MARIA MADDALENA.

(traduzione dallo spagnolo di Stefania Salomone)


Tratto da Mujeres e Teologia - Madrid - http://es.geocities.com/mujeresyteologiamadrid/
 
Sono una donna nominata nel Nuovo Testamento, ma sconosciuta alla gran parte del popolo cristiano, e non solo questo ma molto peggio, confusa con altre donne, presentata come un simbolo del peccato sessuale, che si suppone sempre essere un peccato "femminile".
Il mio nome, anche oggi, suggerisce l'immagine di una donna adultera, prostituta, peccatrice pentita...sono pochissimi i cristiani che mi associano con: una discepola di Gesù, con l'apostola degli apostoli, testimone privilegiata della morte e risurrezione di Gesù.
Ma andiamo per gradi. Sono una delle donne più nominate dai quattro evangelisti e e quella che lo è maggiormente nelle letture Pasquali, ma mi si confonde di solito: con la moglie peccatrice che lavò e unse i piedi di Gesù (Lc 7,36-50); con Maria di Betania, anch'essa unse i piedi di Gesù (Gv 12,1-8), con la moglie anonima che profeticamente gli unse il capo (Mc 14,3-9; Mt 26,6-13) e con la moglie sorpresa in adulterio (Gv 8, 3-11).
Il mio nome si è tramutato nel prototipo di "peccatrice pubblica" che, come si sa, quando si dice "pubblica" di una donna, è sinonimo di prostituta mentre usando l'appellativo "pubblico" relativamente ad un uomo, se ne denota l'importanza sociale. Io sono arrivata ad incarnare l'antica relazione tra bellezza, sensualità e peccato femminile. Io sarò nei secoli la grande peccatrice pentita, la "piangente", così il sesso debole può vantare una santa penitente da invocare ed imitare. Il simbolo del potere della grazia sul peccato.
Oltre alla mentalità patriarcale, con la difficoltà che questa comporta nell'accettazione del mio ruolo privilegiato nella vita, morte e risurrezione di Gesù e nella prima comunità, hanno influito anche alcune circostanze e varie tradizioni.
Il vangelo di Luca parla di me con queste parole:  "In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni." (Lc 8,1-3).
 Nel capitolo prima si narra la storia di una nota prostituta, che, entrando nella casa del fariseo, bacia e unge i piedi di Gesù (Lc 7,36-50), Luca non dice il suo nome. Ma i biblisti identificano "gli spiriti maligni e i sette demoni" con "i peccati sessuali", traducendomi nel prototipo di "peccatrice carnale".
Ad Eva, la peccatrice dell'Antico Testamento, sono subentrata io nel Nuovo. Così sarà marcata la nostra condizione femminile: noialtre siamo le "peccatrici".
Non tutte le tradizioni mistificano la mia realtà. Durante i primi secoli della chiesa sono coesistite due tradizioni bibliche che mi riguardavano. In alcune comunità cristiane, nelle quali le donne esercitavano un ministero ufficiale, ero riverita come la prima testimone della risurrezione di Gesù. Ireneo, Origene e S. G. Crisostomo mi hanno definita "l'apostola degli apostoli".
Sembra che la confusione sulla mia identità risalga al III sec. quando S. Agostino mi ha confuso e identificato con la peccatrice ma questa tradizione è stata appoggiata da papa Gregorio Magno (540-604) che ha messo fine alla "confusione" dichiarando, spero non in forma infallibile e senza possibilità di discussione e replica, che Maria Maddalena, Maria di Betania e la "peccatrice" di Luca, erano la stessa persona. La "autorità" papale una volta ancora ha negato alle donne la figura privilegiata che Gesù ci aveva riconosciuto e mi relegherà per secoli al personaggio de "la peccatrice".
E nel tempo di oggi, è tanto ancora quel che devo smontare sulla mia immagine così deteriorata dalla storia patriarcale, ma voglio augurare a te lettore/lettrice che ogni volta tu abbia la capacità di rivedere le tue "convinzioni" e i tuoi "stereotipi" per poter guardare con occhi limpidi la verità di ciascuna delle persone che incontrerai nella vita.
Maria Maddalena
 
MARIA MADDALENA: La seguace di Gesù.
Il mese scorso ho cominciato a presentarmi e cercare di smontare una lunga tradizione che ha sfigurato la mia vera identità.
Oltre ai sermoni, vedasi i Sermoni Medievali che hanno diffuso una immagine romanzata di me calcando la mano sul peccato sessuale e molta letteratura, nel Medio Evo e successivamente nel Rinascimento e nel Barocco gli artisti hanno utilizzato in modo esaustivo una mia immagine carica di sensualità, bellezza, seduzione, tentazione e pentimento.
Ti invito a fare un percorso a ritroso nelle rappresentazioni pittoriche e nelle sculture per confermare ciò che ti dico. Mi hanno rappresentato quasi sempre con un misto di sublimazione spirituale e erotismo tipici della maniera clericale di guardare le donne.
Alla larga da queste categorie voglio svelarti la mia identità, a volte prenderò i dati dai quattro Vangeli, mentre altre volte dovrò riferirmi a quelli che sono chiamati Vangeli Apocrifi dei secc. II-IV (Vangelo di Tommaso - che alcuni studiosi datano alla fine del I sec - Pistis Sofia, il Vangelo di Filippo, il dialogo del Salvatore, il Vangelo di Pietro, il Vangelo che porta il mio nome il Vangelo di Maria, che molti hanno ritenuto essere quello di Maria, la madre di Gesù) o ancora a tradizioni perdute e raccolte a volte nella letteratura profana, ivi incluse alcune rappresentazioni artistiche.
Ti ricordo che il Canone del Nuovo Testamento non si è chiuso fino al IV sec. e pertanto molti cristiani dei primi secoli considerarono alcuni degli scritti, poi definiti apocrifi, come Sacra Scrittura. Oggi, grazie soprattutto alle teologhe e bibliste femministe, esiste una abbondante documentazione sulla mia persona.
Che posso dirti del mio rapporto con Gesù? Resterà per sempre un segreto tra me e lui, come ci siamo conosciuti e quale fu la profondità della nostra relazione.
Quello che certo voglio dirti è che prima di diventare discepola di Gesù, fui guarita da lui. La mia persona era in mille pezzi, inferma nel corpo e nell'anima, depressa e distrutta, ansiosa di amare ed essere amata. Questa situazione, terribilmente dolorosa, i Vangeli la chiamano "possessione di spiriti maligni". I "demoni" incarnano i poteri e le strutture disumanizzanti che si oppongono al Regno, senza sinonimi di dolore, distruzione, morte, infermità.
La mia situazione era grave ma lui mi ha liberato del tutto, mi ha curato fisicamente e psicologicamente. L'espressione usata quando fui guarita "da sette demoni" è significativa. Il numero sette è un numero simbolico che rappresenta la totalità, la guarigione definitiva, come una nuova nascita. E' morta la donna disperata e malata per far nascere la donna sana, piena di vita e discepola.
Egli mi ha sanato e io ho risposto col mio amore, col mio impegno e con il mio servizio incondizionato, è come dire che diventare sua amica e discepola è per sempre.
Spero che tu possa fare questa esperienza, riconoscere i "demoni" che si annidano nel tuo cuore, esporli alla sua misericordia e sperimentare la guarigione totale che ti restituisca alla vita come seguace appassionata di Gesù per sempre. E' una esperienza di risurrezione indimenticabile.
Te lo dico io che l'ho vissuto.
Maria Maddalena.
 
MARIA MADDALENA: La discepola di Gesù.
Oggi voglio svelarti la mia identità di discepola. I vangeli riconoscono chiaramente che un gruppo di donne seguivano Gesù e io ero una di loro, lo dice chiaramente Luca (8,2b-3, 23, 49; 23,55; 24,10) e anche Marco quando nel racconto della morte di Gesù dice che noi che stavamo lì ad osservare da lontano, eravamo quelle che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. (Mc 15,40) (Cfr. anche Mt 27,55-56).
Anche se ormai lo sai, voglio ricordarti che "servire e seguire" sono due verbi strettamente legati nei vangeli. Da qui il verbo "diakoneo" quando compare in relazione a un nome maschile è sempre più che prestare un aiuto materiale, è un servizio che si traduce in accoglienza, donazione e disponibilità.
Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. (Gv 12,26).
"Servire" è la caratteristica essenziale del discepolato, tanto del marito quanto della moglie, affinché si realizzi la verità di Gesù che "non è venuto per essere servito, ma per servire" (Mc 10,40).
Ho vissuto con profonda gratitudine e qualche perplessità questa libertà di Gesù di includere noi altre donne nel suo seguito. Nel mio mondo giudaico le donne non potevano acquisire la categoria di "discepole" di un rabbi, la legge lo proibiva, però Gesù ancora una volta rompe con le norme stabilite dalla mia società patriarcale. Lo seguii con tutto il cuore, con tutta la mia mente e con tutte le mie forze e lo seguii non solo in Galilea, ma con lui "salii a Gerusalemme".
Salire a Gerusalemme è una espressione piena di simbolismo nei Vangeli, significa accettare di condividere non solo la vita di Gesù, ma anche la sua sorte e il suo destino. Significa seguirlo fino alla croce.
Mentre i discepoli nel momento finale sono stati presi dal panico e sono scappati, noi gruppo di donne, morte anche noi di paura, l'abbiamo seguito e siamo state lì presenti sul Golgota, l'abbiamo seguito fino alla fine.
Ho amato Gesù così tanto che mi risultò facile seguirlo nella sua vita pubblica, godendo della sua sapienza e del suo ingegno, traboccando di gioia nel vedere la sua libertà, mi scoppiava il cuore nel contemplare la sua misericordia sviscerata, lo ammiravo sempre più mentre scoprivo la sua insolita libertà, ma quando le cose hanno cominciato a farsi difficili per lui e i suoi, quando l'odio era salito e volevano toglierlo di mezzo, anch'io ho avuto paura, conoscevo bene le autorità politiche e religiose del mio popolo, conoscevo la sorte di molti profeti e sapevo che Gesù avrebbe fatto una brutta fine. Egli non si abbassava, non smetteva di fare e dire ciò che sentiva essere il progetto del suo Dio e il mio dolore per ciò che poteva accadergli non è facilmente spiegabile. Solo un cuore innamorato può comprendere il mio dolore e la mia angoscia per il suo destino.
Perciò quando Gesù salì a Gerusalemme nella Pasqua dei giudei ho temuto il peggio e insieme ad altre amiche e discepole abbiamo deciso di "salire con lui a Gerusalemme" e non lasciarlo solo. Ma questo te lo spiegherò un altro giorno.
Oggi voglio solo ricordare con gratitudine e nostalgia la comunità dei suoi seguaci, dove veramente uomini e donne formavano una comunità di uguali e farti coraggio affinché non rinunci a questa utopia, seguiti a lottare affinché un giorno sia di nuovo verità.
Nel frattempo tu segui Gesù nei momenti facili e in quelli difficili, cerca compagni e compagne di cammino e in questa sequela lasciati ogni volta sedurre dalla sua persona.
Maria Maddalena.
 
MARIA MADDAENA. Amica e discepola preferita.
I Vangeli canonici non dicono niente della mia profonda amicizia con Gesù, né di come si svolgeva la mia strada di discepola e neanche delle mie difficoltà per mantenere un posto preferenziale nella sua vita.
Qualcosa al riguardo è conservata nei Vangeli Apocrifi.
Sono stata una donna importante nella vita di Gesù, ho goduto di una vicinanza e preferenza che mi ha creato problemi sia mentre era in vita che dopo la sua morte.
Se non hai modo di vedere i Vangeli Apocrifi ti riporto alcune cose che dicono di me.
Il Vangelo di Filippo, che sembra avere le sue origini in Siria, nei dintorni di Antiochia, suole datarsi tra la fine del II sec e l'inizio del III, mette in rilievo la preferenza di Gesù nei miei confronti.
Tra tutte le cose che dice ho selezionato: Erano tre che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte. Infatti era 'Maria' sua sorella, sua madre e la sua consorte.  (59,6-119)
La compagna di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla bocca. Gli altri discepoli allora gli dissero: "perché ami lei più di tutti noi?" Il Salvatore rispose e disse loro: "perché non amo voi tutti come lei?". (69)
 
Il Vangelo di Maria, scritto in coptosahidico e copiato nel secolo V. E' un testo con lacune, mancano le prime pagine e qualcuna al centro. Si ritrovarono dei frammenti greci che contenevano parte di quest'opera, datata all'inizio del III sec. La qualità è inferiore alla versione copta dato che gli studi dimostrano che la versione originale greca è anteriore, probabilmente della metà del II sec.
Riporto soltanto i testi in cui si mette in evidenza il ruolo rilevante che ho avuto nella vita di Gesù.
Pietro dice a Maria: "sorella, noi sappiamo che il Salvatore ti ha amato più che tutte le altre donne, raccontaci..." e più avanti lo stesso Pietro mette in dubbio questo dato e dice: "Può mai essere che il Signore l'ha eletta e l'ha preferita a noi?" Ma Levì mi difese e disse a Pietro: "Il Salvatore la conosceva bene e per questo l'amava più di noi".
Se Gesù mi ha abbia amato più o meno di quanto abbia amato i suoi discepoli lo sapeva solo lui, ma senza dubbio, io ho avuto la fortuna di vivere questa esperienza di sentirmi unica e speciale per lui. Non fui solo io a sperimentare questa sensazione; Gesù aveva una capacità ineguagliabile di fare sentire ognuno suo amico o amica, unici e irripetibili, importanti per lui.
Ho anche goduto della sua intimità e di rivelazioni profonde in relazione al Regno e della sapienza di cui il suo cuore traboccava. Passavo molte ore ad ascoltarlo non solo con gli orecchi, ma soprattutto col cuore. Perché è qui nel cuore che si "riconosce" la verità, gli occhi ci ingannano molte volte, e gli orecchi possono essere sordi  a qualunque cosa se non sanno "ascoltare".
A partire da quell'esperienza di essere la discepola amata da Gesù, voglio oggi incoraggiarti a prestare i tuoi orecchi attenti alle sue parole che siano ancora vive, non solo nella Scrittura, ma nella realtà quotidiana.
Vivi il dono di fare dei tuoi orecchi, orecchi di discepola, non di maestra che sa tutto e che non ha nulla da imparare dalla vita. Solo così ti fortificherai e gioirai della vera sapienza.
Maria Maddalena.
 
MARIA MADDALENA: discepola nonostante le difficoltà
Seguire Gesù non è per niente facile. E' una decisione folle, con poche sicurezze e molti rischi, ma, quando si verifica l'incontro con la sua persona, tutto diventa relativo, proverai la gioia di aver incontrato il tesoro nascosto nel campo del tuo cuore e del cuore del mondo.
Questo è accaduto a me, dopo il mio incontro di guarigione e di salvezza con Gesù, tutto cambiò nella mia vita, la mia scala di valori fu sconvolta e il mio cuore, innamorato e sedotto da Gesù e dai suoi sogni riguardo al Regno di Dio, non ha più avuto altra passione.
Ma i "demoni" che abitano il nostro cuore in tutte le società di tutti i tempi, non si scacciano una volta per sempre, sono insidiosi e bisogna vigilare, come dice spesso Gesù, affinché non ti sovrastino. Ho dovuto lottare con i demoni del mio cuore così come con i demoni della mia società, ingiusta, discriminante, patriarcale e maschilista.
Il fatto che Gesù ci abbia chiamato per formare una comunità di eguali attorno a lui, non fu compito facile da realizzare, i pregiudizi ancestrali, le differenze di carattere, le opinioni politiche, le ideologie, la sessualità, le invidie, la brama di potere, il protagonismo non vennero annientati da questo. Gesù cercava di educarci al fatto che i primi saranno quelli che servono e gli ultimi saranno i primi nel suo Regno, ma questo era difficile da comprendere nella nostra povertà spirituale.
Per noi, le donne, fu molto difficile sopportare la difficoltà con la quale gli uomini vivevano l’opzione di uguaglianza proposta da Gesù, e ancor di più vivevano una forma di rivalità verso il protagonismo delle donne nella sua vita e nella sua missione. 
In modo particolare il conflitto tra me e Pietro, di cui si trova traccia negli Apocrifi, è solo un simbolo del conflitto presente nella nostra società in fatto di autorità e potere e uguaglianza rispetto ai maschi. Era, e continua ad essere, molto difficile non solo condividere il potere, ma anche riconoscere la nostra parità e il diritto a spartirlo con loro. In questo la novità di Gesù prosegue, senza essere inaugurata, fino ad oggi.
Tracce di questo conflitto sono riscontrabili nel Vangelo di Tommaso, che alcuni studiosi ritengono databile intorno alla fine del I sec. o agli inizi del II, in cui Pietro dice ai discepoli Lasciate che Maria se ne vada, poiché le donne non meritano la vita” (114). In modo più chiaro, il Vangelo che porta il mio nome, il Vangelo di Maria, narra il seguente episodio in cui Maria finì di esprimere una rilevazione da lei tenuta segreta riguardo al Risorto:
Tutti videro allora come il Maestro le avesse insegnato. Poi, fu Andrea a rivolgersi ai suoi Fratelli: «Ditemi il vostro pensiero su ciò che questa donna ha appena detto.
Per quanto mi riguarda, non presto fede al fatto che il Maestro abbia potuto esprimersi in tal modo. Queste parole ci separano da ciò che abbiamo potuto avvicinare».
Simon Pietro guardò Andrea e si alzò:
«Accetteremo la possibilità che una donna abbia ricevuto simili parole dalla bocca del Maestro? Che Egli le abbia confidato dei segreti a cui non abbiamo avuto accesso? Dovremo cambiare sguardo e cammino accettando di aprire le orecchie a questa donna? Vi chiedo: è lei che Lui ha scelto, preferendola a noi?».
Myriam allora si mise a piangere e disse a Simon Pietro: «Mio Fratello nello spirito, che cosa stai attraversando? Pensi che io abbia inventato questa Visione e che a proposito del Nostro Insegnante dica menzogne?». Levi si alzò fra tutti e disse: «Simon Pietro, ti abbiamo sempre visto focoso. Perché ora ti ribelli contro la Donna come se fosse un nostro avversario? Se il Maestro l’ha resa degna del Suo Cuore, chi sei, tu, per respingerla?
 
Caro lettore, arriva tu stesso a comprendere l’attualità di questo linguaggio. Io terminerò facendo mie le parole di Levi alla fine di questa discussione: In verità, l’Insegnante che la conosceva bene l’ha amata più di noi perché la sua anima ha fatto un grande viaggio. Guardiamo ora la nostra debolezza e sbrighiamoci a diventare Totalmente Umani.
 
MARIA MADDALENA: il dolore di un addio
(M 15,14. 47 ; Mt 27,55; Lc 23, 49.55; Gv 20,13.15)
Uno dei momenti più duri della mia vita fu “guardare” come lo crocifiggevano, non era un semplice guardare da estranea, era vedere che quel dolore arrivava vino alle viscere, era sentire nel mio corpo la com-passione che tante volte avevo percepito in Gesù, era un patire con, sentire nel corpo, il dolore dell’amato come se fosse proprio. Era il gran momento della mia identificazione con il Maestro, il mio Signore.
Con il cuore a pezzi, ma con i piedi fermi, sono rimasta lì imprimendo con forza dentro di me ciò che accadeva. La sua sete, il suo dolore, la sua solitudine mi hanno trafitto il cuore. Ma mi ha consolato il fatto che sapeva che eravamo lì sotto la sua croce a raccogliere la sua eredità, imparando a restare ai piedi di tutti i crocifissi della storia.
Non so dove stessero i discepoli, ma noi donne eravamo lì, piangendo insieme e tentando di consolarci, ma non era possibile.
Sì, piangevo molto, non potevo trattenere le lacrime che sgorgavano a fiotti, piangevo per il suo dolore, piangevo di rabbia per l’ingiustizia che si stava commettendo con lui, piangevo per la perdita de la persona che amavo di più. Ma il mio pianto non diminuì la mia convinzione di restare accanto a sua madre ai piedi della croce, per essere presente mentre lo deponevano dalla croce e per constatare dove lo seppellissero poi, ho deciso che sarei andata ad imbalsamare il suo corpo come lui meritava e come il mio amore suggeriva.
Quando si chiuse la pietra del sepolcro dove era stata seppellita la Vita, non potevo credere che sarebbe finito tutto così, tornai in città, ma sarebbe stato per poco. Doveva finire il Sabbath e quando finì, dando ascolto al mio cuore decisi di andare al sepolcro e insieme agli amici (Maria di Santiago e Salomé), all’alba del “primo giorno della settimana” con gli unguenti e i profumi ci siamo dirette al sepolcro.
Non sapevamo che avremmo avuto a che fare con la pietra davanti al sepolcro, ma il nostro dolore e la voglia di poter accarezzare il suo corpo e ungerlo andava al di là della difficoltà di rimuoverla.
Era appena passata la notte, si affacciavano le prime luci dell’alba e nel mio cuore regnava la notte dello sconforto. 
Il cuore mi saliva nel petto, il dolore che ho provato in quel momento lo ha espresso bene una biblista contemporanea, Carmen Bernabé “Quando arrivai al sepolcro e lo vidi aperto e vuoto, mi si annebbiò la vista e mi sentii perduta. Sentii che tutto era finito. Cominciai a piangere e rimasi lì non so per quanto tempo. Guardavo il sepolcro, e le immagini e l’eco delle sue parole si affollavano nella mia mente, affacciandosi tra le scene della crocifissione e con le burla e gli improperi di coloro che non avevano creduto in lui … Lui non c’era. Non avremmo più ascoltato la sua voce e le sue parole, e non avremmo più sentito la sua presenza che ci riempiva di vita. Guardai il sepolcro sentendomi morire anch’io”. (NAVARRO,M-BERNABÉ,C (1995) Distintas y distinguidas, - Differenti e distinte 123-4).
 
Era necessario saper affrontare il dolore dell’ “addio” dalla persona amata, vivere il lutto senza reprimere i sentimenti, né desiderando che si affievolissero o si addormentassero. Non volevo smettere di soffrire, ma solo in seguito, se possibile, superare il vuoto e il dolore.
L’addio è una esperienza umana per il quale passiamo molte volte nella vita ed è bene saperla affrontare al meglio, sostituire al pianto le sue parole, cercare aiuto nelle persone, gli affetti che possono comprendere il tuo dolore, fare ciò che il cuore ti detta verso quelli che ami e confidare nella forza interiore del tuo cuore e del Dio della vita per poter “risuscitare” e tornare a dire di nuovo “ciao” alla Vita.
Maria Maddalena.
 
MARIA MADDALENA: primo testimone apostolico della Risurrezione
(Mc 16,1-8. 9-11); Mt 28, 1-20; Lc 24, 1-12; Gv 20, 1-19).
Le fonti evangeliche tengono memoria e rendono giustizia di tutti gli “scandali” che Gesù, già risuscitato, continuava a provocare: le prime testimoni dell’avvenimento centrale del cristianesimo, il fatto che Dio risuscitò Gesù dai morti, siamo noi donne.
L’avvenimento decisivo per concedere il titolo ‘apostolico’ (At 1,21-22), essere testimoni della Risurrezione, si riferisce alla grazia di un’eccezione che noi donne abbiamo vissuto. Gesù nella sua vita storica e dopo essere risuscitato continua a rimanere lo stesso, quello che rovescia i grandi dai troni e innalza gli umili, che stravolge i valori prestabiliti e proclama i nuovi valori del Regno.
Non stupisce che ancora una volta “non ci abbiano creduto” e Gesù risorto l’ha vista in faccia la loro incredulità (Mc 16.14). Non fu facile per i giudei accettare questo dato scandaloso e sorprendente, le donne non avevano credibilità nel testimoniare in tribunale, “come potevamo acquisirla in relazione ad un avvenimento di questo calibro?” Magari questo spiega perché Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi (15,5-8), un testo molto antico, non nomina né me né nessuna donna come testimone della risurrezione.
Ma non è questa la cosa fondamentale che oggi desidero raccontarti, ma piuttosto narrarti la mia esperienza indimenticabile.
Ero lì davanti al sepolcro vuoto piangendo amaramente, quando mi è sembrato di sentire dei passi, qualcuno si avvicinava, ma io volevo solo stringere nelle braccia il suo corpo e lo avevano portato via; per cui quando ho sentito una voce che mi domandava “donna perché piangi? Chi cerchi?”, sono riuscita soltanto a rispondere: “perché hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. Ma chi stavo cercando? Non dovevo altro che pronunciare il suo nome … come solo l’amata del Cantico dei Cantici sapeva pronunciare “Avete visto l’amato del mio cuore?” (Can 3,4)… Ma improvvisamente … pronunciò il mio nome come solo Lui sapeva pronunciarlo … Era lui! Non avevo il minimo dubbio, era vivo, Dio era con lui e lo aveva riabilitato e con lui tutto ciò che egli difese e per cui lottò.
Gesù era vivo, la morte nulla aveva potuto con Lui e in Lui tutti siamo chiamati alla risurrezione. Tutta la secolare speranza del mio popolo eruppe dentro di me come un vulcano. Dio è fedele e non abbandona i suoi al potere della morte.
Mi buttai ai suo piedi cercando di trattenerlo, temevo di poterlo perdere ma ascoltai parole nuove. Egli era “lo stesso”, non avevo dubbi, ma non era “lo stesso”, la sua presenza aveva caratteristiche sconosciute per me fino ad allora, la nostra relazione avrebbe avuto una forma nuova da quel momento, quella dell’amore senza frontiere, quella della presenza amorosa di chi si sente unito anche stando fisicamente distante.
Era la sicurezza incrollabile che da allora si sarebbe realizzata l’esperienza di assaporare un amore più forte della morte, un amore che né i fiumi potevano annegare con le loro acque, né il fuoco poteva bruciare con la sua forza. Egli rimaneva vivo per sempre, e non bisognava più vagare alla sua ricerca perché, da allora in avanti, dovunque fossi stata io, Lui sarebbe stato in me e dovunque io fossi andata, lui sarebbe venuto con me, e neanche la morte ci avrebbe separato.
Questo fu il momento più importante della mia vita, l’esperienza del mio incontro con il Risorto, e questa è un’esperienza che ti può capitare in qualunque momento, se non ti fosse già accaduta.  Non devi andarne in cerca, non devi farlo spegnere, non devi perdere la speranza. Egli è presente come Il Vivente nel cuore della Storia che così ama.
Maria Maddalena.
 
MARIA MADDALENA: Apostola degli Apostoli
Dopo la profonda emozione dell’incontro con il Risorto, egli mi ha affidato una missione <<Vai e dì loro…>> era la conferma della mia missione come apostola dei miei fratelli apostoli. Io ero inviata a proclamare la grande notizia: che Gesù era risuscitato dai morti e ci aspettava tutti in Galilea.
Mi si affidava la grande missione di essere testimone di ciò che avevo “visto” e “udito”, la uova identità di Gesù, il Crocifisso era il Risuscitato.
La pietra rotolata, la tomba vuota, il sudario, gli angeli … tutti erano Segni della interruzione del tempo definitivo di Dio.
Sembrava che l’ultima parola sulla vita l’avesse la morte, il potere dei potenti. Ma ora sapevamo che questa non era la verità, erano le penultime parole, le ultime se le riserva Dio, il Dio dei vivi, quello che risuscita dai morti.
L’ultima parola non è ‘morte’, ma ‘vita piena”.
Lo hanno ucciso ma Egli non è morto. Lo hanno assassinato, ma continua ad operare con la sua forza salvifica, è vivo e chiama tutti noi alla Vita.
Col cuore pieno di gioia sono corsa ad annunciare a Pietro e agli altri discepoli che Egli era risuscitato. Il mio cuore traboccava di felicità, una profonda felicità mi sovrastava, e compresi improvvisamente le parole di Gesù: “Beati quelli che piangeranno perché saranno consolati!” Era vero, avevo pianto molto, ma la sua consolazione aumentava al crescere del dolore, il mio pianto si era tramutato in gioia.  
Entrai dove gli altri erano riuniti e dissi loro che avevo visto il Signore e riferii tutto ciò che Egli mi aveva detto. Non mi credevano, era troppo per loro ed era troppo per me. “Come era possibile che io, una donna, potessi essere la prima depositaria di questa rivelazione?”
In tutti i modi Pietro e Giovanni salirono fino al sepolcro e sebbene avessero visto le cose proprio come le avevo riferite, non riuscivano a crederci. Come molti, come diranno poi i discepoli di Emmaus, gli venne “un colpo”, ma … credere che la rivelazione di Dio avvenisse dove essi scorgevano solo inconsistenza, nessun potere, nessun sapere … Questo no!
Ma questo non successe solo a loro. Anche tu lettore non vivi aspettando che le grandi notizie importanti arrivino dai “potenti”, quelli che hanno autorità, potere, “sapienza”?
Poi, ancora una volta, la Vita si stava rivelando ai piccoli, a coloro che la società non considera significativi, né “valorosi”.
Non so se puoi farti un’idea di quello che ha significato questa esperienza nella mia vita; chissà se qualche volta ti sei sentito come me, davanti ad una tomba vuota, al limite del tuo dolore e delle tue forze e qualcuno ti ha chiamato per nome e ti restituisce la speranza e la Vita … allora, sapresti di cosa sto parlando. Se non hai vissuto questa esperienza, chiedila al Dio della vita.
Oggi, rievocando la mattina di Pasqua, grido a te: Così come Dio ha operato in Cristo, così opererà in noi. “Suo” Padre è “nostro” Padre, il “suo” Dio è il “nostro” Dio. La nostra vita come la sua è nelle sue mani e nulla e nessuno può riprendersela. Questa è la BUONA NOTIZIA definitiva, L’AMORE E’ PIU’ FORTE DELLA MORTE.
Non lo dimenticare mai né nei momenti in cui è facile crederlo, né in quelli in cui risulta più difficile.
Mi congedo da te caro lettore/trice, è stato un piacere parlare con te, vorrei che questa mia esperienza provocasse in te una chiamata a cercare e seguire Gesù con la passione con la quale io l’ho cercato e incontrato, perché già da prima io ero stata raggiunta da Lui.
Maria Maddalena
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Luned́ 20 Aprile,2009 Ore: 17:23