise conseguenze. La prima è quella che noi possiamo sempre solo attingere ad una parte della Verità e mai a tutta la Verità. Le religioni e le relative rivelazioni che pensano di possederla, la Verità, peccano di millantato credito e sono causa di alienazione, di ingiustizia e di violenza. La seconda è quella che noi spacciamo per parola di Dio, quello che noi pensiamo sia la Sua parola, per cui finiamo con l’adattare e l’usare la stessa Verità a nostro vantaggio e contro l’uomo. (l’uomo per il Sabato). Con la Bibbia in mano le abbiamo combinate tutte e non ci siamo ancora resi conto della differenza fra ciò che l’uomo pensa di Dio e ciò che Gesù dice di Dio (il Sabato per l’uomo).
La terza allude alla necessità di una continua problematizzazione delle nostre convinzione, a quella della consapevolezza della provvisorietà dei risultati della nostra ricerca della Verità. Il dubbio quindi è uno status evangelico. Tutta la nostra vita rimane nel guado, e noi dovremmo essere problematici nella consapevolezza, determinati nella coerenza, disponibili a pagare per capire e fare.
La quarta conseguenza, estremamente importante, è quella che manifesta la laicità della Verità. È la Verità che fa di Gesù il figlio di Dio, e non viceversa, ed ogni uomo che testimonia la Verità e in un certo senso figlio di Dio, è corpo dello Spirito.
Le cose non sono vere e giuste perché le dice Gesù (religione), ma Gesù è Gesù perché dice cose vere e giuste, perché Egli si determina come testimone della Verità, che è laica, universale, impressa in ogni uomo; e il suo “amatevi fra voi come io vi ho amato” è la formalizzazione diversa dell’unico messaggio (laico perché impresso dentro ad ogni uomo) che consiste nel dover fare agli altri quello che vorremmo ricevere da loro.
La Verità è laica come Dio è laico, come il sabato è per l’uomo, e tutto quello che ha detto e fatto il Signore ha valore intrinseco perché prende forza dalla Verità, indipendentemente dal fatto che uno lo creda figlio di Dio e un altro come un uomo fra gli uomini, del popolo di coloro che si sono spesi per gli altri, perché avessero il necessario e la gioia.
Questa consapevolezza secondo me non solo poteva risultare inconcepibile al tempo del Signore, dato che i messaggi teologici dei Vangeli venivano espressi da persone immerse nella cultura religiosa del loro tempo, ma appare inconcepibile anche oggi, dato che il Signore, Dio con noi laici e quindi laico come noi, viene sempre tradotto in termini religiosi e viene veicolato come Salvatore e mai come Paradigma di ciò che salva, di ciò che costruisce il Regno, del “fare agli altri ciò che vorremmo ricevere da loro”.
La sintesi del messaggio di questa riflessione può dunque essere questa: è necessario porsi sempre in un atteggiamento di ascolto, di ricerca, di tolleranza, di dialogo: dobbiamo sapere, come diceva Socrate, di non sapere.
Inoltre dato che tutta la Verità ci è inaccessibile per la nostra condizione umana, ma abbiamo dentro di noi la Verità dell’amarci fra noi come Dio ci ama, o del fare agli altri ciò che vorremmo ricevere da loro, proviamo a seguire questa regola valida per tutti e per tutti i tempi: anche noi saremo dalla Verità, nella Verità, corpo della Verità, e costruiremo il futuro del mondo, il Regno, nella Verità.

16 settembre 2007



Giovedì, 20 settembre 2007