MIGRANTI TRA RIMPATRI FORZATI E “PACCHETTO SICUREZZA”

di Centro delle Culture

Il Centro delle Culture dice no alle nuove norme italiane ed europee e propone forum europei, seminari, più informazione e reti tra associazioni


25 giugno 2008
Comunicato stampa

Da anni schierato a fianco dei migranti nella richiesta del rispetto dei diritti di tutti, il Centro delle Culture è profondamente indignato di fronte al decreto e alla direttiva recentemente approvati dal governo italiano e dal parlamento europeo. Norme che sembrano dimenticare che migrare verso altri Paese e continenti, in uno scambio reciproco e costante con le popolazioni d’origine, è da sempre parte integrante del patrimonio storico europeo.

La sicurezza, strumento utile a mantenere la pace e uno sviluppo stabile e progressivo della personalità e della società, andrebbe intesa come un sistema di garanzie per difendere i diritti della gente e non come mezzo per usurparne i diritti e creare nuove paure.

Il Centro delle Culture esprime quindi il suo completo disaccordo rispetto al “pacchetto sicurezza” voluto dal ministro Maroni: un insieme di provvedimenti con cui vengono giustificate preoccupanti violazioni ai diritti umani, esaltando nuovi pregiudizi, antiche xenofobie e militarismi, e tacendo i reali interessi in gioco.
Il “pacchetto sicurezza” prevede infatti la possibilità di schedare senza alcun motivo cittadini italiani; favorisce un’incostituzionale disuguaglianza davanti alla legge con norme ad hoc per alcune categorie di persone; alimenta episodi di xenofobia e violenza in un’escalation difficile da disinnescare.

E la situazione europea non sembra migliore. Il parlamento europeo, il 18 giugno scorso ha approvato la direttiva sui rimpatri forzati che consente di:
- estendere il periodo di detenzione amministrativa per i migranti irregolari fino a 18 mesi;
- creare regole processuali diverse per i migranti irregolari (in violazione della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dell’uomo);
- l’espulsione e il trattenimento dei minori non accompagnati (in violazione delle convenzioni internazionali che ne proteggono i diritti);
- applicare un divieto di reingresso di cinque anni per quanti abbiano subito un provvedimento di espulsione (creando le condizione per il riprodursi incontrollabile della clandestinità);
- aprire per la prima volta la possibilità di deportare migranti irregolari nei paesi di transito.

Come sostiene Giorgio Schultze, portavoce europeo del Nuovo Umanesimo:“Il voto con cui il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva sui rimpatri è una vergogna, una violazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e un tradimento dei migliori momenti della storia europea, basati sugli ideali di democrazia e di tutela dei diritti di ogni persona. Rinchiudere persone che non hanno commesso alcun reato ma che semplicemente non hanno il permesso di soggiorno significa imprigionarle non per quello che hanno fatto, ma per quello che sono: questa è un’atrocità giuridica e morale che ci fa tornare ai tempi bui del nazismo, quando ebrei, oppositori, omosessuali e zingari finivano nei lager semplicemente per quello che erano”.

Il Centro delle Culture considera improrogabile mettere in moto una serie di azioni che si oppongano con fermezza al pericolo di una deriva fascista e chiede che istituzioni e realtà associative prendano posizione.

Il Centro delle Culture propone:
- che le realtà che lavorano per l’integrazione e il dialogo uniscano le forze e superino i particolarismi costituendosi in rete e mettendo in moto azioni permanenti che puntino a ricostruire un tessuto sociale;
- che si dia vita a reti di informazione alternativa, si organizzino incontri, forum, dibattiti anche a livello europeo e con giuristi ed esperti del settore, per conoscere o approfondire leggi, proposte e la loro applicazione;
- di stimolare la riflessione su un nuovo stile di vita in grado di far uscire l’essere umano da una situazione paradossalmente preistorica, attraverso corsi, incontri e seminari nelle scuole e approfondendo lo studio e la conoscenza della diversità di costumi, i miti e quanto possa stimolare apertura e curiosità verso “l’altro”.

E’ evidente che, se non si inverte la spirale di razzismo e crescente intolleranza, in questo vortice del “tutti contro tutti” non saranno solo i migrati a farne le spese ma l’intera società civile.



Per informazioni:
Gabriele Palloni
Responsabile nazionale Centro delle Culture
gabriele@etnie.org
cell. 339.5495116



Lunedì, 30 giugno 2008