Rom
Razzismo a orologeria: impronte digitali lasciate 14 anni fa incastrano "zingaro" assassino

di Roberto Malini

A pochi giorni dall’inizio delle operazioni di schedatura dei Rom a Roma, l’Italia si chiede se sia democratico sottoporre gli "zingari" al rilievo delle impronte digitali. Noi del Gruppo EveryOne eravamo sorpresi, fino a stamattina, del fatto che ancora non fosse apparsa sui giornali e in tv la "notizia a orologeria", destinata a creare consenso intorno a un provvedimento che si sta rivelando un boomerang per il governo. Temevamo un nuovo caso Giovanna Reggiani, perché il movimento razzista italiano ha dimostrato di non avere scrupoli, nel condurre la sua campagna antizigana. Ed ecco la notizia, che rimbalzerà attraverso i media e convincerà molti fra gli scettici, riguardo alla schedatura con impronte, che tutto sommato è una pratica che tutela la "sicurezza" dei cittadini. Qui di seguito, la versione Ansa della notizia, quindi un nostro breve commento:

DOPO 14 ANNI NOMADE TRADITO DA IMPRONTE

ROMA, 4 luglio - E’ stato tradito dalle impronte digitali che aveva lasciato 14 anni fa su un foglio di carta nell’appartamento a Roma dove aveva strangolato e ucciso per rapina con una calza di nylon una donna anziana, il nomade giostraio, italiano, H.M., di 31 anni, arrestato dalla nuova unità speciale per gli omicidi non risolti da anni, la "Cold Case", istituita dalla Squadra mobile di Roma sei mesi fa.

L’uomo, allora minorenne, di 17 anni, uccise Liliana Grimaldi, di 74 anni, per rapinarla di pochi soldi e qualche gioiello ed è stato arrestato alle 5 di stamani dai poliziotti di questo reparto della sezione omicidi, al suo secondo caso svelato, dopo quello dell’omicidio di una barista, Maria Scarfò, uccisa il 29 dicembre del 2000, per il quale fu arrestato Sabatino D’Alfonso, di 45 anni, incastrato dal dna del liquido seminale lasciato sul corpo e sui vestiti della vittima. "Grazie alle nuove tecniche investigative - ha spiegato nel corso di una conferenza stampa il capo della Squadra mobile Vittorio Rizzi - è stato possibile risalire all’omicida che aveva lasciato delle impronte digitali su un foglio di carta, prima di strangolare la vittima con una calza di nylon.

All’epoca l’arrestato era minorenne e non avremmo potuto rintracciarlo visto che è stato schedato solo nel 2006". L’assassino, secondo gli investigatori, faceva parte di una famiglia specializzata in rapine a domicilio ai danni di anziani, specialmente nei quartieri attorno all’Eur, dove il giostraio abitava.

La vittima viveva in piazza dei Navigatori a poche centinaia di metri dalla sua abitazione. Le vittime venivano agganciate con un inganno: i rapinatori si fingevano volontari per la raccolta di abiti per i non vedenti o portavano regali o saluti di parenti alle loro vittime. Una volta entrati in casa riuscivano a guadagnarsi la fiducia degli anziani, li narcotizzavano con un sonnifero nel caffé o in una bevanda che si facevano offrire e quindi li rapinavano.

"Nel caso della signora Grimaldi - ha detto Rizzi - qualcosa deve essere andato storto nel meccanismo e i rapinatori hanno perso il controllo strangolando la donna". La madre dell’arrestato, Irma Agostina Glaudì, di 56 anni, é attualmente ricercata per undici rapine sempre ad anziani e sempre con le stesse modalità, la sorella Natasha, arrestata nel 2004, deve rispondere dell’omicidio di un anziano, Paolo Simeoni, morto per l’eccessiva somministrazione di un sonnifero, mentre un’altra sorella, Simona, e il fratello Giovanni sono accusati di altre rapine.

Tre i casi analoghi di rapina nella zona ancora da chiarire. Il giostraio è accusato di omicidio a scopo di rapina ed è stato portato nel carcere di Regina Coeli.


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Ed ecco un commento a caldo. Come abbiamo scritto e pubblicato nei nostri siti in questi giorni, inviando anche a tutti i giornali, le tv e le radio italiane un comunicato stampa - regolarmente censurato, eccezion fatta per l’agenzia Adnkronos/Ign - siamo convinti (e in grado di dimostrarlo) che esiste nel nostro Paese un progetto razzista condotto da forze xenofobe per creare odio razziale nei confronti dei Rom. La notizia diffusa, che avrà una certa eco, anche se molti giornalisti cominciano a metetre in dubbio - era ora! - questa incredibile serie di malefatte commesse da Rom, che vengono alla luce in coincidenza di misure razziste messe in atto dalle Istituzioni. In questo caso, ci si chiede subito: come mai è stato schedato nel 2006 e proprio adesso viene fuori la storia delle impronte? Non è difficile porsi altri dubbi o quantomeno sospettare qualche forzatura nelle conclusioni che renderebbero certa la colpevolezza dell’accusato? Il ragazzo viveva vicino alla vittima e senza dubbio - anche in virtù del suo lavoro, che veniva svolto all’aperto - la conosceva. La vittima, così come i suoi coinquilini e i passanti, potenziali testimoni della rapina, conoscevano bene la famiglia di giostrai (giostrai-banditi, secondo le autorità). Non nasce, nella mente di chi mi legge, un altra perplessità? Quale rapinatore - e qui parliamo di rapinatori esperti, che la polizia definisce "specializzati" - agirebbe a cento metri dalla propria abitazione, rischiando di essere riconosciuto durante o dopo il furto? E poi, se ci fossero state le mie impronte a casa della donna, automaticamente sarei il suo omicida? Anche se fossi salito a casa sua per un tè con i biscotti? L’accusato si protesta innocente, ma le sue dichiarazioni sono ignorate dalla stampa, che diffonde, come sempre, il suono di una sola campana. Queste sono le fondamenta culturali e informative del razzismo che avvelena l’Italia. Se non si dà spazio alla voce delle vittime, perché non darne almeno a noi del Gruppo EveryOne, che già abbiamo decostruito alcuni ipotetici crimini commessi da Rom e sicuramente abbiamo insinuato un ragionevole dubbio, nei nostri pochi lettori, anche riguardo a casi eclatanti come l’omicidio Reggiani. Salvo qualche giornale e La7, che ci ha consentito di smontare dal piccolo schermo il falso rapimento di Ponticelli (ma la nostre è stata una voce flebile, coperta dal coro dei colpevolisti), le nostre controindagini sembrano infastidire tanto la politica quanto l’informazione. Spesso i giornalisti - gli stessi che acriticamente pubblicano tutto ciò che viene emanato dagli uffici stampa delle autorità - ci tempestano di domande, cercando di smontare ogni considerazione e chiedendo - solo a noi - prove provate. Mi piacerebbe, inoltre, analizzare il foglio di carta su cui si basa un’accusa gravissima. Vista la fretta con cui il movimento razzista produce casi di cronaca nera destinati a gettare oscurità su un’etnia, chissà che non abbia commesso il più marchiano degli errori e abbia utilizzato carta più recente, rispetto a quella su cui, secondo gli inquirenti, il giovane giostraio avrebbe lasciato le sue impronte digitali 14 anni fa?

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Venerdì, 04 luglio 2008