Per adesioni scrivere a razzismodimassa@gmail.com
Siamo persone (storici, giuristi, antropologi, sociologi, filosofi, operatori culturali) che da tempo si occupano di
razzismo. Il nostro vissuto, i nostri studi e la nostra esperienza professionale ci hanno condotto ad analizzare i processi
di diffusione del pregiudizio razzista e i meccanismi di attivazione del razzismo di massa. Per questo destano in noi vive
preoccupazioni gli avvenimenti di questi giorni (le aggressioni agli insediamenti rom, le deportazioni, i roghi degenerati
in veri e propri pogrom) e le gravi misure preannunciate dal governo col pretesto di rispondere alla domanda di sicurezza
posta da una parte della cittadinanza. Avvertiamo il pericolo che possa accadere qualcosa di terribile: qualcosa di nuovo
ma non di inedito.
La violenza razzista non nasce oggi in Italia. Come nel resto dellEuropa, essa è stata, tra Otto e Novecento, un
corollario della modernizzazione del Paese. Negli ultimi decenni è stata alimentata dagli effetti sociali della
globalizzazione, a cominciare dallincremento dei flussi migratori e dalle conseguenze degli enormi differenziali
salariali. Con ogni probabilità, nel corso di questi venti anni è stata sottovalutata la gravità di taluni fenomeni.
Nonostante ripetuti allarmi, è stato banalizzato il diffondersi di mitologie neo-etniche e si è voluto ignorare il ritorno
di ideologie razziste di chiara matrice nazifascista. Ma oggi si rischia un salto di qualità nella misura in cui tendono a
saltare i dispositivi di interdizione che hanno sin qui impedito il riaffermarsi di un senso comune razzista e di pratiche
razziste di massa.
Gli avvenimenti di questi giorni, spesso amplificati e distorti dalla stampa, rischiano di riabilitare il razzismo come
reazione legittima a comportamenti devianti e a minacce reali o presunte. Ma qualora nellimmaginario collettivo il
razzismo cessasse di apparire una pratica censurabile per assumere i connotati di un «nuovo diritto», allora davvero
varcheremmo una soglia cruciale, al di là della quale potrebbero innescarsi processi non più governabili. Vorremmo che questo allarme venisse raccolto da tutti, a cominciare dalle più alte cariche dello Stato, dagli
amministratori locali, dagli insegnanti e dagli operatori dellinformazione. Non ci interessa in questa sede la polemica
politica. Il pericolo ci appare troppo grave, tale da porre a repentaglio le fondamenta stesse della convivenza civile,
come già accadde nel secolo scorso, e anche allora i rom furono tra le vittime designate della violenza razzista. Mai come
in questi giorni ci è apparso chiaro come avesse ragione Primo Levi nel paventare la possibilità che quellatroce passato
tornasse. Firmatari
Marco Aime, Rita Bernardini, Alberto Burgio, Carlo Cartocci, Tullia Catalan, Enzo Collotti, Alessandro Dal Lago, Giuseppe
Di Lello, Angelo DOrsi, Giuseppe Faso, Mercedes Frias, Gianluca Gabrielli, Clara Gallini, Pupa Garribba, Francesco
Germinario, Patrizio Gonnella, Gianfranco Laccone, Maria Immacolata Macioti, Brunello Mantelli, Giovanni Miccoli, Giuseppe
Mosconi, Grazia Naletto, Michele Nani, Salvatore Palidda, Marco Perduca, Pier Paolo Poggio, Carlo Postiglione, Enrico
Pugliese, Annamaria Rivera, Rossella Ropa, Emilio Santoro, Katia Scannavini, Renate Siebert, Gianfranco Spadaccia, Elena
Spinelli, Diacono Todeschini, Nicola Tranfaglia, Fulvio Vassallo Paleologo, Barbara Valmorin, Danilo Zolo.
Venerdì, 30 maggio 2008
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