La parola ci interpella - Approfondimenti
L’uomo è stato creato per il Sabato o il Sabato per l’uomo?

di Alessio di Florio

Il breve, intenso, passo evangelico è la degna cornice di una storia di fine Agosto. Un sacerdote argentino, padre Ariel Alvarez Valdes, è stato condannato dal Vaticano per aver ’pubblicamente messo in dubbio alcuni elementi fondamentali della fede cattolica’. Cosa ha mai detto di così grave? Ha incitato alla guerra santa? Ha impedito opere di carità? Ha sterminato dei poveri che bussavano alla sua porta? Ha benedetto dei fucili? Nulla di tutto questo. Ha incitato alla pornografia? Al libertinaggio? Alla pedofilia? Neanche.
La colpa del prelato è stata di aver negato la storicità di Adamo ed Eva. Il sacerdote ha affermato che la Rivelazione va oltre l’immanenza di un momento, la Fede non deve essere feticista ma viva, incarnata, vissuta. Il particolare non può sorreggere tutto l’impianto della Fede. Fino a pochi decenni fa mettere in dubbio l’esattezza della ricostruzione della Natività era tacciato di eresia. Oggi i preti possono tranquillamente affermare sull’altare che la cometa non era una cometa e che i Magi, se sono esistiti realmente, sono arrivati probabilmente dopo due anni dalla nascita. E la Fede non ne viene intaccata. L’altissimo valore simbolico, la straordinarietà dell’Incarnazione e della Rivelazione della Parola non cambiano. Dio si è incarnato in un tenero Bimbo perché la Buona Novella potesse giungere sino ai confini del mondo. E’ questa la grande gioia annunciata nel Natale.
La Bibbia non è un libro storico o scientifico, ma profetico. E la profezia non può aver paura della verità, non può rinchiudersi in una fortezza d’avorio e dogmatizzarsi. La profezia va incarnata e calata nelle contraddizioni e nelle vicende umane. Le scoperte di Galilei non potevano intaccare minimamente la realtà del Cristianesimo. Solo una Chiesa spaventata, bigotta, incapace di pensiero può arrivare a concepire tanto. E’ la storia di John Sobrino che si ripete un anno dopo. Rileggete gli scritti del gesuita salvadoregno. Rileggete la Notifica vaticana. Chi vi trova la negazione delle verità fondamentali del Vangelo ci scriva per favore. Noi non ce l’abbiamo fatta.
La Bibbia è piena di imprecisioni ed errori storici, di ricostruzioni inesatte e di racconti rivisti successivamente. Voler scoprire la storia del popolo di Israele, ricostruirla ed analizzarla, non è negare la Bibbia. Anzi, vuol andarne alle radici, dell’esistenza e delle tradizioni di un popolo e della sua cultura. Acquisirne i capisaldi e apprezzarne le sfaccettature. Ed è normale che si pongano in dubbio e si confutino ricostruzioni inesatte. Secondo alcuni storici il monoteismo è un’acquisizione davidica e Jahvé, così come tramandato dall’Antico Testamento, era il Dio della tribù di appartenenza di Iesse. I riti, le tradizioni, sono di conseguenza quelle della tribù che governava. E questo è solo uno degli episodi più controversi. Scenario simile a quello di Mosé, che mai attraversò il Mar Rosso. E tanti altri ce ne sono. Anche sulla storia di Adamo ed Eva(ma non si era accettato il simbolismo della loro storia, a partire dalla mela che mela non era?)
Aggrapparsi feticisticamente e dogmaticamente alla lettera e agli episodi, non accettare il confronto, rinchiudersi nella fortezza del proprio pensiero è grave sintomo. Di una Chiesa che ha paura, che vacilla nella propria Fede, che non sa più essere testimonianza del Risorto. Al Dio incarnato, alla parola fatta Carne e Sangue, vissuta duemila anni fa in Galilea e tutt’ora vivente nei cuori innamorati, si è sostituito un idolo fatto di dogmi innaturali, incapaci di umanità. L’arroganza e la prepotenza nascondono solo un pneumatico vuoto ...



Giovedì, 28 agosto 2008