Le Omelie di Padre Aldo Bergamaschi
L’incontro con la samaritana

Giovanni 4,5-42


di Padre Aldo Bergamaschi

19 marzo 1981
24 febbraio 2008

Giunse pertanto a una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi.
Ma la Samaritana gli disse: “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?” I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Gli disse la donna: “Signore tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?” Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. Le disse: “Va a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù gli dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”. Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. Le disse Gesù: “Sono io che ti parlo”.

Giovanni 4,5-42

Cerchiamo oggi di capire quale è la probabile concezione di Cristo quando incontra la Samaritana. La Samaritana era una prostituta di alto rango? Sì, dal punto di vista cristiano. No, dal punto di vista della sua stessa religione.
Quando questa donna si sente dire da Gesù: “Vai a chiamare tuo marito…”. La donna risponde: “Non ho marito”. Gesù precisa, tu hai avuto cinque mariti. Ho riguardato il testo, e veramente non dice hai avuto cinque uomini, dice hai avuto cinque mariti. Ce ne sono anche oggi di queste donne, con tre o quattro divorzi. Allora Gesù vuol dire, tu ne hai avuti cinque dei mariti, vale a dire, secondo l’ordine della legalità del mondo, tu sei anche in ordine, è la mentalità popolare che ti guarda con un certo sospetto.
Ma anche qui, sarebbe da vedere la mentalità popolare che cosa cova dentro. Se ha la visone giusta delle cose, o se semplicemente è ringhiosa perchè non può accedere al frutto proibito e, magari, se gli fosse data la possibilità, farebbe altrettanto. Resta il fatto che la Samaritana è disprezzata dal popolo. La parola disprezzare non deve entrare nel vocabolario di Gesù, perchè Gesù, evidentemente, qui tenta il recupero, mentre se ci fosse il disprezzo radicale, allora ci sarebbe il rifiuto e non più il tentativo del recupero. In genere, nella mentalità popolare, abbiamo questo disprezzo che è rifiuto, ma se andiamo poi ad analizzare a fondo, è anche desiderio di partecipare al festino.
"Hai avuto cinque mariti", sottointeso, li hai avuti tutti legalmente, ma nell’ordine più alto del pensiero di Dio, questi mariti, mariti non sono; “Tu stai convivendo con un sesto” precisa Gesù, ed è attualmente tuo marito. Allora la parola marito, in questo caso, Gesù non la può accettare, cinque o uno non cambia, perchè siamo fuori dalla visione di Dio, infatti, nessuno di loro è stato ed è attualmente suo marito, parliamo di matrimonio monogamico e indissolubile.
Tiriamo la prima conseguenza, tra lo stare con sei uomini e l’avere un marito. C’è di mezzo appunto ciò che discrimina tra matrimonio e non, tra esperienza prematrimoniale e matrimonio. Ecco, questa mi sembra una argomentazione lucida capibile anche da una ragazzina.
Certo Gesù usa strumenti coscienziali e razionali. Oserei dire che Gesù usa una argomentazione teologica, non usa strumenti giuridici o legalistici per “condannare” la Samaritana. La Samaritana non è in disordine rispetto a una certa etica sostenuta, sia nel suo gruppo etnico, sia nel gruppo avversario, ma essa è in disordine di fronte a Colui che è il fondatore dell’etica. Ora le cose si complicano, sto mettendo le premesse per un discorso fondante.
C’è un disordine morale dovuto a incertezza dogmatica? Bene, lo mettiamo all’interrogativo. Ebbene, dice Gesù, quel Messia che tu stessa aspetti, perchè costui dirà tutto sul bene e sul male, sono io, e io ti dico che in te c’è un uso scorretto del sesso. La Samaritana, se ha un minimo di razionalità e se è una ricercatrice di verità, deve tirare le sue conseguenze.
Ora vediamo se riesco a spiegare fino in fondo una premessa che non dovrebbe essere sfuggita a chi è interessato a questi problemi. Perchè prostituirsi è male? Vi è una argomentazione razionale per dimostrare che è male? Forse c’è. Anche i documenti in una rivista di femministe più avanzate sarebbero contro la prostituzione, però tutto sta a vedere se c’è una argomentazione razionale.
Ecco l’argomentazione portata da uno dei più grandi pensatori moderni per dimostrare che è male rubare. É male rubare, dice Kant, perchè se tutti rubassero salterebbe la società. Ma, chi dice che debba esserci una società. Mi seguite? Voglio dire che il bene o il male verrebbe mutuato dagli effetti che le mie azioni hanno o sull’altro, o sulla società in genere. Vediamo se con Kant, il discorso della Samaritana può essere ricondotto a uno di questi schemi. Dice Kant: “La religione naturale, sarebbe quella che mi dice che, prima debbo sapere che una cosa è male per riconoscerla, poi come comando divino. Per conoscere cosa è mio dovere mi basta la ragione. Se tutti rubassero andrebbe a picco la società. Se tutte le donne si prostituissero il genere umano finirebbe”. Ci sarebbe il libero amore, ecco l’argomentazione kantiana, resta però il dubbio: chi dice che ci debba essere una società? Per Kant, Cristo ha predicato una religione naturale.


Gesù però, non dice alla Samaritana che se tutte facessero come lei andrebbe a picco la società, ma dice a lei: “Se tu conoscessi, il dono di Dio e chi è colui che ti parla…” vedete che siamo di fronte a una definalizzazione di un dono ricevuto da un altro, secondo le regole che questo altro detta. Ecco la diversità fra l’etica kantiana e l’etica cristiana. Badate, non dico che l’etica kantiana sia da squalificare o da rifiutare, anzi nella pratica siamo tutti kantiani. Lo dicevo a un giovane che era seduto di fronte a me in treno l’altro giorno. A un certo momento questo ragazzo tenta di mettere un piede sul sedile del treno. Mi sono messo a sorridere, l’ho guardato in faccia e poi ho detto: “Scusa ma ti pare di fare un’opera giusta?”. “Ma sa, non c’ è il controllore” risponde lui. Eh no, il problema qui, è di vedere se tu capisci la motivazione per cui è male mettere il piede sul sedile. Probabilmente non siamo più in grado di mettere in opera i finalismi, il ragazzo non è stato capace di dirmi il motivo per cui era male mettere la scarpa sul sedile del treno. Allora a questo punto ho cercato di rimettere a posto le cose. “Quando metti la scarpa su un sedile, tu lo sporchi, il sedile sarà occupato dal tuo prossimo, dunque sarebbe un male, un danno che fai al tuo prossimo e tu non ti metteresti a sedere su un sedile che abbia delle impronte di scarpe altrui”. A questo punto aveva capito tutto. Bisogna pure che noi guardiamo ai finalismi che sono all’interno delle cose, diversamente per tutta l’eternità si continuerà a mettere le scarpe sui sedili dei treni.
Dal punto di vista cristiano, già sarebbe una conseguenza il fatto di offendere il prossimo, di creare una difficoltà al prossimo sporcando il sedile. C’è qualcosa di più grave, egli ha cominciato a fare il male dal momento in cui interiormente si è creduto arbitro della situazione etica, per cui, nessuno al mondo, nemmeno Dio o la sua coscienza, ha più controllato le sue azioni. Anche se non ci fosse nessuno al mondo che dovesse venire a sedersi su quel sedile, avrebbe fatto male egualmente, perchè ha definalizzato l’uso della sua scarpa e l’uso di quel sedile. Che poi il prossimo ne ricavi un danno, questo dal punto di vista cristiano, è del tutto secondario. Allora guardiamo che la nostra visione del mondo decida delle nostre azioni.
Certo, bisogna che un Dio venga a dirci che esistono dei finalismi, che c’è una caduta del nostro pensiero e della nostra personalità quando nel pensiero decidiamo talune cose. Ecco, la Samaritana si comportava cosi perchè non aveva saldo il principio dogmatico. Prostituirsi è bene o è male? Con la ragione non era arrivata. Però aveva una idea chiara in testa: che doveva venire un Messia, il quale finalmente avrebbe detto che cosa è bene e che cosa è male.
In questi giorni, leggendo un’ opera di Popper, un filosofo venuto alla ribalta recentemente, ho trovato una frase che mi ha sorpreso: “Io non credo nella induzione, credo soltanto nella deduzione”. Ci ho riflettuto, finalmente un epistemologo dà ragione alla impostazione metafisica del discorso. Una morale non si induce mai. Per sapere ciò che è bene e ciò che è male io non posso indurre guardando ciò che gli uomini o la storia hanno fatto: io debbo dedurre una morale da una metafisica, i comportamenti di ognuno di noi sono su questa strada. Voi fate attenzione a quello che accade nei vostri comportamenti e vedrete che sarete tutti nella deduzione. Il vantaggio per quanto riguarda me è che io ho la coscienza di essere nella deduzione e voglio che sia la mia morale dedotta dalla metafisica.
Aspetto un Messia, questo Messia è colui che conosce il versante del bene e del male, che mi dice che io ho avuto sei uomini e costoro non sono mio marito, dunque tra l’esperienza prematrimoniale e il matrimonio c’è un abisso. Allora se prima ricercavo la verità debbo mettermi in ordine. Quindi, io deduco su questo atto di fede nel Messia, deduco dei comportamenti, perché se la Samaritana avesse dovuto liberarsi dalla sua prostituzione con argomentazioni indotte, non se ne sarebbe mai e poi mai liberata. La Samaritana è grande per avere operato una deduzione.

19 marzo 1981



Domenica, 24 febbraio 2008