Le Omelie di Padre Aldo Bergamaschi
La pace non è un dono, ma una conquista

di Aldo Bergamaschi

1 gennaio 2007
Luca 2,16-21

In quel tempo i pastori andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino che giaceva nella mangiatoia e dopo averlo visto riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria da parte sua serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornavano glorificando e lodando Dio di quello che avevano udito e visto come era stato detto loro.
Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.


Affrontiamo ancora una volta questo tema della pace che si celebra oggi. Si é voluto stabilire così dalla istituzione ecclesiastica e civile e quindi i discorsi non trascenderanno mai da una certa logica entro cui l’istituzione é inserita. I discorsi della pace sono discorsi strani, esprimono un desiderio di ciò che si vorrebbe avere, senza fare nulla di sostanziale per poterla avere.
La cosa drammatica dal punto di vista filosofico, è che si é costretti a parlare di pace, mentre la pace ci sarà quando non si parlerà più di pace. Voi vi accorgete di avere male a una gamba quando la gamba vi fa male. Il giorno in cui sentite che vi fa male una gamba, vuol dire che la gamba è malata, al contrario, se fosse sana non ne parlereste.
Noi siamo una “sola famiglia umana”, così ci ha detto il Papa, ecco un principio da cui bisognerebbe trarre tutte le dovute conseguenze; ma siamo veramente convinti di essere un’unica famiglia umana? Chi rompe questo schema, mi spiace doverlo dire, é proprio la sacra Bibbia nel primo passo biblico che abbiamo letto, dove si prevedono delle benedizioni per una sola certa parte di umanità, quindi, le responsabilità della guerra e la impossibilità di avere la pace nel mondo risalgono appunto alla Bibbia e ve lo dimostrerò. La Bibbia sceglie un gruppo di uomini, crea il concetto di gruppo e da quel momento tutte le sciagure sono iniziate.
Leggevo in questi giorni una rivalutazione di un eretico del primo secolo che si chiamava Marcione, il quale aveva dato uno scossone a tutto il pensiero cattolico che già si era fossilizzato in alcuni parametri e aveva detto: “Facciamo bene attenzione al Vecchio Testamento, perché secondo me, quello non è rivelato da Dio, lì c’é la rovina del messaggio portato da Gesù relativamente alla unità del genere umano”.
Si è detto che siamo una sola famiglia umana, volesse il cielo che si tirassero tutte le conclusioni, ma poi vedo una deduzione che ci porta a riconoscere la radicale solidarietà della famiglia umana come condizione fondamentale del nostro vivere insieme, successivo passaggio, solidarietà e sviluppo, sono per il Papa: “Le chiavi della pace”. Sicché mi aspettavo che la pace di cui si parla qui, fosse la pace Sovrana, vale a dire la caduta del concetto di esercito e la sparizione degli armamenti, invece ecco il ripiegamento. Poi si parla della pace sociale, ma la pace sociale é un altro discorso ancora, il quadro spero lo abbiate chiaro. La pace sociale vuol dire: trovare la maniera di stare insieme tra uomini circa i rapporti socioeconomici, senza che nasca la cosiddetta piramide sociale e si stabilisca al punto tale da creare ai vertici il cosiddetto padrone e alla base il cosiddetto schiavo.
Sono convinto che l’uomo si persuaderà che é un grande delinquente nel sostenere il concetto di esercito, derivante dal concetto di gruppo, derivante dal concetto di patria, derivante dal concetto di etnia, derivante dal concetto di religione e cosi via, vedete le radici come sono multiple. Sarà più facile che egli capisca che é un delinquente da quella parte, che non il fatto di avere la propensione continua a rendere schiavo il proprio prossimo, a costruire il proprio benessere sullo star male altrui.
Qui poi si dice: solidarietà e sviluppo. Ora per quanto riguarda lo sviluppo lo sappiamo molto bene che non ha mai portato la giustizia sociale. Si diceva una volta, produrre, produrre, sì, ma andate voi a dire a un contadino di seminare un po’ più di frumento per dare da mangiare a coloro che non ne hanno. E no, risponde il contadino, vieni tu a seminarlo il frumento, perché io quando lo semino, guadagno soltanto seimila lire al quintale e non ci sto dentro con tutte le spese che ho. Sicché fa quel tanto che é necessario per il benessere della società in cui si trova e nulla di più. Nessuno al mondo ha mai fatto una coltivazione tale, per cui il frumento venga venduto anche a sole mille lire addirittura, perchè abbiano da mangiare coloro che soffrono la fame.
Noi potremmo dare da mangiare a venti miliardi di uomini, siamo al mondo in sei miliardi e ce ne sono due o tre con il continuo risicamento della fame in bilico sulla morte e sulla vita.
La questione dello sviluppo la lasciamo stare perché lo sviluppo riguarda coloro che già hanno lo stomaco pieno e tendono ad aumentare il loro capitale. Questa é la logica del capitalismo e quando dico capitalismo, sia esso privato o di stato, é la stessa cosa, capitalisti siamo tutti, lo dico anche ai frate1li comunisti. In coloro che hanno inventato la parola solidarietà c’è un certo sviluppo e ricchezza; ci sono i poveri e bisogna essere solidali con loro.
La piramide sociale si affloscia soltanto per metanoia o conversione, per decreto legge sarebbe disastroso, quindi, io non accetto che si dica che la pace sociale si ottiene attraverso lo sviluppo e la solidarietà. Il punto da guadagnare per il cristiano sarebbe far sì che nessuno abbia bisogno, recuperando le parole di Gesù: “Amatevi come io ho amato voi”.
Gesù Cristo é morto per due motivazioni: perché contestava il sabato, il quale sabato era rivelato da Dio e perché chiamava Dio suo padre. Dio é padre non é capo, quindi se Dio é padre non é capo di eserciti, come invece si dice appunto nel Vecchio Testamento.
L’unico santo che ha capito il discorso di Gesù é stato Francesco di Assisi. Nell’episodio del lupo di Gubbio, che tra l’altro non era un lupo vero, c’era un dissidio di ordine sociale, quello che noi chiamiamo lupo era un tipo che caldeggiava la rivolta. I brigatisti dell’epoca, i quali dicevano che c’erano troppe ingiustizie nella città di Gubbio, si misero ad attaccare e ogni giorno erano azioni di guerriglia, quindi costui era probabilmente uno che aveva scritto sul berretto ’lupo’, così come qui all’epoca dei partigiani, scrivevano ’Ercole’.
Francesco lo affronta da uomo libero da tutte le strutture istituzionali e quando il “Lupo” avanza gli dice: “Frate lupo”. Il Lupo nel sentirsi chiamare “frate”, fratello, chiude la bocca e Francesco gli fa notare che ha fatto cose cattive: che ha ucciso anche degli uomini e davanti a Gesù Cristo è perverso. Francesco gli mostra l’etica di Gesù Cristo e non quella della città, non gli dice che ha violato il codice della città, che era il codice di chi costruiva la piramide.
Lo porta in città e non in Chiesa, perché la Chiesa era già diventata un motivo di attrito, un luogo dove si insegnava l’odio contro il Lupo, bisognava ucciderlo. Nella piazza non consegna il Lupo come se fosse uno sbandato che ritorna finalmente a casa presso le persone oneste, prima fa un discorso anche ai cittadini di Gubbio, signori dice: “Ho l’impressione che a motivo dei vostri peccati le cose si siano ridotte in questo modo, lo so, voi avete paura del Lupo, che ha una gola piccola in sostanza, ma non avete paura dell’inferno che é una voragine enorme e che vi può seppellire tutti quanti”.
Dice il fioretto, che quel Lupo, caso strano, morì di vecchiaia. Tutti i giorni entrava in città al mattino, riceveva il suo pezzo di pane, giocava con i bambini. Finalmente la pace era stata fatta, la pace non tra un deviato che ritorna presso gli onesti, ma la pace fra due deviati; la città di Gubbio e il Lupo e la sua fazione, che ritornano finalmente dentro al concetto di verità.
In quel caso avevano finalmente ricostituito la ecclesia in senso evangelico, in quell’ “Amatevi come io ho amato voi”.


1 gennaio 1987



Mercoledì, 02 gennaio 2008