2 OTTOBRE
Le ragioni degli oppressi

di Giulio Vittorangeli

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli@wooow.it) per questo intervento]


La prima cosa e’ una preoccupazione; di "giornate internazionali" ne esistono moltissime: da quella per la pace a quella contro la schiavitu’ infantile o contro la prostituzione infantile, da quella contro la discriminazione razziale a quella dei rifugiati, o in favore dell’acqua e della terra. "Giornate mondiali" nate con le migliori intenzioni, e su principi e valori che tutti (almeno apparentemente) condividono e nessuno si sognerebbe mai di mettere in discussione. Avete mai visto qualcuno dire pubblicamente che e’ a favore della guerra, della schiavitu’ infantile o della tortura?

Esiste, quindi, un problema di validita’, di efficacia politica di queste iniziative, unito al rischio di fare della facile retorica, rischio che non dobbiamo nasconderci. Questo rischio vale anche per la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre.

Per questo e’ indispensabile che le iniziative previste in varie citta’, scuole, ecc., sappiano mettere in luce il carattere politico della scelta nonviolenta, ad iniziare dalla fusione assolutamente indispensabile dei fini con i mezzi. Dalla scelta di affrontare l’asprezza della lotta non con la forza e la durezza, ma con la tenerezza. Facendo valere le ragioni e le istanze dei piu’ deboli, degli oppressi, di tutti quelli aggrediti dalla ferocia del sistema capitalista.

La sfida della nonviolenza si misura essenzialmente nel rapporto con i movimenti sociali mondiali, nella capacita’ di essere credibile nella lotta per la giustizia e la liberta’; nella solidarieta’ concreta con le realta’ che si oppongono al liberismo rapinatore del Wto e alla privatizzazione della vita ad opera delle multinazionali farmaceutiche, solo per fare un esempio.

Non si tratta solo di impegnarsi per il corretto funzionamento delle strutture della societa’ e per la massima riduzione delle sperequazioni e delle ingiustizie, ma per qualcosa di piu’ e di oltre, per qualcosa che si puo’ definire rivoluzione, intendendo con questa parola l’affermazione di una societa’ liberata, armonica e, nei limiti dell’umana condizione, felice. Vere e proprie battaglie per una politica civile (quanto avviene in questi giorni a Vicenza e’, in questo senso, decisamente emblematico), a partire da un "no" deciso alle guerre, pseudoumanitarie o meno, passando per un nuovo disarmo, sino a arrivare alla difesa su scala locale dei beni pubblici e dei diritti delle persone.

Tutto questo con la consapevolezza che non si dovra’ cercare il valore del proprio agire in un risultato immediato, in una soluzione politica a breve termine, nel tempo in cui la politica ha perso se stessa, e si avvolge e contorce, negando nel proprio agire quotidiano le ragioni finali, e alte, del proprio esistere. Se un qualche rinnovamento e’ possibile ancora per la nostra societa’, esso deve guardare lontano, sui tempi lunghi del fallimento di questo modello di societa’. Per questo bisognera’ lavorare a lunga scadenza, senza illusioni, senza false speranze, ne’ scorciatoie, ne’ espedienti tattici. Per usare la formula di Marco Revelli, "Sapendo il perche’, senza piu’ chiedersi quando".

Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino


proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

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Numero 596 del 2 ottobre 2008



Giovedì, 02 ottobre 2008