Populismo etnico a Verona
Tosi condannato in secondo grado per propaganda di idee razziste.

di Sergio Paronetto

Il 20 ottobre 2008, la Corte d’ Appello di Venezia ha confermato in secondo grado la condanna per il sindaco di Verona Flavio Tosi (e altri cinque leghisti, tra i quali l’attuale deputato Matteo Bragantini), a due mesi di reclusione (pena sospesa), per il reato di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico (legge Mancino). Annunciando di ricorrere in Cassazione, Tosi ribadisce la bontà della campagna contro i sinti, scatenatasi nel 2001 all’insegna del "via da casa nostra": "rifarei tutto quello che ho fatto per difendere i miei concittadini" ( "L’ Arena" 21.10. 08).

A parte il linguaggio violento utilizzato, Tosi non sa o non vuole sapere che i sinti in questione sono veronesi da generazioni, iscritti all’anagrafe, suoi cittadini. Evidentemente, non è interessato alla cittadinanza ma all’ "indiano veronese", al tribalismo urbano, alla "veronesità" come identità naturale. In questo è d’accordo anche la Commissione Cultura del Comune di Verona, guidata da Lucia Cametti, esponente di Alleanza Nazionale.

Si può chiamarlo razzismo, forse xenofobia. Politicamente io lo chiamo "populismo etnico" o "religione civile" fondata sulla "patria carnale" assurta a idolo.

Il contrario della tanto sbandierata civiltà "occidentale", liberale-democratica (pluralista), cristiana (Vangelo della pace e della giustizia) o anche cattolica (che vuol dire universale, fraterna). O della civiltà semplicemente e radicalmente umana. Stiamo diventando stranieri a noi stessi. E’ per questo che abbiamo così tanta paura?

Sergio Paronetto



Mercoledì, 22 ottobre 2008