Si è conclusa la Carovana Missionaria della Pace

Documento conclusivo scritto dai giovani carovanieri


di

www.giovaniemissione.it
www.carovanadellapace.it

Carovana missionaria della pace 2008

documento finale dei giovani


Noi, carovane Missionaria della Pace abbiamo concretamente percorso le strade d’Italia al Sud come al Nord. Abbiamo visitato luoghi, incontrato persone, fatto esperienze di “parole” incatenate in merito alle tematiche dell’acqua, delle migrazioni e della militarizzazione. Dalla nostra itineranza emerge con forza che nel nostro Paese: - l’informazione è imbavagliata, distorta, superficiale e forviante. La responsabilità è della mancanza di onesta intellettuale e professionale dei media, ma anche nella mancanza di senso critico e indifferenza che molte volte hanno gli stessi cittadini. - vi è una crisi di democrazia evidente, che si concretizza nella mancanza di ascolto, da parte delle istituzioni, delle istanze e delle urgenze che vengono dalla base e dai territori. Tale rifiuto di dialogo viene messo in atto con imposizioni quali: la presenza ingiustificata dell’esercito sul territorio; il divieto della manifestazione della volontà popolare e l’esautorazione di fatto del ruolo del parlamento, principale detentore del potere legislativo. - la legalità è costantemente negata a favore di interessi di gruppi ristretti, mafie e potentati finanziari e politici.

Acqua Come Carovana missionaria della Pace 2008, nella nostra itineranza, abbiamo incontrato comunità e luoghi in cui si sente forte la necessità di liberare la parola Acqua. Uniamo la nostra voce nel denunciare le conseguenze di morte che nascono dall’utilizzo della acqua come fonte di profitto e la scandalosa negazione dell’accesso all’acqua in alcune zone. Recuperando la spiritualità dei luoghi del Vajont sentiamo di poter sostenere che il principio da cui partono le nostre proposte è che: L’acqua è un bene comune, un diritto inalienabile dell’umanità, da tutelare per le generazioni future. Non può essere trattata come una merce, pertanto non deve essere soggetta a privatizzazione. Per questo chiediamo che: - venga riconosciuto questo principio da parte delle istituzioni, a partire da quelle locali; - si ritorni ad una gestione pubblica diretta della rete idrica comunale, poiché gli strumenti legislativi e normativi lo permettono; - le amministrazioni pubbliche garantiscano l’accesso all’acqua potabile e la trasparenza relativa alla gestione del servizio idrico affinché tutti i cittadini abbiano accesso alle informazioni sull’acqua pubblica e sulle sue analisi (carta d’identità dell’acqua); - le pubbliche amministrazioni pretendano dalle aziende che imbottigliano l’acqua il pagamento delle concessioni ad un prezzo equo (l’acqua non è di proprietà dell’azienda che la imbottiglia!): anche se crediamo che non si possa barattare l’ambiente con un canone, riteniamo che questo possa essere un primo passo concreto per far prendere posizione alla politica, affinché limiti l’azione di queste industrie che ora agiscono praticamente senza alcun controllo. - venga avviato l’iter per l’approvazione della legge di iniziativa popolare per la gestione pubblica dell’acqua che è stata presentata al parlamento italiano con più di 400.000 firme; - tutta la comunità cristiana abbia il coraggio di dire che fare profitto attorno all’acqua è una logica di “peccato”, contraria alla Vita; fare profitto sull’acqua, impossessarsene e mercificarla equivale a rubare. Ci impegniamo a: - imparare a conoscere gli strumenti di partecipazione della cittadinanza previsti dalla Costituzione Italiana, e a proporne l’utilizzo per “democraticizzare” la gestione dell’acqua; - lavorare per una informazione intellettualmente onesta sul tema dell’acqua; informazione che si fa formazione volta alla riduzione dei consumi e/o a consumi più consapevoli. - sostenere le campagne “Mettiamola fuori legge” e “Imbrocchiamola!”, e lanciare anche la proposta-provocazione di inserire sulle bottiglie il messaggio “Nuoce gravemente all’ambiente”; - laddove, illegalmente, non sia garantito l’accesso pubblico all’acqua, fare pressione innanzitutto affinché questo avvenga; - fare memoria della storia locale dell’acqua, ascoltandola e raccontandola (da dove viene l’acqua che beviamo? quali sono le risorse oggi e ai tempi dei nostri avi?) perché nei vari territori tutti la conoscano e la prendano a cuore.

Militarizzazione L’Italia è un paese che nel silenzio si militarizza sempre di più. Denunciamo le molte realtà militarizzate (Vicenza, Aviano, Brescia, Varese, la Sicilia. la Campania …). Troppo spesso le nostre comunità cristiane sono attente al tema della vita, ma indifferenti a queste strutture pensate per provocare la morte. Ci impegnamo a: - coltivare una spiritualità nonviolenta, per disarmare prima la nostra coscienza; - sfatare il mito della “sicurezza”, in favore di logiche di incontro ed accoglienza; - a camminare con le nostre comunità per denunciare le realtà militari presenti nei nostri territori e cercandone la conversione anche attraverso la preghiera.

Immigrazione Percorrendo le strade di Italia, siamo stati accolti dai nostri fratelli immigrati e da tante realtà che tentano di vivere una esperienza di convivialità delle differenze. Vivendo parte della quotidianità di tanti nostri fratelli vittime di razzismo, si è rafforzata in noi la convinzione che l’incontro personale con l’Altro possa vincere le paure e gli stereotipi in questo momento così diffusi. Per questo chiediamo alle comunità Missionarie: - di diffondere una informazione sui temi dell’immigrazione libera da pregiudizi attraverso tutti gli organismi che le hanno dato vita - di promuovere all’interno della Chiesa, una fede che si incarna nel vivere la quotidianità dell’Altro, per una Chiesa con le porte aperte. - di interagire con le altre realtà non ecclesiali attive nella promozione della multi-culturalità. Come carovanieri ci impegnamo a testimoniare e diffondere una cultura in cui l’Altro non è escluso, cercando : l la partecipazione dei fratelli immigrati nella costruzione di una società che vuole essere civile l un percorso di collaborazione e crescita reciproca tramite momenti di incontro con gli immigrati l individuare le realtà che hanno aperto le proprie porte all’altro nei nostri territori, per raccogliere la loro testimonianza come segno concreto di accoglienza. l il dialogo con quella Chiesa che promuove un vangelo di sicurezza, per scoprire assieme nuovi percorsi di convivenza.

Come comunità Missionarie siamo chiamati alla coerenza e alla responsabilità verso quello che abbiamo vissuto in termini di realtà di oppressione e di speranza. Sentiamo l’esigenza di creare forti reti di solidarietà e resistenza per “liberare la parola” e dire sì alla Vita. Come cristiani vogliamo camminare in modo nonviolento cercando l’incontro e la condivisione con chi subisce, con chi resiste e con chi resta ancora indifferente.



Giovedì, 09 ottobre 2008