L’attimo fuggente, ovvero una parola rivolta al congresso delle amiche e degli amici del movimento nonviolento

di Severino Vardacampi

Il XXII congresso del Movimento Nonviolento, che si terra’ a Verona dal primo al 4 novembre, cade in un momento cruciale della vicenda civile e vorremmo dire morale del nostro paese.

Il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, che dell’area culturale e politica delle persone amiche della nonviolenza e’ in Italia la piu’ importante espressione per storia ed impegno, se non per consistenza numerica e visibilita’ mediatica (queste ultime in effetti ridotte), puo’ con il suo congresso dare un segnale significativo, rivolgere un appello persuaso, promuovere una mobilitazione necessaria.

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Quali le emergenze cui ci pare si sia di fronte qui e adesso?

A volerle riassumere fin troppo schematicamente diremmo:

a) Una grave emergenza civile nazionale

- il vulnus alla Costituzione con la reiterazione e prosecuzione della scelta della partecipazione alla guerra in Afghanistan, una guerra terrorista e stragista, una guerra illegale e criminale, inammissibile tanto alla luce dei fondamenti stessi del diritto internazionale quanto per l’inequivocabile articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana;

- la rinuncia del blocco antiberlusconiano vincitore delle elezioni del 2006 a fare un politica non berlusconiana, e quindi il suo effettuale cooperare alla vittoria culturale e sociale oggi e conseguentemente elettorale e politica domani della destra anomica, razzista, rapinatrice ed eversiva, della mafia, del fascismo;

- nella catastrofe politica e morale della cultura e delle organizzazioni di quella che fu la sinistra italiana, si manifesta una corruzione dilagante, abissale una crisi della democrazia, una crisi di civilta’.

b) Una grave emergenza ambientale globale

Dalla Conferenza nazionale sui mutamenti climatici all’attribuzione del Nobel ad Al Gore e all’Ipcc, alle esplicite ammissioni finanche dei capi di stato e di governo piu’ avvertiti, tutto evidenzia come il surriscaldamento del clima sia un’emergenza che occorre affrontare con drastici ed immediati provvedimenti di riduzione delle emissioni che provocano l’effetto serra, con scelte di modello di sviluppo ecologicamente sostenibili, con politiche ecoequosolidali che difendano la biosfera e il diritto delle generazioni presenti e future ad un mondo vivibile.

c) Una grave emergenza di esplosiva emersione della violenza di genere

Se non si contrasta con la massima determinazione ed energia la violenza maschile, l’ideologia maschilista, le strutture del patriarcato, non solo non si fermera’ il dilagante femminicidio, ma non si potra’ contrastare adeguatamente ne’ sfruttamento, ne’ inquinamento, ne’ guerra, che nell’oppressione di genere trovano una radice e un paradigma decisivo.

d) Una grave emergenza bellica e terroristica, connessa a tutti i precedenti aspetti

Opporsi alla guerra, al terrore, alle uccisioni, e’ la condizione minima indispensabile per poter sperare di difendere e salvare non solo la civilta’ umana, ma le nostre stesse vite qui e adesso. Ma opporsi alla guerra, al terrore, alle uccisioni e’ possibile solo se si fa la scelta nitida ed intransigente di opporsi alla violenza flagrante ed occulta, dispiegata e cristallizzata, dei singoli, dei gruppi, delle organizzazioni e delle istituzioni. E’ possibile solo se si fa la scelta della nonviolenza, della nonviolenza non solo nella condotta personale, nn solo nella trama relazionale della vita quotidiana, non solo nei rapporti sociali piu’ ravvicinati; no, non basta: occorre la scelta della nonviolenza politica, della nonviolenza giuriscostituente, della nonviolenza come inveramento della promessa dei grandi codici giuridici e delle grandi tavole morali, della nonviolenza come criterio della civile convivenza, della nonviolenza come rivoluzione e conservazione dell’umanita’, come mutamento e mantenimento dell’unico mondo storico-sociale che abbiamo.

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La nonviolenza puo’ e deve proporre, qui e adesso, un progetto politico e costruire un movimento politico di massa che ne sia la concrezione effettuale. La nonviolenza deve farsi non solo criterio e programma, ma soggetto politico, blocco storico: e forza trainante, cultura condivisa e - nel vivo di una riflessione la piu’ ampia e profonda e dialettica possibile - cammino di autonomia e proposta di egemonia del e nel movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la biosfera e la civilta’, per il riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

La nonviolenza deve fare questo non nel mondo delle astrazioni, ma nel mondo reale dei conflitti e degli orrori.

La nonviolenza puo’ e deve ereditare, inverare, portare a coscienza l’intera storia delle lotte di liberazione, l’intera storia della civilta’ e della solidarieta’, l’intera storia del rapporto finalmente cosciente tra tempi storici e tempi biologici, del rapporto tra umanita’ e natura.

Deve essere scienza della complessita’ e della responsabilita’, gestione del conflitto e della cura, proposta della contemplazione attiva e dell’azione autocosciente, incontro infinito dell’altro e apertura oltre ogni pretesa di totalita’. Ricerca come azione, educazione nel fare. La politica come luogo e come qualita’ degli esseri umani animali sociali, la politica di Hannah Arendt.

La nonviolenza deve cessare di essere invocazione e farsi prassi. Prassi: come e’ stata nelle esperienze e nelle riflessioni di Gandhi. Prassi: come e’ stata nelle esperienze e nelle riflessioni migliori del movimento reale di liberazione delle opprese e degli oppressi che ad un tempo abolisce e conserva, traduce la natura in coscienza e rivela la materialita’ delle cose spirituali, che e’ permanente contraddizione e reca il conflitto a gestione sempre piu’ consapevole e limpida, sempre piu’ umana, sempre piu’ benigna.

La nonviolenza in cammino.

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La nonviolenza puo’ e deve proporre qui e adesso un programma politico per la crisi italiana, che e’ crisi politica ed economica, sociale ed istituzionale, di strutture e di prospettive, di fondamenti e di dinamiche.

E fondanti elementi di questo progetto nonviolento debbono essere quindi:

1. la lotta alla violenza di genere;

2. la difesa dell’ambiente locale e globale;

3. l’opposizione alla guerra, al terrorismo, alle uccisioni, ed ai loro strumenti ed apparati e strutture e sovrastrutture;

4. il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani;

5. la traduzione legislativa, giuridica ed amministrativa delle scelte morali e politiche che la nonviolenza formula ed implica, in ogni campo della societa’.

Non sara’ un pranzo di gala. E’ un conflitto non piu’ eludibile.

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Come i movimenti nonviolenti piu’ o meno organizzati e piu’ o meno consapevoli potrebbero avviare l’azione che inveri cio’ a cui col solo proclamarsi movimenti nonviolenti si sono impegnati?

Dal congresso del Movimento Nonviolento potrebbe venire un segnale, un appello, una proposta.

- Potrebbe venire il segnale, l’appello, la proposta di porre la scelta della nonviolenza alla base delle mobilitazioni sociali e politiche in corso in difesa dei beni comuni, della legalita’ costituzionale, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

- Potrebbe venire il segnale, l’appello, la proposta di porre la lotta alla violenza di genere come priorita’ dell’azione politica, istituzionale, amministrativa, legislativa.

- Potrebbe venire il segnale, l’appello, la proposta di porre le politiche ambientali sotto il segno della priorita’ assoluta di fermare il collasso della biosfera, ridisegnando le scelte economiche, energetiche, insediative, di mobilita’ avendo come fondamento la coerenza e l’efficacia rispetto a questa primaria emergenza.

- Potrebbe venire il segnale, l’appello, la proposta di fare dell’articolo 11 della Costituzione il baluardo della difesa del diritto alla vita di ogni essere umano e la chiave di volta dell’azione internazionale, e di impostare quindi una politica di smilitarizzione e disarmo, di gestione e risoluzione nonviolenta dei conflitti, scelta che non puo’ piu’ tardare, pena il precipitare di tutti nella barbarie e nella catastrofe.

- Potrebbe venire il segnale, l’appello, la proposta di ricostruire una sinistra - una sinistra indipendente - in Italia ereditando quanto di perennemente valido vi e’ nelle esperienze del passato ed aggiungendovi come criterio esplicitato e fondante la nonviolenza, la nonviolenza senza aggettivi, la nonviolenza come cammino di liberazione e di conservazione dell’umanita’ e dell’unica Terra che abbiamo.

- Potrebbe venire il segnale, l’appello, la proposta di quella "democrazia della Terra" che e’ la formula con cui Vandana Shiva ci esorta alla nonviolenza come fondamento della civilta’ planetaria, come progetto comune di impegno politico e sociale, riforma intellettuale e morale, pensiero e azione che inveri nella prassi storico-sociale quel "principio responsabilita’" in cui Hans Jonas ha sintetizzato alcune decisive lezioni della vicenda del "secolo breve" e dei suoi orrori.

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Potra’ il congresso del Movimento Nonviolento essere il luogo e la leva di questa svolta?

Potra’ essere la voce capace di levare un appello in tal direzione, raggiungendo quelle tante e quei tanti che tale appello attendono e intendono poiche’ esso e’ gia’ inscritto nelle loro pratiche, nelle loro ricerche, nelle loro esperienze e riflessioni, nel cuore dei bisogni e delle attese e degli intendimenti e delle sollecitudini loro?

Non lo sappiamo.

Non lo sappiamo, ma per parte nostra invitiamo con tutto il cuore le amiche e gli amici del Movimento Nonviolento a proporsi questo compito, ed invitiamo tutte le persone che in questi anni sono state - col loro concreto appassionato sentire, col loro concreto generoso agire - nonviolenza in cammino, ovvero hanno animato le lotte e le ricerche, le azioni e l’ascolto, il lavoro di cura e l’opera di suscitamento e disvelamento del conflitto e dell’incontro, a partcipare a questo congresso, a fare di esso quel luogo e quella leva.

E se ne nascera’ qualcosa di buono, finora ne ringraziamo tutte e tutti coloro che saranno a Verona tra pochi giorni, cui affidiamo questa nostra inquieta speranza, espressa in queste lacunose e tumultuose parole.

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Questa non e’ l’ora del silenzio, ma delle scelte.

Non e’ l’ora della subalternita’, ma delle rotture.

Non e’ l’ora della rassegnazione, ma della lotta.

Solo la scelta della nonviolenza puo’ fermare il fascismo.

Solo la scelta della nonviolenza puo’ contrastare la guerra.

Solo la scelta della nonviolenza puo’ impedire il collasso della biosfera.

Solo la scelta della nonviolenza puo’ salvare l’umanita’.

Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino


proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Arretrati in:
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Numero 257 del 29 ottobre 2007



Luned́, 29 ottobre 2007