Nonviolent Peaceforce
Una forza di pace nonviolenta internazionale

di Bernardo Venturi

Ringraziamo Bernardo Venturi, del Centro Studi Difesa Civile, per questo intervento che apre la collaborazione di Nonviolent Peaceforce con il nostro sito.


Nonviolent Peaceforce (NP) è una ONG internazionale che lavora in maniera specifica come forza civile di mantenimento della pace (peacekeeping) disarmata e nonviolenta. I peacekeepers impiegati provengono da varie parti del mondo, ricevono una formazione specifica e restano sul terreno per almeno due anni in modo da costituire gruppi di operatori di pace professionisti.

Inoltre, Nonviolent Peaceforce vuole diventare nei prossimi anni sempre più una forza nonviolenta globale, presente su larga scala in varie aree di conflitto e con anche la capacità di intervenire rapidamente se richiesto a livello locale. Ma facciamo un passo indietro.

Nascita e struttura

Nonviolent Peaceforcenasce come federazione di 94 organizzazioni membro nel 1999 in risposta all’“Appello per la Pace di Haugue”. Si costituisce poi ufficialmente nel dicembre 2002 a Surajkund a sud di Nuova Delhi, India, dove centinaia di delegati da tutti i continenti si riuniscono in una conferenza internazionale nella quale viene lanciato anche il progetto pilota in Sri Lanka.

NP è fortemente costruita dalla società civile in quanto è costituita da quasi cento organizzazioni membro che rappresentano il sostegno fondamentale della ONG e voglio favorire un contatto più diretto all’interno delle società civili dei vari paesi. Il rapporto con le società civili è determinante anche nelle aree di conflitto, dove l’intervento di NP è volto a sostenere e rafforzare le azioni di risoluzione nonviolenta dei conflitti delle società civili locali (cittadini, gruppi di attivisti dei diritti umani, associazioni, movimenti e ONG) che non accettano la logica della violenza e della guerra e che cercano una soluzione pacifica al conflitto.

Dall’inizio del 2007 è partito anche un progetto contro la violenza nelle Filippine, mentre sono stati approvati e saranno avviati nei prossimi mesi i progetti in Uganda e Colombia. E’ invece partito da poche settimane l’accompagnamento protettivo in Guatemala per Claudia Samayoa, attivista ed ex co-presidente di NP, e per tre difensori dei diritti umani in Guatemala, che stanno indagando sui crimini commessi negli anni ottanta (che portarono all’uccisione di 200 mila persone) e stanno sostenendo il lavoro dei difensori locali dei diritti umani in un clima di accresciuta repressione politica.

Come opera NP

Gli operatori di pace di NP agiscono per proteggere i diritti umani, prevenire il ritorno alla violenza, favorire il dialogo e la ricerca di soluzioni pacifiche cercando di fornire l’opportunità alle organizzazioni e alle comunità locali di operare attraverso vari approcci nonviolenti. Tra questi approcci, vi è prima di tutto la capacitazione(empowerment), per favorire persone e gruppi che si trovano in una situazione di impotenza o di disparità di risorse e/o potere.  Molto importante è anche il lavoro di costruzione della fiducia (confidence building), che punta a creare le condizioni per la mediazione e la negoziazione e si articola, in genere, in due momenti: in una prima fase, la terza parte che media il conflitto cerca di conquistarsi “disgiuntamente” la fiducia delle parti coinvolte; in una seconda fase cercherà di ristabilire la fiducia e instaurare dialogo direttamente fra le parti. Il terzo approccio è il lavoro specifico per la trasformazione o risoluzione del conflitto (conflict transformation o resolution), basata su comportamenti, atteggiamenti, strategie, tattiche, che non mirano a distruggere o ledere l’avversario, ma che al contrario cercano di soddisfare i bisogni fondamentali di tutte le parti coinvolte in maniera sostenibile nel tempo.

Come funziona concretamente

Operativamente, il lavoro di un gruppo di operatori di pace internazionale è fondato su alcune provate metodologie: monitorare il rispetto dei diritti umani da parte delle fazioni in conflitto; accompagnare le persone minacciate; essere presenza internazionale in luoghi di tensione; avviare contatti fra le parti in conflitto per permettere l’instaurarsi di un clima di fiducia e di dialogo; favorire l’interscambio di informazioni e risorse tra le comunità locali e gli attori nazionali e internazionali; offrire supporto alle famiglie dei bambini scomparsi.

In molti casi, poi, è stato dimostrato anche da altre organizzazioni come le Peace Brigades International (PBI) che anche la sola presenza di cittadini stranieri organizzati può attirare l’attenzione della opinione pubblica mondiale, dei mass media e anche dei governi.  Dimostrando che il mondo intero sta osservando, NP fa così da deterrente rendendo gli atti di violenza politicamente inaccettabili. Gli operatori di pace monitorano il corso degli eventi e disseminano le informazioni ai contatti internazionali, alle reti di sostenitori, ai mass media, a personalità politiche e a diplomatici e in generale all’opinione pubblica.

Sri Lanka

Il progetto in Sri Lanka è stato lanciato alla fine del 2002, dopo quattro anni di ricerche, preparazione e pianificazione. La scelta è stata fatta anche a seguito di uno studio di fattibilità che si presenta effettivamente come uno dei più completi ed esaustivi mai realizzati per questo tipo di interventi. E’ interessante notare che egli ultimi 2-3 anni NP ha ricevuto inviti a inviare operatori da vari paesi e comunità locali, ma ha preferito fino al 2006 concentrasi soltanto su questo progetto per avere un’adeguata esperienza concreta sul campo.

In Sri Lanka si intrecciano vari problematiche. In oltre 20 anni di guerra civile a sfondo etnico/religioso fra governo a maggioranza cingalese (buddista) e separatisti Tamil (indù) vi sono stati 65.000  morti, migliaia di bambini in soldati, più di un milione e mezzo di sfollati.

Attualmente, NP è presente con 50 operatori sul terreno, dei quali 30 internazionali dislocati in 4 siti a rischio (Batticaloa, Jaffna, Matara, Trincomalee) e a Colombo. Il numero dei peacekeeper è cresciuto gradualmente in questi anni e probabilmente aumenterà ancora nei prossimi. Il lavoro è in stretto contatto con una rete di organizzazioni dello Sri Lanka che si è andata allargando nel tempo.

L’emergenza umanitaria generata dallo Tsunami ha reso certamente più difficile il lavoro di NP, ma ne ha anche mostrato le specificità e la rilevanza. La presenza a pioggia degli aiuti umanitari, infatti, ha alleviato le sofferenze delle popolazione, ma ha anche allargato le differenze sociali ed etniche, favorendo il riaccendersi del conflitto armato. Un lavoro particolare sulle dinamiche conflittuali si sta quindi dimostrando di notevole importanza anche per la semplice distribuzione delle risorse allocate dagli aiuti internazionali. Una lezione di collaborazione tra operatori del peacebuilding e dell’ambito umanitario che può essere tenuta presente anche per altre aree.

Una forza nonviolenta globale

In questi anni Nonviolent Peaceforce è riuscita a coinvolgere molte personalità (tra le quali 7 premi Nobel per la pace, organizzazioni internazionali e diversi donatori importanti, come, ad esempio per lo Sri Lanka, UNICEF, il Ministero degli Esteri tedesco, il Canada International Development Aid (CIDA), il Fondo per lo Sviluppo catalano, l’olandese Cordaid (NL), il britannico Christian Aid, oltre che donatori locali. NP riceve donazioni anche da migliaia di singole persone che ne condividono le finalità.

Nonviolent Peaceforce può così lavorare per essere una forza nonviolenta globale  ponendo come delle “avanguardie internazionali” le metodologie e le esperienze maturate. Nel complesso, NP ha come punti di forza l’essere strutturata su organizzazioni locali, la professionalità e proprio la sua dimensione mondiale. Questi aspetti sono un valore aggiunto notevole che la rendono unica e sostenibile trasversalmente da diverse realtà della società civile, da leadership intermedie e da realtà istituzionali.

Il lavoro per la pace di Nonviolent Peaceforce può così essere anche un buon esempio e modello a sostegno del dibattito per costituire in Italia e in Europa dei veri corpi civili di pace, civili professionisti in grado di intervenire concretamente per arginare le violenze in zone di conflitto.

Bernardo Venturi

Centro Studi Difesa Civile



Giovedì, 02 agosto 2007