Ricordare e ascoltare Giuseppe Barbaglio
L’annuncio di un Dio "indiscriminante"

Spazzare via ogni esclusione


di Giuseppe Barbaglio

La prima considerazione che occorre fare riguarda la situazione italiana così come è oggi. Situazione profondamente cambiata da alcuni decenni, e dove la pratica religiosa, tanto per limitarsi a questo, è minoritaria. La Chiesa italiana è in stato di minoranza, e non di dominanza. Questa è una presa d’atto fondamentale per fare i conti con la realtà e non con fantasie. Come si determina allora la missione della Chiesa alla luce di tale situazione?
I destinatari di questa missione con la loro identità determinano infatti il messaggio, che è un messaggio di gioia per persone concrete, non per entità astratte. A questo proposito abbiamo una lezione importante da trarre da San Paolo che non aveva un Vangelo preconfezionato per tutti. Paolo specifica nelle sue lettere il Vangelo, incarnando nelle varie situazioni in cui viene a trovarsi l’annuncio di Gesù morto per i nostri peccati e resuscitato. Così quando si presenta ai Galati, fa fronte a giudeocristiani che avevano una posizione molto diversa da lui sulla legge mosaica, in particolare sulla circoncisione: professavano lo stesso Vangelo di Cristo morto e risorto, solo che lo interpretavano in modo da abbinarlo al patto sinaitico: dunque fede in Cristo ma anche obbedienza alla legge di Mosè e integrazione nel popolo dei circoncisi.
Ora Paolo non si limita a dire che Cristo è morto e resuscitato, dato che tutti ammettevano questo credo, ma si domanda che senso ha questo Cristo morto e resuscitato per quanti sono sotto l’attacco di coloro che volevano circonciderli. Egli attualizza il Vangelo tradizionale, lo determina come lieta notizia per i Galati, dunque lo presenta come Vangelo di libertà per essi che sono Gentili: non devono farsi Ebrei per entrare nella comunità di quanti per grazia sono incamminati verso la salvezza; non devono farsi circoncidere; la fede in Cristo basta per se stessa: solus Christus et sola fides.
Anche alla Chiesa italiana è richiesto oggi di declinare il Vangelo tradizionale nella situazione concreta, perché la Chiesa non ha un prodotto intemporale da smerciare, ma un annuncio da interpretare e testimoniare. Nel concreto oggi assistiamo in Italia ad una Chiesa - ad un magistero cattolico soprattutto - che interviene su molte questioni. Ma perché la Chiesa italiana prima non si domanda, nella situazione attuale, a quale analogia richiama l’annuncio evangelico di Paolo. Il Vangelo proclamato da Paolo ai Galati è un Vangelo che spazza via le discriminazioni, le esclusioni. Ora, nella nostra situazione italiana, quali sono le esclusioni? Paolo ha detto ai Galati: chi è in Cristo è una nuova creatura, non c’è greco né giudeo, non c’è schiavo né libero, né maschio e femmina (3,28). Allora possiamo continuare: non c’è omosessuale o eterosessuale, non c’è islamico o non islamico, e così via per altre forme di discriminazione. La comunità cristiana oggi dovrebbe interrogarsi su che significato ha questo annuncio di un Dio ’indiscriminante’.

L’evangelizzazione da riscoprire

La missione della Chiesa è evangelica nel senso letterale del termine, è cioè un annuncio di gioia, di gioia per i discriminati. E l’annuncio è che Dio non li discrimina, bensì li accoglie per quello che sono, li accoglie per puro amore. È l’uomo senza qualità, come è stato il crocifisso, che viene ’risuscitato a nuova vita. In breve, è l’annuncio del Dio di Gesù Cristo che fa misericordia a tutti.
Ma i vertici della Chiesa cattolica mi sembrano non troppo occupati nella missione fondamentale: in loro non sembra risuonare con limpidezza la missione evangelica, cioè la lieta notizia, l’annuncio di gioia per quelli che sono discriminati. Risuonano soprattutto imperativi, proibizioni. Pensiamo agli omosessuali: il Dio di Gesù Cristo è colui che proibisce e detta legge, oppure colui che li accoglie per quello che sono? Non è che non ci siano problemi morali, ma ciò che non risuona è ciò che dovrebbe risuonare, e cioè il lieto annuncio. Pensiamo agli ampi strati di emarginati della nostra società: di fronte a loro i gerarchi della Chiesa sembrano abdicare alla loro missione evangelica e rischiano di limitarsi a coltivare il gruppo - facciamo del 15% - dei praticanti, a coltivarli sulle linee della devozione per coltivare l’orticello devozionale. Per quanto riguarda poi il resto della società, cioè la stragrande maggioranza di coloro che non hanno una pratica religiosa, l’azione della Chiesa pare ridursi alla difesa di alcuni valori, per esempio la difesa della vita a partire dall’inizio, ecc.
Per un verso,dunque, la Chiesa si presenta come una agenzia dei bisogni religiosi - riti sacramentali, processioni, culto dei santi, rosario - che non sono bisogni propriamente cristiani, risentendo in larga parte della religiosità pagana; e per altro verso è una agenzia politica, fa accordi con strati sociali e con partiti in modo da far valere erga omnes, credenti e non credenti, alcuni principi etici generali che per se stessi non richiedono la presenza della chiesa di Cristo nel mondo. Basterebbe per esempio l’insegnamento degli stoici! Mi sembra che la Chiesa italiana debba ritrovare il senso della sua vera missione, che è quella dell’annuncio di un Dio che accoglie i non accolti, un Dio non delle sanzioni ma della grazia, che è il cuore del cristianesimo. Non vi si tradisce forse una nostalgia del passato, quando c’era la societas christiana e la Chiesa dettava legge?
Oggi la Chiesa non può più dettare legge, ma attraverso alleanze, soprattutto con le forze di destra, si cerca di avere un controllo sulla società italiana. Mi riferisco all’azione dei vertici, mentre si possono incontrare tante comunità, tanti gruppi, ed è tutto un altro panorama, per grazia di Dio. Di qui l’esigenza di una funzione profetica e anche di una funzione critica nella società italiana. Per esempio assistiamo, in Italia ma anche nel resto del mondo occidentale, alla banalizzazione, al degrado e alla disumanizzazione del sesso. In questa situazione di disfacimento, in cui un’esperienza importante dell’uomo viene ridotta a ginnastica sessuale, e in ciò ne va dell’uomo, la parola della Chiesa non può ridursi a divieto. Occorre invece assumere il valore dell’amore per denunciare una banalizzazione che esautora un’esperienza in sé straordinaria. Il Dio di Gesù Cristo che si definisce come "l’amore", ha qualcosa da dire in proposito e i credenti sono impegnati a testimoniarlo.


Giuseppe Barbaglio

Articolo tratto da:

FORUM (88) Koinonia

http://www.koinonia-online.it



Sabato, 22 marzo 2008