Le Omelie di Padre Aldo Bergamaschi
L’ascensione

Matteo 28,16-20


di Aldo Bergamaschi

4 maggio 2008

Pronunciata il 31 maggio 1987

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù avvicinatosi, disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Matteo 28,16-20


Oggi si celebra, a livello ecclesiale, la giornata dei mezzi di comunicazione sociale. Ne parlo unicamente perché mi viene comodo per spiegarvi il Vangelo di oggi. Sì d’accordo, é ora di finirla con questo bombardamento di notizie, noi siamo le piccole vittime; salvo poi a fare di tutto per diventare anche noi i gestori di mezzi di comunicazione.
E allora sono d’accordo, é cattivo quel mezzo che ci dice delle verità che per noi non sono verità, ma probabilmente é cattivo anche quel mezzo di comunicazione che tutto il giorno recita rosari, parla di santi, dei viaggi del papa ecc. Allora, in quel caso il mezzo di comunicazione dice delle verità, mentre se lo fanno gli altri mezzi di comunicazione invece, verità non dicono.
La posizione cristiana io credo che sia proprio questa: attenzione a tutti coloro che s’impancano a maestri e cercano di raccontarvela, anche se costoro sono coloro che hanno la buona intenzione di comunicarvi secondo loro la verità. Tanto più che polemicamente potrei chiedere: nel medioevo, chi li aveva in mano i mezzi di comunicazione? Brutta pagina questa.
Prendiamo il caso di una Chiesa che nella predicazione domenicale presentava il messaggio evangelico letto in latino, per cui, non era capito da nessuno e poi veniva spiegato secondo le proprie categorie. Adesso a distanza, vediamo quale scempio si era fatto del mezzo di comunicazione sociale che all’epoca era il pulpito, ed era appunto l’annuncio liturgico.
Voglio mantenermi in una posizione evangelica, attenzione, la mia pretesa é vedere di ricercare il più possibile qual’é il pensiero di Gesù. Vorrei che questo fosse acquisito per chi é in ascolto, perché se ho fallito questo, allora, ho fallito il senso della predicazione cristiana.
Ed ecco l’esempio preciso. Il modo di raccontarci ciò che é accaduto dopo la Risurrezione a Gesù Cristo, secondo voi, é un modo corretto da parte di Matteo, il quale, qui si salva come può? La prima lettura l’avete udita anche voi, in maniera smaccata si considera la Risurrezione di Gesù come una rianimazione di cadavere. Per cui io vi domando: é didatticamente corretto spiegare anche ai bambini l’Ascensione in questo modo? Perché il racconto é fatto esattamente per delle mentalità infantili. Ma quale è l’errore che sta sotto se l’operazione didattica non é corretta? É ché fissa nel mito e allontana dalla realtà.
Io mi rendo conto e posso capire - gli storici certamente lo sanno meglio di me - come la sovrapposizione storiografica abbia corrotto i fatti. E tutto l’impegno della ricerca storica é di andare a ritrovare il fatto così come è, senza quelle sovrapposizioni storiografiche che hanno un nome ben preciso, cioè, il nostro modo di pensare, il nostro modo di presentare.
E certo, in questo caso mi rendo conto che il mezzo televisivo, che é uno dei mezzi di comunicazione sociale, ha una importanza fondamentale. Una sola notazione per coloro che coltivano il settore della educazione ad immagini: guardate che cosa accade in questi giorni, certo il mezzo televisivo é da paragonarsi ad un medium, medium in quo. Per sé dovrebbe essere un mezzo con il quale, o mediante il quale, coloro che ascoltano vengono a contatto con la realtà.
Ma comunque si voglia poi gestire un mezzo, se il gestore non é Gesù Cristo, vi confesso che tutti gli altri sono nella tentazione di corrompere; cioè, di farvi vedere le cose come sembra a loro giusto farvele vedere. Sicché noi, nei confronti di questo mezzo ci troviamo ad essere come un bambino, il quale, si sente raccontare la favoletta appunto, per risolvere taluni problemi, che poi si dice: quando sarà grande… e invece purtroppo, l’educhiamo al mito. E quindi dicevo, porta anziché l’attenzione sulla realtà, all’attenzione su stesso.
Allora, per tornare a noi: é didatticamente scorretto spiegare a dei bambini l’Ascensione in questo modo, questo é il punto. Gesù dopo la sua Risurrezione dove é andato? Se noi non abbiamo la corretta concezione della Risurrezione, la nostra fantasia é obbligata a rendere conto del corpo di Gesù.
Se Gesù é un cadavere rianimato dovrà mangiare, dovrà essere da qualche parte, e quanto tempo é stato qui ? Risposta: quaranta giorni; vedete pronta la risposta didattica da dare al bambino, il quale con curiosità vi dice: ma dove é andato, cosa faceva? Alcune volte appare, poi dopo 40 giorni li chiama sul monte Oliveto, (così viene descritto nella prima lettura) un’addio con alcune raccomandazioni e comincia a innalzarsi da terra così come un palloncino.
Sennonché ecco l’altro problema; in questa concezione il bambino non si leva dalla testa l’idea che Gesù sia andato a finire da qualche parte su nel cielo fisicamente inteso. E poi, viene comodo in questa concezione rispondere: non state lì a guardare su verso il cielo, adesso non riuscite a vederlo, ma Gesù ritornerà poi alla fine del mondo, così come se ne é andato.
Allora, nella vostra fantasia, se lo vedete secondo questa concezione, tutto torna, ma voi avete inoculato nella mente del bambino un mito e non un concetto di Risurrezione. Voi direte: ma tu come te la cavi? Vi faccio in breve il piccolo iter didattico che io seguirei.
Primo: la Risurrezione non é una rianimazione di cadavere. Gesù é entrato in una nuova dimensione subito all’atto della Risurrezione. Gli evangelisti ne parlano così: uno é Matteo, il quale almeno si trattiene dal dire che Gesù si é innalzato; l’altro è S. Luca, che è invece molto plateale ed é caduto nel racconto, Giovanni non ne parla assolutamente perché per lui le due feste si identificano, Risurrezione vuol dire andare al Padre.
Ora, qui nell’orto dei Cappuccini ci sono delle belle ciliegie che stanno per diventare mature e che i fraticelli mangieranno con grande soddisfazione. Ecco qui una ciliegia, immaginate che riproduca il processo inverso che l’ha condotta ad essere tale. Badate che io non vi sto parlando di bacchette magiche, vi sto parlando di un processo chimico che anche un bambino può costatare. Come é arrivata quella bella ciliegia rossa? In gennaio la pianta era quasi morta, poi abbiamo visto le prime foglioline, poi i fiori e nel giro di due o tre mesi è venuto fuori quel bel simpatico frutto che si chiama ciliegia. E questo, volendo fare paragone, sarebbe la venuta di Gesù Cristo nel mondo. Anche Lui, prima nel seno di sua madre, poi il Natale e così via; e adesso Lui, siccome é figlio del Padre, ritorna al Padre, vedete come tutto torna. Questa é la frase utile per potere capire il senso della Risurrezione, quindi, non c’é una rianimazione di cadavere,
Ora, immaginiamo che questa ciliegia non sia raccolta, ma che faccia il suo processo a ritroso, immaginiamo che a questa ciliegia, nel giro di pochi secondi, le accada quello che le é accaduto in quattro mesi, però a ritroso. Vedo la ciliegia rossa in pochi secondi diventare verde, poi il fiore, poi le gemme, poi le foglioline, poi giù giù fino alla linfa dell’albero, al primo albero di ciliegio e andate al pensiero di Dio che ha creato il primo ciliegio.
Ecco allora, tornare al Padre vuol dire fare questo cammino a ritroso. Questa sarebbe, credo, una maniera corretta, senza miracolismi, senza introduzione di miti per poter spiegare il concetto di Risurrezione. Ma introducendo questa nostra Ascensione, che é come ho già detto altre volte, una
festa fissata a tavolino, si va incontro a dei grossi pericoli per l’educazione cristiana e di come insegnare il catechismo.
Attenzione, non rinunciate mai all’elemento razionale e attenti ai mezzi di comunicazione sociale, perché anche i Vangeli sono mezzi di comunicazione sociale, che già vi presentano i fatti in un certo modo. E soprattutto, attenzione a S. Marco e a S. Luca i quali, non erano presenti ai fatti e per potersela cavare devono introdurre una serie di altri miracoli. E allora no, perché di miracoli, nell’ipotesi che lo sia, me ne basta uno solo: la Risurrezione. Tutto qui e null’altro, il salto nella fede é questo e null’altro! Tutto il resto rischia di diventare miracolistico.
Termino: “lo sono con voi fino alla fine dei secoli”, questo é il punto! Il grande discorso della Risurrezione é qui; Gesù é entrato in una dimensione che rende possibile la Sua presenza dentro la coscienza dei singoli. Ma se questi singoli non si alimentano alla Sua verità, allora abbiamo una discrasia tra istituzione e psiche e questa é una sciagura, e per noi, e per la nostra convivenza.

31 maggio 1987



Domenica, 04 maggio 2008