Un manifesto contro tutti i razzismi e per la diversità

di Marcello Buiatti

Il professore Marcello Buiatti, autore di questo articolo, è stato il coordinatore di un gruppo di studiosi che ha redatto i "Manifesto degli scienziati antirazzisti", specularmente opposto a quello del 1938, promosso dalla Regione Toscana in occasione del 70° anniversario della promulgazione delle leggi razziali, avvenuta nella Tenuta di San Rossore il 5 settembre 1938 dal re d’Italia Vittorio Emanuele III. Alla stesura del manifesto antirazzista, presentato sempre a San Rossore, hanno collaborato i professori Elena Gagliasso, Guido Barbujani e Francesco Remotti. Per aderire al manifesto si può andare sul sito della Regione Toscana www.regione.toscana.it

Uno dei sintomi più preoccupanti delle crisi individuai e collettive delle società umane è il peggioramento dei rapporti fra le persone, l’aumento della litigiosità, e la tendenza a trovare un “nemico” contro cui rivolgersi e da emarginare. Le crisi più profonde in genere avvengono in situazioni obiettivamente difficili di instabilità provocata da difficoltà economiche, guerre, catastrofi naturali ecc., in cui il futuro appare fuori controllo e difficile da prevedere. Si diffonde allora la paura e si cercano capri espiatori su cui scaricare l’ansia. Così prende forza ogni tipo di razzismo, che si dirigerà verso tutti i “diversi” e quindi non solo verso gli appartenenti ad altri popoli e culture ma anche ad esempio gli omosessuali, gli handicappati, le persone con disagio mentale, quelli che la pensano diversamente dal gruppo umano dominante in quel momento ecc. Ecco, l’Italia, nonostante che non ci siano in vista crisi economiche catastrofiche, che nessuno muoia veramente di fame e che siamo persino una delle Nazioni del G8, mostra sintomi preoccupanti di paura e quindi di frammentazione, di astio, di voglia di colpire un nemico. Così come la causa del malessere è in gran parte indistinta , l’identificazione del nemico è incerta e va dai Rom ( spesso confusi incredibilmente con i romeni forse semplicemente per le prime tre lettere del nome), agli altri immigrati ( sono stati additati come tali gli albanesi prima , i romeni poi , i “mussulmani” sempre ecc.), agli omosessuali , ai “matti”, ai “comunisti”e verrà la volta degli handicappati mentre sento sempre di più riaffiorare il termine “lobby” anche se l’aggettivo “ebraica” ancora non viene pronunciato che in rari casi. Le forze politiche che ci governano in questo momento sono senza dubbio coscienti di quanto avviene e anzi si muovono con astuzia , attraverso i mezzi di comunicazione che controllano in gran parte, per fomentarla , come del resto hanno fatto per molti anni giocando alla distruzione della cultura che si era formata con la resistenza e che è presente nella Costituzione . Non a caso viene pesantemente colpita la organizzazione dello Stato nei suoi pilastri come avviene per la magistratura, e si vogliono distruggere tutti i servizi che danno l’immagine di uno Stato protettivo di una collettività coesa ( salute, scuola, tutela dell’ambiente) privatizzando con coerenza feroce i beni comuni. Tutte queste azioni si fondano molto spesso sulla ignoranza diffusa , sulla perdita di ogni memoria storica, sul tentativo di distruggere il pensiero e con esso la coscienza di cosa significa “bene essere”, stare bene in questa vita. E’ necessaria una “verifica di realtà” che impedisca di sbranarsi sulle parole di cui nemmeno si vuol conoscere il significato, come Rom, sicurezza, immigrato ecc. E’ con questo spirito che la Regione Toscana ha dedicato la manifestazione annuale a S.Rossore all’esame di tutti i razzismi, chiedendomi, su una idea di Ugo Caffaz, di organizzare la stesura di un “Manifesto antirazzista” firmato da un gruppo di persone che si occupano di scienza da diversi punti di vista ( genetisti , psichiatri, antropologi culturali, filosofi della scienza, etologi, demografi). Le motivazioni erano molteplici. Innanzitutto proprio a S.Rossore, il 14 luglio 1938 era stato firmato un “Manifesto degli scienziati in difesa della razza” a cui proprio persone di scienza dovevano rispondere anche tenendo conto dei progressi delle nostre conoscenze da allora ad ora e in questo modo finalmente , dopo settanta anni, dissociarsi completamente dai servi dell’allora governo fascista. Il Manifesto, che è stato presentato il 19 Luglio del 2008 dal Presidente della Regione Toscana Claudio Martini e da me e largamente discusso durante tutto il meeting di S.Rossore, è disponibile sul sito della Regione Toscana ( www.regione.toscana.it)ed é aperto sullo stesso sito alle adesioni, è stato assunto come documento ufficiale dalla regione e verrà presentato e discusso in tutte le scuole della Regione su indicazione dell’assessorato competente. Il Manifesto contraddice punto per punto ( dieci punti in tutto) quello dei fascisti ma qui voglio sottolineare brevemente quelli che sono i concetti fondamentali che ne emergono:

1) Il nostro manifesto è contro tutti i razzismi, da quello delle leggi fasciste che colpiva soprattutto ma non solo gli ebrei a quello di ora che è iniziato nello stesso modo di allora contro i Rom. Ricordava non a caso al meeting Terracina, ex-deportato a Birkenau, di aver compreso a pieno il pericolo che correva alla età di quindici anni , quando vide il padre piangere perché lo avevano costretto a dare la sua impronta digitale, con la scusa del censimento, come accade ora nel nostro Paese con i Rom ed è accaduto anche allora con tutti i gruppi che poi furono portati al massacro ( ebrei, zingari, omosessuali, “ matti”,handicappati, comunisti ed antifascisti in genere). A me è venuto un brivido nella schiena quando ho sentito le sue parole, anche ma davvero non solo perché anche io sono di origine ebraica e scampato per un pelo alla deportazione, ma soprattutto perché anche da noi adesso il tentativo di emarginazione si sta estendendo e non a caso mentre si fanno leggi per cacciare o emarginare lo “straniero”, si cerca anche di distruggere una delle più grandi conquiste della Italia democratica, la legge 180, quella che ha chiuso i manicomi anche ad opera di una dei firmatari del nostro appello , Agostino Pirella non si aderisce ai gay pride, ecc.

2) I Biologi ed i genetisti sanno da tempo che il termine razza non ha alcun significato biologico nel caso della specie umana. La nostra specie infatti ha pochissima variabilità genetica , persino molto meno dei nostri cugini Primati ( scimpanzé, bonobo, gorilla , orango) che pure sono solo poche migliaia in confronto ai nostri sei miliardi e settecento milioni. Questa bassissima variabilità genetica è dovuta intanto al fatto che la nostra specie ha cominciato la sua espansione nel Mondo con un manipolo di poche diecine di migliaia di persone e quindi relativamente pochi varianti genetici, meno di centomila anni fa partendo dall’Africa ( eravamo quindi tutti immigrati e molto probabilmente scuri di pelle). Questo tuttavia non sarebbe sufficiente per spiegare il fenomeno che è infatti legato alla “invenzione” da parte della nostra specie di una peculiare strategia di adattamento. Mentre gli animali infatti, si adattano per selezione naturale per cui a seconda dell’ambiente in cui si trovano si differenziano popolazioni geneticamente diverse, noi utilizziamo una nuova fonte di variabilità capace di plasticità molto maggiore di quella fornita dal DNA per cambiare l’ambiente, il cervello. Noi infatti abbiamo solo 23000 geni ma cento miliardi di neuroni che possono organizzarsi in un milione di miliardi di connessioni. Infatti noi abbiamo anche ora 7000 linguaggi diversi senza contare i dialetti e i linguaggi sono un buon indicatore della differenziazione in culture. La bassa variabilità genetica infine è variabilità fra individui ma se si analizzasse il genoma mio o di chiunque dei lettori sarebbe matematicamente impossibile dire con certezza a che raggruppamento umano ( che “razza”) appartiene

3) Se è vero come è vero quindi che noi ci adattiamo per culture ne discende che la variabilità culturale è stata fondamentale per l’adattamento e lo sarà per la nostra sopravvivenza visto che la nostra variabilità genetica è comunque molto bassa. Questo significa comunque che la diversità ha un valore positivo di per sé stessa perché permette di adattarci ai continuamente mutevoli contesti cambiando . In particolare la diversità , l’invenzione saranno fondamentali se vogliamo rimediare ai danni che ci ha portato la nostra voglia di “ottimizzare” il Mondo omogeneizzandolo come ad esempio il cambiamento climatico globale. Se non conserveremo la diversità saremo fra i primi a soccombere ai nostri stessi errori perché fragili sul piano fisico. Questi significa, e sarà bene dirlo ad alta voce in modo che lo sentano tutti, che “gli altri” non vanno “tollerati” o “accettati” per opera di carità cristiana ma dobbiamo essere veramente grati della loro presenza perché altrimenti saremmo del tutto in preda della omogeneizzazione. E in natura infatti è ultranoto che non è l’ottimo che vince ma quello che se la cava e cioè è capace di cambiare

4) Del resto, la storia ci insegna che i grandi imperi si sono sempre basati sul mantenimento delle diversità che, insieme ne hanno formata di nuova. L’impero romano per esempio ha avuto la sua forza nel fatto che i popoli sconfitti in guerra diventavano poi cives romani e contribuivano al continuo cambiare della cultura dell’impero rafforzandolo con la loro presenza. Lo stesso, in altro modo avviene adesso con gli Stati Uniti che sono fin dalla nascita un insieme di popoli che mantengono ognuno la propria identità pur assumendone anche un’altra collettiva. So bene che questo molte volte non piace tanto che gli ebrei sono sempre stati accusati di non volersi assimilare completamente mentre quel popolo , è stato , in Italia , sempre italiano e al tempo stesso ebreo. Di questo ho esperienza diretta essendo di madre ebrea mitteleuropea e padre italiano e so quanta gioia mi abbiano dato queste due culture a cui ho avuto la fortuna di formarmi contemporaneamente. Purtroppo il mondo non pare andare nella direzione giusta da questo punto di vista perché il cosiddetto progresso basato sulla omogeneizzazione e sulla assimilazione del Mondo vivente ad una grande macchina è ancora sulla bocca e nei pensieri di tutti. Senza che nessuno si periti di far notare che le macchine sono morte e noi esseri umani per ora esistiamo e siamo vivi.

Questi sono i concetti fondamentali del Manifesto , che sono stati poi discussi durante la discussione che ne ha di molto allargato l’orizzonte. Certo S.Rossore non risolve nulla ma è comunque stata già fonte di discussione ( il gruppo di AN toscano ha detto che è stata una inutile spesa perché il razzismo comunque in Italia è stato debellato da molto tempo) e cerca di aprire un forum virtuale su queste questioni che poi investono le politiche in generale in un Paese che non ha mai chiesto scusa a quelli che sono stati nei campi di concentramento ma anche ai somali , etiopi , libici massacrati dalle nostre guerre coloniali nascondendosi sotto il noto paravento degli “italiani brava gente” .Noi italiani naturalmente non siamo né meglio né peggio di altri ma cambiamo in funzione dei contesti storici. In questo momento non c’è dubbio che stiamo avviandoci su una orrenda china e non solo per colpa di Berlusconi e di chi lo ha votato ma perché non combattiamo a sufficienza antichi ed orridi pregiudizi, non ci ribelliamo quando si paragona resistenza a fascismo, applaudiamo quando militari in assetto di guerra accerchiano i campi nomadi e prendono le impronte a tutti come hanno già fatto con gli ebrei tanti anni fa.

Marcello Buiatti



Martedì, 15 luglio 2008