Da un episodio di violenza una riflessione sul razzismo in Irpinia

Un giovane marocchino aggredisce una donna ad un incrocio ad Avellino


Articoli pubblicati su "Il Mattino" di Napoli edizione di Avellino

Articoli di Marcello Colella, Pasquale Pallotta, Giovanni Sarubbi


Domenica 5 Maggio 2002

L’aggressione all’incrocio di Via Tagliamento. Cresce l’allarme-clandestini

Un pugno in faccia alla automobilista che rifiuta di pagare il lavaggio ai vetri. Degenera il clima all’incrocio fra via Tagliamento e via Annarumma. Ieri mattina il gesto d’intolleranza, compiuto da un 15enne extracomunitario ai danni di una signora alla guida della propria vettura. Copione scontato, nella premessa, con l’auto che si ferma al semaforo rosso in attesa di ripartire. Si avvicina uno dei magrhebini, che inizia a cospargere di sapone il parabrezza. La donna rifiuta l’operazione, con un gesto della mano. Il minorenne prosegue, imperterrito, provocando la reazione verbale della conducente. La risposta è un pugno al volto, che provoca un ematoma alla vittima dell’increscioso episodio. Qualcuno telefona alla polizia. Sul posto, nel giro di pochi minuti, arriva una pattuglia della questura. Il gruppo di extracomunitari, alcuni dei quali irregolari, è ancora sul posto, come se nulla fosse accaduto. La donna, insieme ad altri testimoni, indica il responsabile del gesto violento. Si tratta di un 15enne che, di mattina, raggiunge l’incrocio di via Tagliamento proveniente dal napoletano. È stato affidato a un istituto di Roccabascerana. Da mesi gli extracomunitari impegnano il crocevia. Non sarebbero nuovi ad atti intimidatori. Dietro la vicenda riaffiorano storie di emarginazione e di miseria, sulle quali specula la malavita napoletana. In città si chiede maggiore prevenzione per evitare il ripetersi di episodi come quello avvenuto ieri.



Domenica 5 Maggio 2002

PAURA IN CITTÁ

MARCELLO COLELLA

Un segnale, più d’un segnale. Dietro il pugno tirato in faccia a una donna, «colpevole» di reagire al lavavetri che fa pressing, c’è la degenerazione prevedibile (e annunciata) d’una vicenda lasciata perdere per troppo tempo. Di regole saltate. Al bando concetti di taglio xenofobo o razzista. C’entra molto, però, che dietro la violenza ci sia un immigrato clandestino, peraltro minorenne, e davanti al pugno una malcapitata alla guida della sua auto. Sul posto, richiamata dai presenti, è giunta una volante della polizia. Il 15enne è stato identificato e affidato alla comunità per minori ”Oasi” di Roccabascerana. Dell’aggressività del gruppo di magrhebini, che ha scelto il crocevia tra via Tagliamento e via Annarumma come teatro delle operazioni, abbiamo detto e ripetuto su queste colonne; come dell’insofferenza, dell’arroganza, del taglio intimidatorio dato alle richieste di danaro. Il semaforo gira sul rosso e scatta l’estorsione. Il pretesto è il parabrezza da lavare. Un passaggio obbligato, una forca caudina da affrontare senza battere ciglio. Un rifiuto, un gesto di rimprovero e parte la rappresaglia: la spugna sul vetro e un getto d’acqua in segno di disprezzo. Il rituale si chiude con espressioni sconce e gesti volgari. Se rispondi va com’e andata ieri: un diretto sul volto e avanti il prossimo. Nulla contro i naufraghi che piovono da ogni parte anche in provincia. Solidarietà e accoglienza sono un nostro patrimonio autentico, incondizionato. Ma per proteggerlo occorre stare alle regole: tutti. Facciamo un discorso a ruoli capovolti. Andiamo a un crocevia di un qualsiasi paese del mondo, esibendo spugne, secchi e fazzoletti, occupiamolo, blocchiamo il traffico, giochiamo al bersaglio. Al primo che capita, facciamo capire che aria tira: o subisce e paga o si becca una raffica di insulti. Il vetro è pulito? E noi glielo sporchiamo. Non vuole lavaggi? Male, gli insozziamo tutto così impara. E per finire una scarica di calci alla carrozzeria, che è come darli a lui e, come esempio, a tutti gli altri. Il risultato è scontato: ben prima che la cosa degeneri arriva la polizia che, tra gli applausi di automobilisti e passanti, ci mette in riga. Cos’è, un abuso? Un’arrogante prova di forza? Un gesto autoritario e intollerante contro noi poveracci segnati dal destino? No, è il richiamo alle regole, a quel sistema minimo che anima la convivenza, senza la quale c’è il ritorno alla giungla, all’orda primitiva.
La polizia, quella cittadina, fa quel che può. Lo ha ribadito pure a metà aprile scorso, quando ha festeggiato 150 anni. Ma gli arrivi staripano. Lo attestano i dati diffusi proprio dalla Questura. I clandestini? Sono aumentati del 30% rispetto a un anno fa. Tremila gli immigrati autorizzati, 544 quelli allontanati. Almeno cinque volte in più quelli che circolano fuori da ogni regola. Sono quelli arruolati dalla malavita, che piombano ogni giorno dal napoletano, a bordo di furgoni che nessuno ferma e con caporali che nessuno arresta. È o non è sfruttamento? Parecchi sono dei bambini. Qualcuno gli carica in testa la violenza che poi vengono a scaricarci agli incroci. Dietro di loro ci sono dei camorristi adulti, insieme a loro altri adulti, partiti dalla stessa disperazione. Le regole vanno imposte ai primi, perchè valga come esempio per i minori. Siamo coi ragazzi sfruttati in ogni angolo del mondo. È ora di dimostrarlo a quelli all’angolo di via Tagliamento.



Domenica 5 Maggio 2002

Dal Marocco a Roccabascerana


La notizia è l’aggressione compiuta da un minorenne extracomunitario all’incrocio semaforico di via Tagliamento. Il mattinale della questura evidenzia che il 15enne, contro la volontà della automobilista, lavava il parabrezza del veicolo fermo all’incrocio. La signora negava la ricompensa e il ragazzino imbrattava completamente il vetro. Alle lamentele della donna, il 15enne tirava un pugno al volto della donna. L’equipaggio della squadra volante intervenuto, identificava l’extracomunitario che, dopo gli accertamenti del caso, veniva affidato alla comunità per minori ubicata nel comune di Roccabascerana. Le indagini proseguono per accertare l’identità degli altri immigrati presenti all’accaduto. Probabile l’adozione di provvedimenti di espulsione nelle prossime ore.



Domenica 5 Maggio 2002
IL SINDACO RENNA

«Qui tanto affetto
per rinascere»

PASQUALE PALLOTTA

Ieri si è registrato l’ultimo arrivo, quello del ragazzo marocchino fermato ad Avellino,ma il centro per minori «Oasi» di Roccabascerana opera con successo nel settore dal 1997. Il centro accoglie soprattutto ragazzi che provengono da ambienti familiari difficili o da situazioni a rischio. Attualmente sono circa una decina i minori ospitati a Roccabascerana in una palazzina di proprietà del comune che l’ente ha provveduto ad affittare alla cooperativa ad un prezzo davvero ragionevole. Il sindaco del piccolo paese caudino, Natalino Renna, ha ben presente la situazione difficile in cui «l’Oasi» opera e fin dal suo insediamento si è prodigato per una fattiva collaborazione. Ed i risultati stanno arrivando.
«Inizialmente- spiega Renna - la comunità ha accolto con un po’ di diffidenza questi ragazzi. Ma, poi gradualmente il ghiaccio si è rotto posso dire che il mio paese sta restituendo un’infanzia a dei bambini davvero sfortunati». I minori del centro frequentanto tutti le scuole elementari e medie di Roccabascerana e sono stati proprio i loro coetanei i primi ad accoglierli a pieno titolo nella comunità. Tra i ragazzi del centro e quelli di Rocca si sono create delle vere e proprie amicizie, tanto che quando termina il periodo di permanenza all’Oasi si assiste a degli addii struggenti.
L’oasi sorge nei pressi della caserma dei Carabinieri, i ragazzi sono ospitati in due appartamenti che hanno refettorio, cucina, una palestra ed un piccolo campo di calcio. Probabilmente proprio il campetto è servito a cementare delle amicizie tra gli ospiti ed i piccoli cittadini di Rocca. Il primo cittadino sottolinea anche l’alta professionalità degli operatori del centro per minori che riescono in pochi mesi a cambiare delle situazioni davvero difficili. Insomma l’amministrazione è al fianco della struttura, tanto che la giunta Renna ha inserito l’Oasi nel piano di zona sociale dei comuni del Partenio che tra breve partirà. «Sappiamo- afferma ancora Renna- i mille disagi che questi ragazzi hanno affrontato e proprio per questo cerchiamo di fare l’impossibile per riservare loro una calorosa accoglienza. Per i bambini vivere al centro non è come crescere in una famiglia, ma senza dubbio la struttura offre loro una speranza di normalità che altrove non avrebbero. Ci auguriamo sia così anche per l’ultimo arrivato».



Domenica 5 Maggio 2002
PARLANO I VOLONTARI IMPEGNATI SUL FRONTE DELL’ACCOGLIENZA

«Attenzione a non generalizzare. Così aumenta l’intolleranza»

Cillo: «Nella Mensa dei poveri nessun problema». Di Grazia: «Rischiamo la deriva razzistica»


GIOVANNI SARUBBI


Il mondo cattolico avellinese è decisamente contro ogni forma di razzismo. Su questa linea è Marco Cillo, presidente della Mensa dei Poveri oggetto, nei mesi scorsi, di una campagna di discredito proprio sulla questione degli extracomunitari.
«Gli attacchi che come mensa abbiamo subito - dice Cillo - provengono, ne siamo convinti, da una minoranza che non riesce a confrontarsi con il diverso. Fino a pochi anni fa, ad Avellino una persona diversa non incuteva paura. C’era una mentalità più pura, più accogliente. Oggi la situazione sta cambiando anche a causa di un certo tipo di politica quali la diffusione di sillogismi terribili. Se un albanese compie un reato, per esempio, tutti gli albanesi diventano delinquenti. Pesano la grande enfasi che viene data a certe notizie piuttosto che ad altre. Si parla, ad esempio, di 150.000 sbarchi in Italia, ma non si dice che di questi solo 20.000 rimangono nel nostro paese. Si fa montare un clima di paura che non porta da nessuna parte». Ma qual è l’esperienza della mensa con gli extracomunitari? «Noi possiamo testimoniare che alla mensa non abbiamo mai avuto grossi problemi. Possiamo anzi dire che i musulmani, in particolare, sono molto religiosi e rispettosi delle regole della loro religione. Penso per esempio alla regola che impedisce loro di mangiare carne di maiale. Anche se hanno fame preferiscono stare digiuni piuttosto che mangiarla e nessuno di loro ha mai protestato. C’è un rispetto tra di loro, anche appartenenti a paesi diversi, molto più che fra noi cristiani. Alla mensa abbiamo fatto anche l’esperienza della preghiera comune una volta al mese fra musulmani, cattolici ed ortodossi. Anche volendo - prosegue Cillo - non riesco a fare un bilancio negativo del nostro rapporto con gli extracomunitari che hanno sempre manifestato rispetto sia per i locali della mensa sia per i volontari. Per quello che ci riguarda - conclude Cillo - andremo avanti finché Dio lo vorrà. Per noi non sono stranieri ma sono fratelli in difficoltà». Sulla stessa lunghezza d’onda è anche il prof. Ottavio di Grazia, ebraista di fama internazionale, grande esperto di antisemitismo.«Non dimentichiamo - dice Di Grazia - che l’antisemitismo è la cartina di tornasole di tutte le forme di razzismo ed oggi purtroppo stiamo assistendo proprio al rinascere di un nuovo antisemitismo che non trova giustificazione in quello che sta accadendo in Palestina. Il rischio di una deriva razzistica è molto reale anche ad Avellino che non è un’oasi felice. Questo è un problema molto serio perchè sta venendo meno la tradizionale cultura dell’accoglienza che ha sempre caratterizzato la gente irpina. La chiesa cattolica è però schierata, nella sua stragrande maggioranza, contro il razzismo. Penso alla Caritas o ai missionari. Per i cattolici quella dell’accoglienza è una scelta vera che nessuno mi sembra possa mettere in discussione».



Martedì, 07 maggio 2002