La loggia dei migranti
di Luca Insalaco
PALERMO. “Ho visto anche degli zingari felici” canta Claudio Lolli e cè un posto a Palermo in cui è possibile constatarlo di persona. Che siano nordafricani, rumeni o asiatici, il poliambulatorio di Emergency rappresenta lapprodo sicuro dei migranti salpati dai più disparati porti. Esperienza unica non solo in Sicilia o in Europa: si tratta del solo centro che sorge in un territorio che non sia sconvolto dalla guerra. Nato nellaprile 2006, loasi felice di via La Loggia ha finora effettuato oltre 15mila prestazioni, accogliendo genti di ben 70 nazionalità diverse. Medicina di base, odontoiatria, oculistica, pediatria, dermatologia, ginecologia, cardiologia, sono solo alcune delle specialità ospitate nei locali concessi dallAusl 6 in quella che un tempo era larea barberia-tappezzeria del manicomio Pisani. E tutto su base volontaria e gratuita. «Sin dallinizio - spiega Francesca Mercadante - fondatrice e responsabile dellambulatorio - ci siamo dedicati agli spazi non coperti dal pubblico: protesi dentarie e occhiali, quello che rappresenta la medicina di lusso. Chi ne ha bisogno, infatti, ma non ha neppure lindispensabile per vivere, preferisce privarsene per mangiare». E il bisogno di protesi nasce spesso dalle torture subite nei paesi di provenienza o su qualche viale più o meno alberato e illuminato del capoluogo. «Molte volte - sottolinea Francesca - ricostruire i denti significa ricostruire una persona». In una città in cui il destino dei servizi sociali è perennemente appeso ai capricci del bilancio comunale, a bussare alle porte della Ong fondata da Gino Strada sono a volte anche i palermitani. Il centro, del resto, parla svariate lingue, a partire dai suoi volontari e mediatori culturali. Cè Zaccaria sudanese del Darfur, Sonia che grazie alle origini tunisine del padre presta opera di assistenza e traduzione, e la ventisettenne Danila, una laurea in lingue straniere e un master in mediazione culturale alla Sapienza, conseguiti prima di cedere al richiamo della sua multietnica città. Altra cosa la capitale coi suoi conflitti che negli ultimi tempi hanno prepotentemente occupato le pagine di cronaca: «Palermo - ricorda Danila - non raggiunge il numero di immigrati di Roma e quindi non ci sono grosse difficoltà nella convivenza. È anche vero però che qui solo da poco tempo sono stati avviati i primi progetti interculturali». Dove non arriva lassociazionismo è spesso il bisogno a far incontrare e affratellare chi vive in condizioni di disagio, che parli il dialetto panormita o cingalese. Accade soprattutto nei quartieri popolari, dove pure operano preti coraggiosi e donne e uomini di buona volontà. Dove non arriva linformazione è il passaparola a condurre chi si ritrova a straniero e bisognoso di cure in via La Loggia. Anche chi non ha il permesso di soggiorno. Soprattutto chi non lo possiede. Spesso infatti che gli stranieri irregolari non si avvicinano ai servizi sanitari per timore di essere denunciati alla polizia. Luca Insalaco Mercoledì, 08 ottobre 2008 |