Emergenza Emigrazione?

di Agenzia MISNA del 27-7-2008

tre dispacci dell’agenzia MISNA


26/7/2008 18.12
EMERGENZA IMMIGRAZIONE?

Dalla presidenza della Repubblica ai rappresentanti dell’opposizione continua a suscitare sorpresa, preoccupazioni e reazioni dure la decisione adottata ieri del Consiglio dei ministri (Cdm) di estendere all’intero territorio nazionale - oltre la Sicilia, la Calabria e la Puglia dove era già in vigore da tempo - lo “stato di emergenza” che dovrebbe, secondo il governo, “potenziare le attività di contrasto e di gestione” del "persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari". Un chiarimento approfondito sulla natura e le motivazioni dell’inatteso provvedimento dovrebbe essere fornito in parlamento martedì prossimo - su specifica richiesta del presidente della Camera - ma nel frattempo, nelle ultime 24 ore, si sono moltiplicate le prese di posizione contro la dichiarazione di stato d’emergenza. "Impugneremo la decisione del Cdm davanti alla Consulta" ha annunciato il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola aggiungendo: "Questo è un pezzo di fascismo". Il vicepresidente della Camera Rocco Buttiglione, sottolineando che già esistono in proposito leggi ordinarie, ha detto: "L’Italia non ha bisogno di provvedimenti disumani e straordinari". L’agenzia di stampa italiana Ansa scrive: “Anche dal Quirinale trapela un certo stupore e rammarico per le modalità di adozione di un provvedimento che tocca temi così sensibili. Ciò pur tenendo presenti tutti i precedenti in materia, compresi quelli relativi ai decreti adottati dal governo Prodi nel 2007 e nel 2008. Al Colle è stata rilevata in particolare la diversità delle interpretazioni date per spiegare il repentino ritorno all’ estensione a tutto il territorio nazionale dello stato di emergenza”. Anche la notizia del raddoppio degli arrivi di migranti irregolari nei primi sei mesi di quest’anno (da più di 5000 a oltre 10.000), utilizzata dal governo per spiegare la decisione, è stata da più fonti messa in discussione. "Il fenomeno dell’immigrazione in Italia - afferma Loris de Filippi, responsabile di Medici senza frontiere in Italia - e’ sostanzialmente invariato negli ultimi anni; non capiamo quale sia l’ ‘eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari’ di cui parla il governo... è sorprendente parlare di stato di emergenza in un paese del G8 che ad oggi non ha attuato politiche di accoglienza appropriate per nemmeno la metà dei 14.000 richiedenti asilo che hanno inoltrato la domanda nel 2007. Sono per lo più popolazioni vulnerabili in fuga da guerre, carestie e malnutrizione". In risposta all’osservazione del ministro della Difesa, secondo il quale, come scrive l’Ansa, si tratterebbe di “una semplice decisione burocratica... per accelerare le procedure per la costruzione dei nuovi Centri di espulsione", il vice capogruppo del Partito Democratico alla Camera Gianclaudio Bressa, dice: "E’ una decisione abominevole, non essendo capaci di governare su cose vere e importanti puntano alla paura della gente. Sono dei mascalzoni". E il vicepresidente della Camera Rosy Bindi aggiunge: “E’ un clima da stato di polizia". L’agenzia di stampa francese Afp conclude: “Il giro di vite contro l’immigrazione attuato dal governo di Silvio Berlusconi dal suo arrivo al potere in maggio è stato, come è noto, criticato dal parlamento europeo”. [PMB]
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CITTÀ DEL VATICANO
26/7/2008 18.17
EMERGENZA IMMIGRAZIONE? (2) Dal pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

"Quel che si auspica, nell’attuazione delle disposizioni, è il rispetto dei diritti umani di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, nonché quello delle norme internazionali accolte dall’Italia per quanto riguarda i rifugiati, i richiedenti asilo, gli apolidi, anche Rom e Sinti o di altre famiglie zingare, nonché coloro che sono oggetto-soggetto del traffico di esseri umani”: lo scrive in una nota diffusa oggi pomeriggio, prima di partire per Washington D.C. - dove parteciperà dal 28 al 31 luglio al Congresso Nazionale per le migrazioni, organizzato dalla Conferenza episcopale statunitense, l’arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Nella nota monsignor Marchetto dice anche: "Per giudicare sulla bontà dell’iniziativa “emergenza” in quell’auspicato equilibrio tra accoglienza e sicurezza, bisognerà considerare i contenuti delle decisioni. Per sé, emergenza non è termine negativo perché ci può essere anche per misure che tengano in conto l’afflusso, ora, dai Paesi che implicano necessità di protezione (Sudan, Somalia, Eritrea, per es.), nella linea della collaudata legislazione internazionale per rifugiati e richiedenti asilo. Anche una padrona di casa, si scusi l’esempio, si trova in emergenza se arrivano due ospiti imprevisti, ma cercherà di provvedere nel migliore dei modi alla loro accoglienza". [PMB]
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ITALIA
26/7/2008 18.30
EMERGENZA IMMIGRAZIONE? (3) DON VITTORIO NOZZA, DIRETTORE DI ’CARITAS ITALIA’

[“Le politiche nate dall’urgenza danno risultati deludenti” è il titolo del seguente articolo di monsignor Vittorio Nozza, direttore di ’Caritas Italia’, per l’edizione di domani del quotidiano della Santa Sede “L’Osservatore Romano”.]

"Da anni ogni iniziativa legislativa sull’immigrazione è caratterizzata da un approccio securitario, ed emergenziale, ma i risultati sono stati deludenti: le misure adottate si sono rivelate in buona parte inefficaci, intervenendo sull’immagine riflessa dei problemi del nostro Paese, e non sulla loro essenza. Ci si è preoccupati — senza successo — di contenere gli sbarchi, di difendere le frontiere, di organizzare i trattenimenti, ma è mancato un approccio organico e integrato al fenomeno migratorio con una parallela attenzione all’economia sommersa, al mercato del lavoro fortemente deregolato e precarizzato. Le persone straniere inserite nella cura della nostre case o dei nostri familiari, tanto per fare un esempio, non dovrebbero essere un problema da affrontare o gestire nel quadro dell’immigrazione, ma in quello delle carenze dello stato sociale, sia nel nostro Paese che in quello di provenienza. Quello di cui c’è veramente bisogno è dunque un pacchetto integrazione, ricco di azioni capaci di far stare la diversità dentro un sentire e vivere unitario. Oggi sembra invece che vengano sempre più alimentati la paura, l’arroccamento, il rifiuto e cresce anche la tensione a livello locale intorno a chi, come le Caritas diocesane, continua a promuovere servizi e ad agire in difesa dei diritti umani dei più poveri, compresi gli immigrati. Se è vero che spetta al mondo politico legiferare in questa materia, è altrettanto vero che la Chiesa e gli organismi che a essa si ispirano hanno il dovere di fare appello alla coscienza pubblica e a quanti hanno autorità nella vita sociale, economica e politica, affinché vengano tutelati i soggetti più vulnerabili. Deve essere infatti chiaro che la sicurezza, che tanto anima gli interventi legislativi, non è il fine, il bene principale di una società ben costruita, ma la sua naturale conseguenza: in un sistema sociale ricco di solidarietà ben regolato e integrato l’insicurezza non è né avvertita né sperimentata.
È vero che bisogna recuperare appieno il senso della legalità, ma occorre ridare alla legalità quella dignità e quella forza per cui appaia naturale aderire alla legge e la regola sia espressione chiara ed efficace di valori condivisi. Questa è la sua vera natura, mentre la sicurezza pubblica è solo un suo corollario. Siamo infatti convinti che se una società avverte così forte il senso di insicurezza, quella società ha fallito qualcosa nella costruzione di sé e, per ovviare a ciò, dovrebbe attivare sani meccanismi di coesione e strumenti che bandiscano forme di separazione, segregazione, discriminazione. Si continua invece a mettere in campo una serie di misure emergenziali, assieme a intenzioni e decisioni che incrementano l’orientamento ad attuare una sorta di «principio di indesiderabilità», come quelle in via di definitiva approvazione sui ricongiungimenti familiari (ma anche quelle sull’asilo e sui comunitari) tese a scoraggiare, a limitare, a impedire la ricomposizione dei nuclei familiari e a rendere sempre più arduo il loro percorso di inserimento nel nostro Paese, mentre invece l’unità della famiglia è decisiva in termini di sicurezza e di integrazione. Lo ha ribadito il Santo Padre, evidenziando come anche nel vasto campo delle migrazioni internazionali la persona umana deve essere sempre posta al centro, e auspicando che «si giunga presto ad una gestione bilanciata dei flussi migratori (...) cominciando con misure concrete che favoriscano l’emigrazione regolare e i ricongiungimenti familiari» (Benedetto XVI, Angelus del 14-01-2007)".
[PMB]
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Martedì, 29 luglio 2008