La parola ci interpella - Approfondimenti
La Messa: tela di Penelope

di Mario Mariotti

SE corrispondesse al vero il fatto che il creato, il nostro mondo, è un’opera già compiuta, per cui il Creatore, arrivato al settimo giorno, si è dedicato, come racconta la Bibbia, al riposo, bisognerebbe mettersi a raccogliere le firme per fargli causa, e tutti gli esposti cui dovrebbe rispondere lo metterebbero in condizione di entrare in depressione… La realtà non è certo questa, la creazione è ancora in atto, noi siamo le mani del Creatore; alla fine, se tutti faranno quello che devono fare, si compirà il Regno, con l’amore tutto compiuto a tutti. Oggi , invece, siamo ancora nel macro-arcicasino, e abbiamo ancora un mondo che genera da una parte e sopporta dall’altra la prassi blasfema della privatizzazione e dell’esposizione al “mercato” dei diritti umani fondamentali, al cibo, al lavoro, all’educazione, alla salute, alla Verità.
Questo porta alle distanze abissali esistenti fra le condizioni di vita dei ricchi e dei poveri, , (l’1% divora il 40% della ricchezza) e genera l’olocausto della grande favela del Sud, aggravato oggi dalla speculazione più che blasfema sul prezzo dei cereali, grano e riso, per cui i trentamila piccini che ogni giorno devono morire di fame e indigenza, vedranno nuove croci aggiungersi al loro calvario. Ci sarebbe quindi un’urgenza estrema di incarnazione di Dio-Spirito-Amore, oppure, ed è la stessa cosa, dei valori di Giustizia, Eguaglianza, Fraternità, Solidarietà e Condivisione, che riempiono di senso la vera libertà.
A dar corpo nel mondo a tutto questo però, spetta a noi, che abbiamo il corpo, a noi che siamo il luogo ed il tempo della possibile interconnessione fra lo Spirito, i Valori, e il mondo stesso; e questo è l’unico modo per operare quella trasformazione che porterà a compimento la creazione, come dicevo prima, nel Regno, questo nostro mondo compiuto secondo amore. Uno strumento prezioso per far capire questa necessità di incarnazione per i cristiani sarebbe la Messa, che avrebbe il compito di coscietizzarci sul fatto che noi siamo il “corpus Domini”, e che il Signore opera attraverso di noi se e quando, solo se e quando, amiamo e condividiamo.
La 1° parte della Messa, la liturgia della Parola, corrisponde a questa logica: Gesù è il paradigma, è il modello; la Parola esplicita i Suoi giudizi, i suoi comportamenti, le Sue scelte, noi dovremmo farli nostri, dovremmo dar loro corpo nella nostra concreta esperienza quotidiana fuori dalla chiesa, e quindi dovremmo vivere del necessario, essere accoglienti, saper perdonare, saper condividere, prendere le distanze dalla ricchezza, lavorare per un mondo che rifiuti il capitalismo, il mercato e la competizione, e metta in pratica la logica della famiglia, quell’economia di comunione che deve portare tutti e quanti, nessuno escluso, alla fruizione dei diritti umani fondamentali e a praticare la misericordia verso tutti viventi, i minimi, le bestioline incluse. Liturgia della Parola, cioè i giudizi, i comportamenti, le scelte di Gesù-Paradigma; noi le sue mani per dargli resurrezione e operatività facendoli nostri, materializzando amore e condivisione nei nostri rapporti con gli altri, e pagando di persona in questa lotta di resistenza agli idoli e di pratica dei Valori. Ma, a questo punto, purtroppo la musica cambia e la 2° parte della Messa include una logica che azzera le potenzialità positive della 1° parte. La responsabilità laica, personale, in rapporto all’incarnazione, viene sfumata e si perde nella logica religiosa dell’Agnello che toglie i peccati del mondo, di Uno che paga per tutti, e quindi ha già potenzialmente salvato tutti; del fatto che, sfruttando i meriti dell’Agnello, l’uomo che rifiuta di incarnare amore e condivisione avrebbe ugualmente a disposizione il perdono di Dio e la propria personale salvezza.
Questa seconda logica, purtroppo, include effetti micidiali: ad essa sottende la convinzione che l’uomo non può essere un peccatore; che nonostante questo verrà perdonato (ci pensano i preti); che il male imposto agli altri verrà cancellato dall’infinita misericordia di Dio, che avrebbe lasciato assassinare il proprio Figlio per riconciliarsi proprio con quelli che glielo assassinano tutte le volte che usano violenza verso gli altri viventi. Ecco il perdono perpetuo al peccato perpetuo, ecco il blocco, ecco la cristallizzazione della realtà, del nostro mondo, che viene abbandonato e lasciato in preda a Mammona, con tutte le conseguenze di violenza e ingiustizia blasfeme che questo comporta.
Costui si è attrezzato con intelligenza luciferina per globalizzare a livello planetario, il proprio progetto maligno del “beati gli indefinitamente ricchi”: il cancro non va mai individuato e non lo si deve mai nominare, in modo che la trinità maligna capitalismo, mercato e competizione possano tranquillamente prosperare, e l’impegno culturale e politico della gente si rivolga, sempre e solo, sugli effetti e mai sulle cause.
Bisogna omologare i cristiani per Mammona, suoi sudditi collaudati dal 4° secolo, i compagni per il capitalismo, stanchi di quell’utopia della fratellanza che concedeva il necessario a tutti, ma impediva l’accumulo, impediva ai furbi, ai fortunati, agli intelligenti, di arricchire sulla pelle degli altri. Fatto questo, trasformata l’Incarnazione in religione, diviso il mondo in ricchi e poveri, in oppressori ed oppressi, convinti i secondi che i primi sono una razza superiore, e che essi stessi si meritano la propria condizione, perché sconfitti dalla competizione dai furbi, dai più dotati, dai più fortunati, il gioco è fatto, la trasformazione del mondo si blocca, la creazione rimane incompiuta e vengono sbarrate le porte del Regno per l’eternità.
Come uscire da tutto questo? Come aggredire questo macigno che uccide il futuro? Come ricominciare un lavoro che non va mai abbandonato? Potrebbe essere utile far capire che la 2° parte della Messa è religione, è l’uomo vecchio, e che la 1° è Incarnazione, è quella che include il progetto di Dio dell’uomo nuovo per il mondo nuovo?
Secondo me questo sarebbe un messaggio prezioso: la dimensione dell’impegno è una ed è laica, orizzontale; esso include soggettivo e strutturale, la persona e la società; non c’è Uno che paga per tutti, ma ognuno deve pagare di persona, resistendo in prima persona, agli idoli, costruendo la cultura del necessario e praticando la condivisione con amore. Ognuno deve fare agli altri ciò che vorrebbe ricevere da loro; ognuno deve considerare l’altro come fine e mai come mezzo per i propri fini, Ci sarà mai un futuro per tutto questo? Riusciremo mai a trasformare la Messa in uno strumento per dare futuro a tutto questo, dato che essa, oggi, demolisce nella seconda parte quello che costruisce nella prima?
Come il solito… dipende da noi… tocca proprio a noi.

Mario Mariotti



Domenica, 07 settembre 2008