La Bibbia: la malattia e la cura

di Mari Mariotti

Quando ero bambino, ero ingenuo, e se qualcuno alla dottrina mi comunicava delle certezze, delle “verità” esse erano tali anche per me. Tutti i bambini vivono la certezza che gli adulti stiano comunicando delle certezze; se poi gli adulti sono sacerdoti, “si dimora nella verità”.
Ecco che la Bibbia, qualificata come Parola di Dio, non poteva che essere Parola di Dio. Qualche dubbio perché Dio avesse parlato ad alcuni e mai a colui che stava coltivando il dubbio, ma l’autorevolezza del sacerdote, convalidata dalla famiglia che mandava il bambino alla dottrina, cancellava l’incipiente dubbio, e allora la Bibbia era Parola di Dio, e qualsiasi cosa dicesse, uno se la beveva tranquillo. In effetti, poi, uno se la beveva perché la conosceva solo in minima parte. Quando qualcosa appariva contraddittorio, perfino assurdo, ecco le tre spiegazioni che dovevano bastare: le cose assurde e contraddittorie erano tali perché quelli erano altri tempi, perché la volontà di Dio e misteriosa e imperscrutabile, perché il linguaggio della Bibbia è criptato, e la traduzione giusta la conoscono solo i sacerdoti, i custodi della Rivelazione.
Come facesse poi il Dio dell’Alleanza, il Dio degli eserciti, ad essere parente del Dio di Gesù, paradigma di non-violenza e di amore incondizionato, non si sa; come non si sa il perché i fedeli non si rendano conto di stare omologando, come parola di Dio, un messaggio ed il suo esatto contrario.
Ma questo fenomeno si ripete ad ogni Messa domenicale ed è sotto gli occhi di tutti. A questo punto è il momento di formalizzare i risultati, sempre strutturalmente provvisori, del mio pensiero sulla Bibbia che continuerà fino a che io vedrò l’erba dalla parte delle radici. Secondo me, Essa disegna sia la malattia , il peccato dell’uomo, cioè la religione, la logica della alleanza con gli eletti, e sia la cura, il rimedio: la laicità solidale di Gesù, paradigma di Amore incarnato, e propone la conversione dall’uno all’altro, dalla religione all’Incarnazione.
Penso anche però che gli stessi Vangeli siano condizionato dalle lenti a contatto religiose dei loro estensori, relatori delle riflessioni delle prime comunità sull’esperienza esistenziale e i sui messaggi del Signore. Dove sarebbe allora la forza del rimedio del Vangelo? Nell’etica laica che propone, e che è dalla Verità. L’“Amatevi fra voi come Dio vi ama” collima col “fate agli altri ciò che vorreste ricevere da loro”, e questa verità vale per tutti gli uomini e per tutti i tempi, ed è il progetto per l’unificazione di tutto il genere umano nella giustizia e nella Verità.
Purtroppo, però, la stessa Verità non riesce a sfuggire alla strumentalizzazione contro lei stessa e contro l’uomo. Con la Bibbia in mano, Parola non incarnata, ma usata, tutte le porcherie storiche sono state e sono poste in essere anche oggi, in tempo reale. Lo stesso Vangelo, prostituito e tradotto in religione, non è sfuggito al precedente negativo, e il mite e non-violento Gesù ha dovuto assistere ai roghi della Inquisizione, al genocidio dei popoli nativi delle Americhe, all’olocausto, alle guerre d’aggressione e a tutta quella terribile sequenza di ingiustizia e di violenza che parte dai ricchi e potenti dalle radici cristiane, e si scarica, oggi, sul popolo dei piccini della grande favela del Sud. Anche la Verità, in mano ai ricchi perde la propria Sostanza e finisce per portare solo dolore.
La tentazione di prenderla tutta, la Bibbia, e di mandarla in orbita, assieme a tutti coloro che da Lei traggono frutti maligni, sarebbe grande, ma il problema non si risolve così. Cosa è possibile salvare?
Dato che sia la malattia, (la traduzione religiosa della Parola), che il rimedio (Vangelo-Verità) vengono entrambi tradotti in malattia, come è possibile uscirne? Tentando di far emergere la Verità, estremamente semplice e significativa, della testimonianza e del messaggio del Signore: L’Amore, i Valori, vanno incarnati; ad incarnarli tocca a noi, mani di Dio; l’Amore incarnato genera strutturalmente cultura del necessario e comunione dei doni di Dio fra tutte le creature. Il cristianesimo, quindi, da religione, dovrebbe diventare “criterio” di incarnazione dell’Amore. La direzione dell’impegno è per forza orizzontale, da uomo ad uomo; la dimensione del “tutti sono prossimo” è la laicità fraterna e solidale; la ricchezza, l’accumulo, contraddicono l’amore.
I negativi della ricchezza che acceca e della religione che separa, a loro volta, vanno contrastati sia a livello soggettivo, che a livello strutturale: l’uomo nuovo e il mondo nuovo sono un unico progetto; ed è l’uno che rende possibile l’altro, e viceversa. Ecco che allora il sacro per l’uomo non deve essere Dio, di cui egli stesso quando ama è corpo, ma le altre creature, tutti gli altri viventi.
Ecco che allora anche il linguaggio per poter unificare tutti quanti nella categoria del prossimo, deve diventare laico, l’“Amatevi fra voi” deve essere accompagnato dal “fate agli altri ciò che vorreste ricevere da loro”, e deve emergere il difetto di fondo della religione: la ricerca di salvezza per noi stessi, unità di rapporto dare-avere fra la creatura e il Creatore che non realizza il “gratuito dell’Amore.
Il Signore ci propone queste cose, e ci fa sapere che è l’impegno per la salvezza degli altri la via per realizzare la nostra. A salvarci nell’al di qua sarà solo l’amore incarnato dagli altri, e, a nostra volta, siamo noi lo strumento per la loro salvezza. Lo stesso al di là, poi, è probabilmente l’al di qua trasformato secondo il disegno di Dio, e quest’ultimo è il nostro concreto mondo, oggi ancora in gestazione, quando sarà stato tutto trasformato secondi amore.
L’ateismo quindi non è un problema : purtroppo nessuno è ateo, perché tutti abbiamo come Dio noi stessi, ed è questa la prima causa del negativo. L’unico ateo è Dio e lui ha come dio l’uomo, e Lui lo ama e lo serve attraverso l’uomo. La Bibbia, quindi, si rivela come un albero i cui frutti sono radicalmente divergenti, e, fra essi, quelli velenosi hanno largamente prevalso. Con gli artigli sulla Bibbia, l’uomo nutre la presunzione di conoscere e di possedere Dio stesso, e trasforma una proposta d’amore in potere e in servizio a tutti gli idoli di questo mondo.
Il tentativo del Signore di liberarci da tutto questo, che è religione , e di introdurci nella laicità fraterna e solidale di cui è paradigma, per ora non ha avuto successo. Le religioni imperversano, spesso costruiscono le verità che fanno comodo a loro, la Verità è usata contro la Verità, Dio è usato contro l’uomo. Se provassimo, invece, a leggere la realtà con gli occhi del Signore, capiremmo che sono i frutti a dire le qualità delle radici, e ci accorgeremmo che, fini ad oggi, i frutti della Bibbia sono stati micidiali.
Allora capiremmo che la religione è malattia e che l’incarnazione laica dell’amore è il rimedio; capiremmo che Dio non può essere catturato in un libro, ma che Lui è una trascendenza immanente a noi stessi, ci impegneremmo a costruire una laicità aperta alla compassione, alla solidarietà, alla convinzione. Della Bibbia i cristiani hanno fatto un idolo; dicendo di servirla, se non sono serviti e continuano oggi a farlo.
C’è un criterio, forse, che ci può aiutare a farci aprire gli occhi: il rapporto del Signore con la Verità, di cui si è dichiarato testimone, gli è costato la croce, lo ha portato alla croce.
Il rapporto con la Verità, se pulito e trasparente, è duro e costoso, e va pagato con l’impegno e la sofferenza.
Quelli che sorridono con la Bibbia o con il Vangelo in mano, tranquilli di avervi rinchiuso la Verità, ci devono far pensare: spesso seminano alienazione, e questa a sua volta, solo dolore…

Mari Mariotti



Domenica, 17 agosto 2008