La parola ci interpella - Approfondimenti
"La difesa di un fantasma".

di Mario Mariotti

CARISSIMI, dato che i seguaci di Dio-Condivisione dovrebbero essere dei condivisionisti, e dato che la condivisione, strutturalmente, produce equalizzazione, egualitarismo nelle condizioni di vita delle persone, il fatto che alla Messa domenicale, nella stessa assemblea, siano presenti sia i ricchi che i poveri, costituisce la prova evidente, aggravata e continuata, della nostra non-Fede nel Dio-Condivisione.
Per questo motivo, se ci sarà un al di là, e in quell’al di là saremo giudicati, ecco che dovremo rendere conto non delle nostre assenze, ma delle nostre presenze alla Messa domenicale, dato che dovremo giustificare la nostra settimanale controtestimonianza di Colui del quale ci dichiariamo credenti. Carissimi, dato poi che il progetto fondamentale incluso nella Messa é quello in cui la Parola viene mandata, viene consegnata a coloro che dovrebbero trasformare la realtà esterna alla chiesa secondo la Parola stessa, cioè a noi, e dato che proprio noi siamo coloro che dovrebbero far nostri i giudizi, le scelte, i comportamenti del Signore-paradigma, per trasformare il mondo secondo la Parola, secondo lo Spirito-Amore, secondo Lui.
Nel giorno del giudizio, sempre se ci sarà, saremo perseguiti per due reati: il primo, il più grave, sarà quello di aver snaturato la Messa con quella logica religiosa dell’Agnello che si sacrifica, e toglie i peccati del mondo, che riesce a vanificare il potere dirompente della Parola, mandata a noi non perché l’Agnello cancelli le nostre carognate, ma perché noi stessi rimuoviamo il male del mondo adattando il nostro comportamento e il nostro impegno secondo la Parola, secondo il Paradigma-Gesù.
Il secondo reato sarà quello di esserci saturati i circuiti cerebrali con la Parola, introdotta nell’elevatissimo numero di Messe domenicali a cui abbiamo partecipato, e nell’aver dato poi la stessa quantità di frutti di quel fico che aveva fatto incavolare il Signore, il quale contraddicendo se stesso l’aveva spedito ipso facto all’inferno. Anche qui la più o meno assidua partecipazione alla Messa domenicale costituirà un’aggravante o un’attenuante in rapporto al giudizio sul nostro impegno a tradurre la Parola nella concretezza della nostra esperienza quotidiana, in vista della costruzione di quel Regno che va costruito in questo mondo, e proprio con le nostre mani.
In termini più semplici: se le epidemie liturgiche e sacramentali non generano la fratellanza sulla terra, la dematerializazione delle differenze fra i ricchi e i poveri, dovremo rendere conto a Colui che si é incarnato, e non é morto dal freddo, non per salvarci, ma per insegnarci che noi dobbiamo salvare gli altri e ricevere la nostra salvezza da loro. Carissimi, se continueremo poi a non giudicare gli effetti micidiali strutturali al capitalismo privato ed al mercato, lo stesso sito infernale dedicato alla cottura dei sepolcri imbiancati, farà resistenza ad accoglierci, per il rischio di blocco di digestione da stress da incavolatura di cui potrebbe restare vittima il personale addetto alla sopraindicata mansione.
Già prima della caduta del Muro le differenze fra i Paesi ricchi e quelli poveri erano enormi, e milioni di persone, fruitrici della libertà imposta dal capitalismo e dal mercato, dovevano soccombere per fame, miseria, malattie, povertà estrema. Esse, già da allora, erano invisibili e non influivano sul giudizio dei “probiviri benpensanti”. Ma c’ é forse qualcuno, adesso che ormai da tempo il Muro é caduto, che si sia accorto che le cose, dopo quell’evento provvidenziale favorito anche dal “Santo-subito” si siano messe finalmente ad andare meglio? Migliaia di piccini continuano a morire ogni giorno per mancanza di uno spicciolo: i ricchi lo sono sempre di più e sempre meno numerosi, mentre lo sterminato popolo dei fuori-mercato ha saturato anche le contrade dell’Est, prima vaccinate dal nostro micidiale tipo di democrazia; le spese militari non sono affatto diminuite; i focolai di guerra sono disseminati in ogni contrada del pianeta; si sta estendendo a livello planetario quel modello di cultura, cui sottendono capitalismo privato e mercato, che strutturalmente porterà al collasso il nostro ecosistema-mondo.
Perché, vi chiederete voi lettori, questo bipede rispolvera a quest’ora una difesa di quel comunismo che appare definitivamente condannato dalla storia, estinto e dematerializzato nell’oblio più profondo anche nei circuiti cerebrali di coloro che, un tempo si dichiaravano suoi sostenitori? Il perché risiede nel fatto che oggi l’informazione del Sistema nasconde sistematicamente la causa, la radice-prima generatrice di tutti quei problemi che attanagliano la società di oggi, e che si vanno ingigantendo anche in rapporto al futuro, e questa causa, questa radice-prima é la cultura del "beati i ricchi", é l’organizzazione economica della società secondo il capitalismo privato, il mercato e la competizione.
Ci siamo accorti, carissimi, che in rapporto a quest’ordine di problemi ed alla definizione delle cause, la nostra e le religioni in genere sono o ininfluenti, o concausa o colluse con gli stessi? Quando ci accorgeremo che l’Impero ha sistematicamente bisogno di “cattivi” di nemici per giustificare la sussistenza e lo sviluppo di quell’apparato industriale­ militare e di quella sete di petrolio che permettono l’egemonia mondiale ed enormi profitti ai padroni della Terra? E come é possibile pensare di rompere questo cerchio maligno, se nessuno focalizza le cause che portano strutturalmente agli effetti che abbiamo sotto gli occhi e che includono costi enormi e sofferenze indicibili per i non-garantiti del pianeta?
Il futuro, purtroppo, potremo averlo solo a certe condizioni, altrimenti non avremo futuro, non potremo avere futuro. E queste condizioni sono sempre le stesse: il superamento di un cristianesimo religioso e l’incarnazione di una laicità fraterna e solidale, (che porti alla cultura del necessario ed alla condivisione di ciò che eccede con chi ancora ne manca); il recupero di un’economia tale, che superi mercato e competizione per pianificare la possibilità, per tutti di fruire dei diritti umani fondamentali, (al cibo, al lavoro, alla salute, all’educazione, ad un’informazione pulita); la chiarezza della necessità di una sintesi coerente fra soggettivo e strutturale, in modo che il condivisionismo, scelto in libertà e praticato con amore, faccia progredire il mondo verso quel Regno, che sarà lo sbocco strutturale dell’incarnazione soggettiva dell’amore e della condivisione da parte degli uomini, tutti unificati dall’imperativo etico del fare agli altri ciò che si vorrebbe ricevere da loro.
Carissimi, per terminare nel modo più sintetico e significativo ecco i fondamentali: la ricchezza come condizione maligna, e noi le mani di Dio per condividere.
Il futuro passa di qui, o non avremo futuro.

Mario Mariotti



Domenica, 03 febbraio 2008