COMMENTO - Unicef Italia
Dalla parte dei bambini rom

di Vincenzo Spadafora*

L’eco che sta avendo la posizione assunta dall’ Unicef Italia rispetto ai provvedimenti annunciati dal governo sulla «schedatura» dei bambini rom, e la conseguente mobilitazione di opinioni nazionali ed internazionali, ha come obiettivo unico ed ultimo la inviolabilità dei diritti dei minori, la indiscriminata tutela della loro esistenza.
La nostra non è e non vuole essere una battaglia politica, bensì un modo per rimettere al centro alcune priorità che la politica stessa, troppo spesso e a prescindere dal colore partitico, parrebbe dimenticare. Soprattutto quando si tratta di bambini. Per questo riteniamo che la strada intrapresa dal governo sia errata. Non come un assoluto pregiudiziale, ma come una considerazione che può essere corretta nel merito, ma profondamente distorta nel metodo. L’esigenza è di tutta evidenza: garantire più sicurezza ai cittadini. La schedatura dei bambini rom è la soluzione?
Riteniamo di no. Innanzitutto perché quella schedatura, di per sé, costituisce un provvedimento discriminatorio.
E’ vero, come sottolineato dal governo, che questi bambini vivono in condizioni al limite dell’umanità. Ma è altrettanto vero che essi stessi sono le prime vittime della violenza, dell’insicurezza e finanche dello sfruttamento, per biechi scopi di accattonaggio.
Può una schedatura, e quindi una misura meramente repressiva, avere l’effetto di emancipare la loro condizione? O a questo ragionamento manca piuttosto la pars costruens?
Noi riteniamo di sì. Ed è su questi punti che vorremmo dialogare, ribadendo la nostra assoluta disponibilità.
Sarebbe utile confrontarsi sul come garantire a tutti i bambini il diritto allo studio e l’accesso alle cure sanitarie, prestando attenzione all’attuazione uniforme di tali diritti su tutto il territorio nazionale; sarebbe utile confrontarsi su come favorire l’inserimento scolastico degli alunni di origine straniera; sarebbe importante capire come valorizzare la formazione del personale che a vario titolo lavora con i bambini e gli adolescenti di origine straniera per favorire un approccio sensibile alla diversità culturale; sarebbe utile rafforzare servizi adeguati che possano portare alla possibilità di ricorrere senza alcuna discriminazione rispetto ai minorenni italiani a misure alternative al carcere, qualora bambini rom si rendano protagonisti di azioni in contrasto con la legge.
L’Italia non adotta un Piano nazionale dell’Infanzia dal 2004; il che vuol dire che manca lo strumento che dovrebbe invece raccogliere in modo coordinato e integrato le azioni che il governo dovrebbe porre in essere per incidere concretamente sui problemi dei minori nel nostro Paese.
L’approvazione del Piano è certamente una priorità così come lo è l’istituzione del Garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza come struttura indipendente di monitoraggio e di promozione dei diritti umani.
Ci siamo battuti, soprattutto nel nostro Paese, affinché la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia fosse approvata dalle Nazioni Unite e poi ratificata dai governi. E non abbiamo mai smesso di batterci affinché la Convenzione divenisse soprattutto un patrimonio culturale per tutti i cittadini, per l’opinione pubblica e ispirasse costantemente le azioni delle istituzioni e di tutti quei soggetti le cui scelte incidono sulla qualità della vita e sul benessere di ogni bambino, garantendo a tutti gli stessi diritti.
Non possiamo permetterci di fare passi indietro. Non è pensabile che traguardi culturali che ritenevamo ormai raggiunti possano nuovamente essere messi in discussione.
* Presidente UNICEF Italia
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dal Manifesto - http://ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/01-Luglio-2008/art7.html



Mercoledì, 02 luglio 2008