Ponticelli, «vi racconto la notte della cacciata dei rom»

La testimonianza di un operatore dell’Opera Nomadi, Enzo Esposito, che ha fatto "da scudo" fino all’alba contro l’attacco al campo."E’ gravissimo quello che è successo, abbiamo lavorato tutta la notte per non farci scappare il morto". Non ha finito da molto Enzo Esposito, responsabile dello sportello legale dell’Opera Nomadi di Napoli, di "fare da scudo" nei campi rom di Ponticelli.
Fino alle quattro di questa notte lui, altri volontari della Protezione Civile e forze di polizia sono rimasti in piedi a sfollare i campi, scortare code di rom per evitare che venissero assaliti da una folla inferocita. "Ci siamo messi nel campo centrale, li abbiamo fatti confluire tutti lì, uno a uno e poi li abbiamo protetti per farli uscire", racconta.
Code di rom in macchina o in ape-car - quelle che usano per andare in giro a raccogliere metalli e rivenderli per qualche euro nei centri di smistamento e riciclaggio - piene zeppe di donne, bambini, famiglie intere, scortate dalla polizia, sono riuscite a mettersi in fuga da Ponticelli. Mentre le fiamme divampavano, soltanto un gruppo di una ventina di donne con figli, è sceso dalle palazzine in strada portando latte, biscotti e vestitini per i più piccoli.
Gli ultimi 50 rom li hanno scortati in piena nottata in un istituto religioso del vicino quartiere di San Giovanni: tempo due minuti, perché i residenti si rendessero conto che erano arrivati anche lì, ed è scoppiato il caos. "Abbiamo dovuto chiudere i portoni e serrarci dentro - racconta - se no sarebbe scoppiato un altro putiferio". Poi in mattinata li hanno trasportati in un centro per minori nella zona centrale di Napoli. Un’altra ventina invece sono stati portati al centro d’accoglienza per rumeni di Fuorigrotta.
Settanta in tutto (sugli oltre 500 residenti nei 5-6 piccoli campi di Ponticelli). Sono i soli di cui si sa qualcosa, degli altri si sono perse le tracce. Nella notte si sono sparsi sul territorio, verso i comuni del vesuviano, Secondigliano, Poggio Reale e Caserta. Tutti sono fuggiti dai campi di via Malibran, via Argine, via Virginia Woolf. Adesso a Ponticelli i rom se ne sono andati, non ce n’è più neanche uno. Ci sono solo i resti di macerie bruciate, baracche carbonizzate e un’odore ancora acre di fumo.
Ieri è stato il giorno del fuoco, dopo un martedì segnato da proteste, piccole aggressioni e minacce. "E’ arrivato un primo gruppo di donne - continua Esposito - le facce sono sempre le stesse, le stesse che assaltano la polizia quando arrestano uno spacciatore, le stesse che protestano per i rifiuti". Poche decine all’inizio, poi la malavita ha dato il là a bande di ragazzini controllate per intervenire. E loro hanno ubbidito, sono arrivati in sella ai motorini, riforniti di taniche piene di benzina. "Incendiavano tutto. Si mettevano a girare in ronde, facendo un rumore assordante. Bastava un attimo di disattenzione, aspettavano che fossimo impegnati a metterne in salvo qualcuno e appiccavano immediatamente il fuoco", racconta Esposito.
Detriti, sterpaglie e legno prendono fuoco subito, l’incendio divampa in un attimo, loro invece, i ragazzini, si mettono in mostra, si fanno notare dal clan, dimostrano di essere coraggiosi, di saper fare il lavoro sporco. E s’intascano anche qualche soldo. "La protesta è stata spontanea solo all’inizio, alcuni abitanti ce l’avevano con i rom, ma avevano raggiunto un equilibrio, precario, ma pur sempre un equilibrio", dice Esposito. Poi è arrivata la mala a regolare i conti: troppo clamore intorno ai campi negli ultimi tempi, troppo battage politico, troppa polizia in giro, troppa attenzione sul quartiere. Chi comanda, il clan dei Sarno, ha bisogno di stare lontano dai riflettori per portare avanti i propri affari e controllare il territorio.
Così è bastato poco: la tensione era già esplosa dopo il rapimento da parte di una rom sedicenne - ora in carcere - di una bambina di sei mesi. Non c’è voluto molto ad aizzare gli animi. Qualche soldo dei boss ai ragazzini e il gioco è fatto. "Sa come lo chiamano il boss dei Sarno? Il sindaco, perché è capace di mettere tutto a posto nel quartiere - incalza Esposito - e continua a farlo anche dal carcere. Gli bastano pochi messaggi". Cosa ci guadagna la camorra a cacciare via i rom? "Il loro interesse è tenere lontana la polizia - dice Esposito - con i rom sono nell’occhio del ciclone, c’è clamore, è meglio farli sloggiare". E in quello ci sono riusciti. Li hanno messi tutti in fuga.
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dal sito delle CdB. - http://www.cdbitalia.it



Sabato, 24 maggio 2008