Decreto sicurezza
Sono contraria

di Mercedes Frias

Il 29 dicembre 2007 il governo ha approvato il nuovo decreto sicurezza, con le modifiche imposte dall’intervento del Presidente della Repubblica. Nel merito e nel metodo però nulla è cambiato, e come scrive il 30 dicembre 2007 Giuliano Pisapia su
Liberazione: " il decreto contiene norme che neppure il governo Berlusconi aveva osato proporre... un provvedimento ingiustificato, discriminatorio e incostituzionale".

Si ritiene quindi utile riproporre su questo argomento la lettera al direttore di Liberazione inviata da Mercedes Frias il 17 dicembre 2007, ma che non è mai stata pubblicata.



Caro Direttore,

mi resta soltanto questo mezzo per rendere pubblica la mia totale contrarietà alla decisione di votare il “decreto sicurezza”. Sono una dei sette che hanno votato per il voto contrario al decreto e l’unica per il voto contrario all’eventuale fiducia.

L’atteggiamento che abbiamo assunto come Gruppo in questa esperienza di governo mi suscita, ogni giorno di più un senso di impotenza e di frustrazione profonda. In un anno e mezzo, facendo un bilancio neanche troppo ingeneroso, posso dire senza esitazione che non abbiamo portato a casa pressoché niente. Niente di quello che perseguivamo al momento di realizzare l’alleanza, poco o niente del programma per cui ci eravamo impegnati con gli elettori e meno ancora di quello che sta al centro della nostra visione e prospettiva politica: una società di eguali. Da mesi, durante le dichiarazione di voto dei provvedimenti del Governo, ripetiamo fino a diventare patetici la stessa formula: “ il provvedimento è sbagliato, insoddisfacente, siamo riusciti a fare un intervento di riduzione del danno, ma dobbiamo votarlo per responsabilità di coalizione”.

Sembriamo a chi ci vede fuori dal palazzo di essere un plotone di soldati obbedienti, forse oltre il limite di ciò che politicamente è tollerabile, sempre e comunque disposti a dimostrare lealtà alle forze che controllano realmente il governo, a costo di contraddire noi stessi e, soprattutto la nostragente.  Gli alleati più fidati. Due settimane fa il compagno Giordano, nella sua dichiarazione di voto sul protocollo sul welfare, diceva giustamente: “Bisogna cambiare, cambiare l’agenda e le priorità del lavoro e del Governo. È l’ultima, e neanche certa, possibilità per ricostruire un rapporto con quella parte del Paese che non ce la fa più......Noi non sprecheremo più un’occasione, cercate di non sprecarla voi, perché questa è proprio l’ultima”.

Due settimane fa…. Eppure adesso ci troviamo a dover fare ancora da stampella al Governo, correndo ai ripari di un decreto che non doveva essere fatto. Che non doveva  neanche nascere, perché è stato pensato sotto la spinta di un’onda emotiva, con l’uso propagandistico e pretestuoso di una questione seria come l’omicidio, la violenza su una donna Avremmo dovuto rifiutarne  la logica subito e definitivamente, perché esso apre una ferita profonda nel diritto: non colpisce soltanto una categoria specifica, ma  lede la società tutta. Contribuisce a quel processo di imbarbarimento contro il quale abbiamo detto che ci saremmo battuti dalla postazione del Governo. Ovviamente mi riferisco al “decreto sicurezza”. Saremmo stati i soli ad opporci, avremmo fatto un regalo alla destra? Non so, forse il rischio c’era, ma è anche vero che su quel testo si sono pronunciate negativamente autorevoli associazioni come ASGI e Antigone, anche più esperte di noi.

Come affermava Franco Ippolito il 3 novembre dalle pagine de Il Manifesto,  “La spallata comincia a lasciare segni. Non sulla vita del governo, ma sulla civiltà e sulla cultura giuridica del nostro paese. .......Rimane però difficile da condividere l’affannosa approvazione in via d’urgenza di norme che poco o nulla hanno a che fare con il fatto specifico e molto invece con uno sbandamento emotivo che la non contrastata campagna securitaria sta producendo sulla "percezione di insicurezza". Tanto più che la decretazione d’urgenza, più che funzionare da strumento di rassicurazione collettiva, corre oggi il rischio di concorrere ad accrescere la sensazione che un nemico esterno ed invasore ci stia assediando e metta in pericolo "l’ordinaria convivenza" che le nuove norme si propongono di garantire”.

Visto che qualcuno ha accennato in modo gerarchico agli errori che il nostro appoggio ha contribuito a compiere durante questa legislatura su fronti “più importanti”, non mi riferirò subito agli immigrati. Due parole sulla portata del decreto:

l        annulla la legge Mancino e di conseguenza la convenzione dell’ONU contro le discriminazioni razziali. Elimina le leggi che consentono di perseguire penalmente il razzismo, anche con effetto retroattivo. Addio ai  processi aperti ai naziskin & Co., per esempio.

l        reintroduce il reato di sospetto, attraverso una formulazione totalmente astratta, incerta ed ambigua quale:  “i motivi imperativi di pubblica sicurezza sussistono quando la persona da allontanare .... abbia tenuto comportamenti che costituiscono una minaccia....”, ma, si badi bene, non una minaccia qualsiasi, bensì “una minaccia concreta, effettiva e grave alla dignità umana… e all’incolumità pubblica...”. Un richiamo davvero esemplare alla concretezza di comportamenti relativi a fatti, azioni delittuose e vittime, che metterà in grado chi deve decidere quali siano questi fatti, azioni delittuose e vittime, di intervenire con chiara certezza e con sicura uguaglianza di giustizia !

l        Volendo nobilitare il testo con l’introduzione di un’estensione della legge Mancino ai reati di omofobia, obiettivo giusto ma mal collocato, opera un pasticcio giuridico che riesce a lasciarla senza effetto, con un “errore” di riferimento normativo.

l        il decreto prevede che “il questore può disporre il trattenimento in strutture già destinate alla permanenza temporanea”.  Cosa significa ? Trattenimento in un Cpt  o in camera di sicurezza ?

E ancora, nel merito, gli aspetti apertamente xenofobi:

-         si accontentano i sindaci sceriffi attribuendo loro poteri di  “segnalazione” ai Prefetti. Poiché è il Prefetto che dovrà emettere il provvedimento di allontanamento, alla luce di quello che sta succedendo con i sindaci del nord (ordinanze razziste e xenofobe), e considerando l’inerzia attuale  di molti prefetti nel far rispettare le disposizioni vigenti contro le discriminazioni, avremo come conseguenza non soltanto una loro ulteriore latitanza , con i sindaci, con i poteri dello Stato che di fatto determinano e favoriscono la discriminazione. Quello che in parte già avveniva, ma con poteri più limitati nei  Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza.

- cosa succederebbe se la dimostrazione delle fonti delle risorse per il proprio sostentamento “lecite e dimostrabili”, che si esige ai cittadini comunitari, fosse richiesta anche agli italiani, nel paese dell’evasione fiscale e del lavoro nero?

Come possiamo votare una cosa del genere? Quali sono i nostri riferimenti etici, politici e culturali? Visto che questo decreto di imbarbarimento culturale, è il ticket di presentazione della nuova forza che nasce al centro, è così che ci vogliamo rapportare con il PD? Assecondando la loro ricerca del consenso attraverso questo imbarbarimento culturale?

Ci è stato esplicitato che non dobbiamo esprimere un voto diverso da quello delle compagne e dei compagni del Senato. Più compagne e compagni inoltre  hanno detto che non è il caso di far cadere il governo su questo decreto. Ho molto rispetto del lavoro e degli sforzi delle compagne e dei compagni del Senato. Sono convinta, e come tutti apprezzo, quanto abbiano fatto, stanti i rapporti di forza, per ridurre l’impatto di questa catastrofe. So perfettamente che solo grazie al loro lavoro si è ottenuto il passaggio vincolante per un giudice ordinario, prima di rendere effettiva una espulsione, come so che circa l’80% degli emendamenti proposti, come sinistra unita, sono riusciti a passare.

Ma il disegno di legge non è mutato di segno nella sua struttura portante, e questo conferma quantoho cercato di dire all’inizio. Con molta sofferenza e senza voler abbattere il tempio con i filistei; ma alla Camera, abbiamo ben altre condizioni, o no? Infatti diversi altri compagne e compagni hanno proposto un voto dissimile all’eventuale fiducia e al decreto. Non capisco perché avete rifiutato anche questa possibilità di espressione di dissenso su un mostro giuridico e culturale di tale nefasta portata.

L’espressione di disagio era quasi totale nelle quattro riunioni del gruppo che si sono concluse con il voto sul comportamento da tenere. È evidente che quasi tutti diamo la stessa valutazione di merito. Ci divide l’idea di come uscirne. Ma soprattutto ci ha diviso una linea di condotta che soffoca ogni eventuale possibilità di manifestazione del dissenso, quando è scesa la linea.

Le dinamiche che si sono sviluppate nella discussione e nel voto finale nel gruppo, rappresentano un interessante quadro sociologico, quasi divertente.Ogni possibilità di dare qualche timido segnale è rimandato a dopo la verifica e alla consultazione. Se verifica e partecipazione saranno, come dichiarato più volte, processi condivisi e partecipati, avremmo forse amare sorprese per quanto riguarda il decreto sicurezza – sempre che se ne parli – ma su molti altri temi ci potrebbe venire chiesto di mutare la rotta. Sarà possibile? Sarei contenta di crederci con certezza.

Ma voglio essere spietata fino in fondo: non è che la verifica finirà come gli impegni sull’Afghanistan? Il monitoraggio e la conferenza di pace, impegni frutto della nostra mediazione/condizione, dove sono finiti?  Esiste un limite oltre il quale possiamo decidere di non andare ? E se lo varcassimo, chi crede in noi ce lo perdonerebbe?

Visto che le ragioni della “politica reale” hanno avuto la meglio sulle ragioni del diritto e anche sul semplice senso comune; visto che non si è nemmeno tentato di far decadere quell’obbrobrio, non resta che attendere che il Presidente della Repubblica si rifiuti di promulgarlo. È una speranza, che ci salvi quella specie di provvidenza.

Mercedes Frias

17 dicembre 2007



Mercoledì, 02 gennaio 2008