Cosè una notizia? La domanda accompagna il giornalismo dai suoi inizi, e non ha una risposta certa e valida per sempre e
per tutti (per fortuna). Ma vale la pena di farsela una volta di piu, questa domanda, allindomani della Perugia-Assisi
e dei suoi duecentomila marciatori. Per la gran parte dei quotidiani italiani, tranne lodevoli eccezioni, non e stato un
evento degno della prima pagina: ne di un piccolo richiamo, ne di una foto delle colorate tuniche dei monaci tibetani.
Scelta libera e rispettabilissima, naturalmente. Che non impedisce pero, a chi abbia un minimo di memoria, di fare un
raffronto con altre recenti occasioni in cui la prima pagina era stata conquistata.
Fine agosto dellanno scorso, nelle settimane della guerra in Libano: lo stesso soggetto che ha messo in piedi la marcia,
la Tavola della Pace, aveva organizzato allora, sempre ad Assisi, un incontro a sostegno dellintervento delle Nazioni
Unite. Bastarono due tizi con un poster del leader di Hezbollah, Nasrallah - due tizi che pure erano passati inosservati
alle migliaia di presenti - per alimentare una polemica politico-editoriale incandescente. Pochi mesi dopo, in un sabato di
novembre, due manifestazioni in contemporanea, a Roma e a Milano, dedicate al Medio Oriente. Nel corteo della capitale un
pugno di sconsiderati decise di bruciare tre fantocci raffiguranti altrettanti soldati: un americano, un israeliano, un
italiano. La prima pagina - e non solo - fu per loro; gli altri, cioe decine di migliaia di manifestanti pacifici, vennero
cancellati.
Al movimento per la pace e stato spesso rimproverato, anche dalla grande informazione, di muoversi soltanto in risposta
alle emergenze del momento, sullemozione dellinvasione di turno. Stavolta la critica non reggeva: e esplosa si la
questione birmana, ma quando la manifestazione era gia stata abbondantemente messa in cantiere. Unaltra critica veniva
in passato avanzata con frequenza: un movimento troppo antiamericano, che sa portare la gente in strada solo se puo farla
sfilare al grido antico di "yankee go home". Stavolta nemmeno questa osservazione aveva il minimo appiglio: sulle vie
dellUmbria erano in tanti, e a spingerli non cera la minima traccia di odio anti-Usa. E una notizia, si potrebbe
pensare. Una buona notizia, per di piu. Un movimento che non ha bisogno del sangue di giornata per chiedere giustizia, e
che non si fa annebbiare dai fumi dellideologia. E invece no. Per stare in prima pagina non serve mettere insieme
duecentomila persone a parlare di diritti umani. Tornano alla mente le parole rivolte di recente a noi giornalisti dal
Presidente della Repubblica, quando ci ha messo in guardia contro i danni che puo provocare "lidea che le buone
notizie non siano notizie".
Verrebbe da dire, come in un vecchio film, che "il crimine paga". Ne tengano conto gli organizzatori della marcia. La
prossima volta un po di fuoco, per favore. Ma non quello della lampada votiva accesa con lolio prodotto nelle terre
sequestrate alla mafia. Banale, scontato, stucchevole. Serve un fuoco piu emozionante: una bandiera, un fantoccio, una
molotov. E se proprio non ce la fate, nonviolenti come dite di essere, almeno una pubblica lite: Flavio Lotti e don Ciotti
che si mandano reciprocamente al diavolo, per esempio. Siate buoni: volete darci o no un po di lavoro, a noi
giornalisti?
Tavola della Pace Via della Viola, 1° 06122 Perugia Tel. +39 075 5736890 Fax +39 075 5739337 info@perlapace.it www.perlapace.it
Marted́, 09 ottobre 2007
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