I veri confini sono quelli del nostro sguardo.

di Marco Sodi

Lettera a Beppe Grillo sulla sua definizione dei rom come ’ bombe a tempo’


Ringraziamo Marco Sodi per averci inviato questa sua presa di posizione sulla questione rom ’ bombe a tempo’ così come li ha definiti Grillo negli ultimi giorni e sul’ iniziativa che ormai da 3 settimane si sta organizzato a Firenze contro le ordinanze anti lavavetri: un digiuno a staffetta a cui hanno aderito oltre 70 cittadini e Padre Alex, Ciotti, Don Vitaliano, Don Gallo, Agnoletto, Morgantini etc. Per informazioni vedere Il seguente blog : http://digiunoastaffetta.blogspot.com/


Caro Beppe, sono un cittadino di 24 anni di Firenze, formatore al metodo decisionale e all’ animazione di gruppo;ho partecipato al V day di Vicenza, poiché in quei giorni ero al Festival no dal Molin.
Ti scrivo perchè ho letto l’articolo apparso sul blog il 5 ottobre ’I confini sconsacrati’. Ti scrivo perchè ho paura. Sono impaurito dai toni aggressivi e violenti con cui l’ Autore esprime i contenuti dell’ articolo stesso: "Dove sono i nostri confini nazionali? Cosa è la Nazione?"e ancora: Fuori il marcio dai nostri confini... dalle nostre carceri... dalle nostre strade!!
Io sono persuaso nella mia vita di due cose: che ogni essere umano ha il diritto di muoversi e vivere dove vuole, e che nessuno possa vietarlo o ostacolarlo.
Due: che la Giustizia (quella vera) sia la Madre e la Legalità la Figlia.
Aldo Capitini diceva che talvolta “obbedire non è una virtù” e sono convinto che di fronte alla fame, povertà, la precarietà di vita di alcuni esseri umani, noi cittadini (ma prima esseri umani) dobbiamo esercitare quel messaggio. Sì, disobbedire ad un sistema di poteri forti (contro anche tu e tutti gli altri amici del meetup lottano) : economico, politico, giudiziario che ci vorrebbe divisi in dominatori (noi) e dominati (loro). Ma siamo tutti sulla stessa zattera
traballante, precari, disoccupati, senza casa, senza diritti, senza potere: uguali e diversi, tutti della stessa razza : quella Umana.
So che è difficile, ma spetta ad ognuno collaborare per evitare di annegare , costruendo un ponte sicuro fino alla riva.
Quando , lavorando anche con cittadini non italiani del quartiere del centro storico cittadino, mi rendo conto che i loro figli hanno più in comune con i nostri di quanto si dice o si scrive, mi sento bene. Giocano, vanno a scuola, crescono. Penso che: a incontrarsi o anche a scontrarsi non sono culture (rom, sinti, albanese, nigeriana, senegalese, cinese, peruviana, filippina , cingalese, etc.. ) ma Persone. Se le pensiamo come un dato assoluto, le culture divengono un recinto invalicabile, che alimenta nuove forma di razzismo. Ogni identità è fatta di memoria ed oblio. Più che nel passato o”in quel che si sente dire”va cercata nel suo costante divenire.
Ecco qui , la battaglia più dura, quella contro noi stessi, contro la violenza e l’ aggressività con cui i media ed il bio-potere (delle sovranità mobili, degli anti-stato, degli affaristi , finanzieri e furbetti del quartierino) vorrebbero plasmarci, tutti uguali ma alcuni più uguali di altri. Io non ci sto. E tu?



Lunedì, 08 ottobre 2007