Un altro sgombero a Sesto San Giovanni.

Solita procedura


di Roberto Malini

Milano, 29 ottobre 2008. Vagano per i luoghi più inospitali e nascosti di Sesto San Giovanni e di Milano, alla ricerca disperata di un riparo per la notte. Qualcuno si è già accampato sotto un ponte o dietro i cespugli di un parco. Altri hanno affrontato un difficile viaggio di ritorno verso la Romania e le città da cui si sono allontanati negli anni scorsi, per sfuggire la miseria, la fame, l’emarginazione: Bucarest, Brasov, Buzau, Costanza. I più fortunati hanno già raggiunto la Francia e la Spagna, dove sono stati ospitati da parenti. Sono i 150 Rom che le forze dell’ordine hanno sgomberato dall’area della ex Falck, a Sesto San Giovanni. Il 19 ottobre la delegazione di specialisti nell’analisi dei fenomeni antzigani, guidata dall’europarlamentare Viktoria Mohacsi era giunta presso il loro insediamento insieme al Gruppo EveryOne. "Erano tutti molto tesi e preoccupati, " ricorda l’attivista Nico Grancea, "perché la polizia era già stata più volte presso il sito e l’atteggiamento degli agenti era decisamente ostile. Avevano paura di tutto, anche di chi veniva a trovarli con l’intenzione di aiutarli. Nel campo, presso gli edifici dismessi e nelle baracche, ognuno era pronto al peggio, all’arrivo delle autorità con un ordine di sgombero immediato, come era avvenuto, sempre a Sesto, il mese scorso. In quell’occasione, ben 160 agenti - fra poliziotti, carabinieri e vigili - avevano messo sulla strada una quindicina di famiglie, fra cui bambini piccolissimi, donne incinte e persone gravemente malate. A Sesto San Giovanni il razzismo ha ucciso numerosi Rom. La paura ha causato la morte di altri, come il piccolo Ciprian, bruciato vivo, forse a causa di una candela caduta. Lo conoscevo bene, Ciprian e negli ultimi tempi era terrorizzato dal clima di intolleranza che lo circondava. Anche il terrore uccide". Il nuovo sgombero è avvenuto secondo la solita procedura, spietata e repentina. Poliziotti, carabinieri e agenti di polizia municipale hanno costretto le famiglie a uscire dai loro rifugi e a incamminarsi verso il nulla: bambini, donne e uomini. Malati e portatori di gravi handicap, fra cui diversi mutilati. La famiglia di Ciprian, in lutto, è stata costretta ad abbandonare l’edificio in cui ha perso la vita il loro giovane congiunto. Alcuni genitori hanno chiesto alle autorità di poter trascorrere almeno qualche notte presso un dormitorio o un ricovero. Alcune donne incinte e malati febbricitanti hanno chiesto qualche ora, prima di abbandonare le baracche. Ma gli ordini erano chiari: nessun "privilegio". I Rom della ex Falck se ne dovevano andare. "Non abbiamo neanche protestato," ha detto una giovane madre, "perché quando lo facciamo, arrivano le assistenti sociali e ci rubano i bambini".

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Giovedì, 30 ottobre 2008