Pace dal basso
AMBASCIATA DI PACE A ROMA: COMPITI (E STRUTTURA)

(Nota di Alfonso Navarra: "Quella sotto riportata è la bozza di carta programmatica proposta per l’Ambasciata di Pace a roma, aderente al Coordinamento "FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO", fiancheggiatrice della Associazione Ex Lavanderia, "Casa comune dei nonviolenti romani". Si tratta anche di ideare e discutere collettivamente una possibile struttura organizzativa, elastica, leggera, ma funzionale. La prima soluzione che mi viene in mente è un "coordinamento" di gruppi e di singoli... Ma lascio spazio alle soluzioni che nasceranno dalla creatività dei nonviolenti romani". Possiamo organizzare, per un primo scambio di idee e di proposte, una riunione ad hoc, delegandone l’impulso realizzativo al MIR romano...)

L’Ambasciata di Pace, aderendo al Coordinamento "FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO", ha come primo compito quello di raccogliere gruppi e individui, ispirantisi al metodo nonviolento di azione, che, nella "capitale" in cui risiede, intendono sostenere l’attuazione, dal basso, della Dichiarazione di Barcellona del 1995: creare un’area euromediterranea libera dalle armi di sterminio di massa.
Il mettersi insieme di tali soggetti deve costituire una Rete operativa capace di amplificare le capacità di pressione sul proprio governo perchè prenda misure di disarmo unilaterale e perchè indica o sostenga una conferenza euromediterranea che porti ad un Trattato di denuclearizzazione, del genere di quelli già sottoscritti da Africa, America Latina, Pacifico del Sud e Sud Est Asiatico.
In tale prospettiva L’Ambasciata sostiene l’iniziativa, proveniente dalla società civile iraniana e annunciata in Italia da Shirin Ebadi, Nobel per la pace 2003, di un referendum popolare sul progetto uranio. A tale scopo colllabora con il Comitato di Solidarietà ed Appoggio al movimento antinucleare iraniano.
Una pressione può essere esercitata dall’organismo anche nei confronti dell’Ente Locale perchè convochi una conferenza delle "capitali" del Mediterraneo che impegni i cittadini a non collaborare con i sistemi dello sterminio di massa.
L’Ambasciata può inoltre funzionare localmente come una "casa comune dei nonviolenti": recapito, archivio, spazio fisico di riunione, concentrazione di strumenti comunicativi ed operativi, ma anche luogo di discussione ed organizzazione di iniziative che intervengono con il metodo nonviolento nei conflitti a vari livelli, incluso il livello territoriale locale. Essa deve promuovere la pratica dell’azione diretta e partecipata, nello spirito della disobbedienza civile e della nonviolenza.
L’Ambasciata, quale punto sinergico degli sforzi dei nonviolenti, rivendicando la propria autonomia politico culturale e la distinzione di ruoli tra società civile ed istituzioni pubbliche, impegnandosi in vertenze coerenti con le proprie finalità e metodologie, deve promuovere forme di partecipazione che affermino il diritto dei cittadini ad essere parte attiva nelle decisioni che riguardano la qualità della vita nel territorio.
Per il raggiungimento dei propri scopi l’Ambasciata promuove tutte le iniziative politiche, culturali e di cooperazione neccessarie, in qualunque territorio nazionale e internazionale, quali: azioni di sensibilizzazione, stampa e divulgazione di materiale, informazioni, giornali, bollettini, libri, documenti, organizzazione di incontri, conferenze, dibattiti, proiezioni e manifestazioni, mostre d’arte e di fotografia, raccolta fondi, donazioni, contribuiti sia da enti che da singoli, cooperazione con altre associazioni, gruppi e istituzioni sia pubbliche che private che perseguono finalità analoghe.
A Roma, insediandosi nel Padiglione 31 del complesso di Santa Maria della Pietà, l’Ambasciata collabora con la Associazione Ex Lavanderia per gestire tale spazio in forma di intervento socio-culturale aperto al quartiere e alla città intera.
Si tratta di realizzare iniziative culturali, con particolare attenzione alla valorizzazione del Museo della Mente e alla fruizione dell’intero Comprensorio e del Parco in cui il Compresorio è inserito.
Verranno realizzate anche azioni di mobilitazione politica, sociale e culturale, senza escludere la possibilità di perseguire ogni via giuridica possibile per preservare e salvaguardare il valore pubblico, sociale e culturale, del Comprensorio S.Maria della Pietà.
L’Ambasciata di Pace e la occupazione della Ex Lavanderia
L’Ambasciata pertanto collabora attivamente con la occupazione della EX LAVANDERIA, che è il Padiglione n.31 del S.Maria della Pietà. Uno dei 35 padiglioni dell’ex manicomio di Roma era il locale dove venivano portati alcuni internati a svolgere il lavoro quotidiano di lavaggio dei panni del manicomio. Dai primi anni 90, mentre si completava l’opera di dismissione dei manicomio, la Ex Lavanderia fu la sede di numerose iniziative culturali promosse da operatori ed associazioni per sensibilizzare la città sulla battaglia che dagli anni 70 si era compiuta per "distruggere" l’istituzione manicomiale.
"Entrare fuori, uscire dentro" fu il titolo di una di queste iniziative, ad indicare la volontà di aprire definitivamente i cancelli del manicomio, far uscire i pazienti verso la città, far entrare la città a riprendere possesso di un luogo e dei suoi significati. Per anni la Ex Lavanderia ha continuato ad essere in luogo di attività culturali, e, nel 2000, fu ristrutturata con i fondi del Giubileo per diventare un Centro Culturale. Insieme alla Lavanderia furono ristrutturati alcuni altri padiglioni per ospitare un ostello della gioventù oltre al Museo della mente e ad altre strutture pubbliche. Il finanziamento giubilare fu ottenuto anche grazie alla mobilitazione delle associazioni del territorio e della città, allora riunite nel Coordinamento "Città Ideale". Voleva essere il primo passo verso l’uso pubblico, sociale e culturale dell’ex manicomio di Roma. Si diceva: "da luogo dell’esclusione a luogo dell’inclusione". Nel corso del 2004, il tentativo della ASL e della Regione di riempire il comprensorio S. Maria di strutture sanitarie (anche psichiatriche) si è materializzato nella cancellazione degli Ostelli e nella destinazione sanitaria di quasi tutti i padiglioni del S.Maria della Pietà.
Al tentativo di trasformare in uffici anche la Ex Lavanderia, cittadini e realtà del territorio la hanno occupata per salvaguardarne l’uso sociale e culturale, per altro previsto dalla normativa. Era il 5 ottobre 2004.
L’occupazione della Ex Lavanderia è solo uno degli ultimi atti di una vertenza che, in forme differenti si è sviluppata nel territorio e nella città.
Dal 1996 al 2001, decine di associazioni si sono riunite nel Coordinamento "Città Ideale" che ha elaborato un progetto di utilizzo sociale e culturale e realizzato numerosissime iniziative: convegni, feste, mostre, concorsi fotografici.
L’assenza di politiche credibili da parte delle Istituzioni locali non permise di valorizzare fino in fondo quel potenziale di creatività e partecipazione. Nonostante questo, furono ottenuti alcuni risultati: la gestione comunale del Parco e i finanziamenti del Giubileo.
Tra il 2002 e il 2003, la questione del S.Maria della Pietà si riapre intorno alla proposta, contenuta nel Piano Regolatore, di edificare 200.000 mc di cemento all’esterno del comprensorio.
La mobilitazione di cittadini ed associazioni riesce a scongiurare quella che sarebbe stata una scelta scellerata in un territorio già urbanisticamente compromesso. II S.Maria della Pietà diventa, nel PRG una Centralità Urbana. A partire da questa vittoria si costituisce un Comitato Promotore composto da oltre 50 associazioni romane che elabora una Delibera Comunale di Iniziativa Popolare, delibera che propone l’acquisizione della struttura da parte del Comune.
L’occupazione della ex Lavanderia è solo un atto che difende e rivendica l’unico luogo dell’ex manicomio di Roma a cui le burocrazie sanitarie e le incoscienze politiche non siano riuscite a rubare anima e memoria trasformando i padiglioni del manicomio da simboli e possibilità a merce e mattoni. L’Associazione Ex Lavanderia nasce da qui. Serve a dire e a predire che la battaglia per l’uso pubblico sociale e culturale dell’ex manicomio di Roma non è chiusa, che nessuno può sperare di veder disperso il patrimonio di intelligenze, partecipazione e progetti che si sono espressi negli anni, di chi ha memoria per ricordare, idee per proporre, amore per sentire.
L’Ambasciata di Pace sosterrà, al suo fianco, al fianco della Associazione Ex Lavanderia, questa "battaglia" riaffermando che ogni iniziativa, ogni attività, ogni proposta che organizzerà sarà anche un atto di disobbedienza a chi governa, pensa, gestisce senza memoria e senza progetto.



Domenica, 10 giugno 2007