Le Omelie di Padre Aldo Bergamaschi
Vangelo Luca 19,1-10

di Padre Aldo Bergamaschi

4 novembre 2007
Vangelo Luca 19,1-10

In quel tempo Gesù entrato in Gerico attraversava la città, ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti per poterlo vedere, salì su in sicomoro poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo scendi subito perché oggi mi devo fermare a casa tua”. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò tutti mormoravano: “É andato ad alloggiare da un peccatore”. Ma Zaccheo alzatosi disse al Signore: “Ecco Signore io do la metà dei miei beni ai poveri e se ho frodato qualcuno restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.


Gerico è una cittadina situata a nord ovest del Mar Morto, era la residenza invernale di Erode, che vuol dire, palazzo, piscine, anfiteatri, giardini, flora di riviera. C’è di più, Cleopatra si era fatta regalare questa cittadina da Antonio, quando costui era diventato proprietario di una terza parte del mondo insieme con Ottaviano e Lepido. Città di confine, centro commerciale, agenti di imposte al servizio di Roma. Zaccheo era il capo di questi agenti e aveva in tasca i segreti dei ricchi, e conosceva le tragedie dei poveri. Il testo evangelico è lapidario: era capo dei pubblicani e ricco.
C’è da chiedersi se questi due attributi siano considerati colpevoli o siano considerate colpe dal punto di vista evangelico. Non è una colpa essere un pubblicano, perché abbiamo visto come Gesù riscatti i pubblicani. Essere ricco probabilmente sì per tutto ciò che significa, perché ricchi non si nasce ma si diventa e si diventa attingendo denaro dove in genere è prodotto dal lavoro, e quindi si mettono le mani sul lavoro altrui.
Poi c’è l’altro punto più delicato. Difficile dire quale fosse la sua posizione religiosa, se essere religiosi vuol dire compiere qualche rito e adeguarsi ai costumi del luogo. I banchieri della nostra epoca, che hanno fatto parlare di sé, erano e sono ufficialmente religiosi. Addirittura legati col Vaticano per interessi. Nessuno si meraviglierebbe se queste cose le facessero degli atei, ma è che purtroppo, dal punto di vista di chi giudica religiosamente, sembrano più onesti sotto questo profilo. Dunque ufficialmente religiosi, dunque inattaccabili dal messaggio di Gesù, quindi impossibile una loro conversione.
L’incontro con Gesù fa di Zaccheo un cristiano, badate non un uomo religioso, la conversione non è una assunzione di riti, come in genere accade, ma una correzione dei rapporti socioeconomici: questo è il discorso che ancora i cristiani impegnati nel sociale debbono capire. Per molti teologi, conversione vuol dire andare a messa tutte le mattine, fare la Comunione tutte le domeniche ecc. No, vuol dire rivedere il punto dolente, l’arricchirsi, quello per cui non dormiamo, né di notte né di giorno.
Io ho conosciuto dei convertiti da Padre Pio che andavano ogni mese a san Giovanni Rotondo, andavano a messa tutte le mattine, facevano la comunione, facevano la meditazione, facevano perfino dell’apostolato, ma tutto purché non si toccasse il loro potere economico.
Il testo evangelico è molto abbreviato, quando Gesù dice: “…oggi mi devo fermare a casa tua”, è da supporre che Gesù sia andato poniamo a pranzo da Zaccheo e le parole fatidiche Zaccheo le abbia dette dopo.
Ora, ecco la domanda, questo colloquio come si sarà svolto? Bisognerebbe inventarlo tutto. Vi dico modestamente che fra le mie carte ci ho provato varie volte a capire come possa essere avvenuto, come si sia svolto quel colloquio, ma ogni volta mi è caduta la penna di mano. Ebbene, in un colloquio che nemmeno abbiamo, Zaccheo si riconosce ladro senza che nessuna legge fosse in grado di dichiararlo tale. Abbiamo noi dei ladri, fior di ladri, che nessuna legge può perseguire.
Questo episodio di Zaccheo mi porta a pensare al latrocinio giuridico, quello che va contro il diritto, certo, ma quanti latrocini avvengono addirittura con la copertura della legge, soprattutto dove il danaro moltiplica se stesso senza passare attraverso il lavoro. Tutte le operazioni che noi compiamo sul danaro avendolo trasformato in una cosa, da simbolo che è, sono tutte operazioni che non sono colpite dalla legge, perché su questo punto vogliamo tutti quello spazio che ci dia la possibilità di diventare ricchi con le mani pulite.
Ed ecco allora qui Zaccheo scopre, alla luce di quel colloquio, di essere un ladro, un ladro di prima grandezza. Quindi è inutile presentare il messaggio salvifico di Cristo come una caparra per l’aldilà, qui, in questo episodio, la conversione attinge subito al sociale. Alcuni mi dicono, ma tu hai questo pallino, hai identificato il messaggio evangelico con la soluzione di questi problemi. Sissignori, con la soluzione di questi problemi, perché sono il fondamento della nostra esistenza.
Dà metà dei suoi beni ai poveri, restituisce il quadruplo ai frodati, ecco il miracolo della fede che fa sì che uno si riconosca ladro pur senza violare il codice, e spingerlo a ricostituire la fratellanza con il principio della divisione totale o della condivisione assoluta. E qualcuno mi dice che la fede non ha il compito di risolvere i problemi socioeconomici!
Quella di Zaccheo è una soluzione fra le tante possibili. Cristo non la ordina prima, non la loda dopo. Gesù ha dato le premesse, ha creato in lui la conversione. Adesso è da vedere che cosa quest’uomo è capace di fare. É entrata la salvezza, in questa casa..... Ciò che Zaccheo potrà fare adesso che ha capito in che cosa consiste il messaggio di Gesù, è assolutamente imprevedibile.
Una sola notazione, Zaccheo non ha intenzione di seguire Gesù. Ricordate che cosa dice Gesù al giovane ricco? Vendi quello che hai poi vieni con me. Zaccheo non fa questo, comincia a cercare una novità che è, dare la metà dei suoi averi. Guardate che sono, cattolici apostolici romani, quelli che mai più si convertiranno, perché hanno inglobato quella certa visione socioeconomica all’interno della loro visione del mondo. I frodatori del fisco, se facessero altrettanto, se restituissero senza bisogno di essere perseguiti dalla legge il quadruplo di ciò che hanno frodato, certamente l’Italia andrebbe molto meglio.
Voglio fare un raffronto fra la posizione di Zaccheo che non intende seguire Gesù, ma che intende restare nel mondo e iniziare alla luce della fede un nuovo rapporto socioeconomico con i suoi fratelli, giacché egli li considera tali, e san Francesco, il quale va probabilmente un tantino più in là. Ci sono due o tre episodi famosissimi dei quali pochi parlano, in cui Francesco emette, in anticipo di qualche secolo, la teoria della socializzazione della proprietà. Ma va ancora oltre, perché egli sostiene che non si può tenere una cosa quando c’è qualcuno che ne ha più bisogno. Francesco riceve dal suo guardiano un mantello e lo dona a un povero che trema dal freddo. Si giustifica con il guardiano - che ragionava con le categorie del liberalismo eterno, da Cicerone a Smith - dicendo: quando incontro qualcuno che ne ha più bisogno di me finisce il mio possesso.
Zaccheo dunque resta nel mondo, non mi risulta neanche che si sia aggregato alla prima comunità di Gerusalemme dove si praticava tutta un’altra teoria sulla distribuzione dei beni.
La cosa interessante è che quest’uomo ci dia per riflesso la prova inequivocabile di ciò che dovrebbe essere la fede, in questo caso l’incontro con Gesù, la conversione, la metànoia, cala dentro alla coscienza. Quella coscienza, non comincia a dedurre razionalmente dei sistemi socioeconomici dalla fede, il che sarebbe un errore, ma produce immediatamente ciò che la fede deve produrre, un mutamento delle cose sbagliate quaggiù, in attesa di andarle a vedere congegnate in un mondo più perfetto lassù.

30 ottobre 1986



Domenica, 04 novembre 2007