Verona
GIP smonta l’inchiesta sugli otto rom croati

di Gruppo EveryOne

COMUNICATO STAMPA

2 luglio 2008

VERONA, DOPO CAMPAGNA EVERYONE IL GIP SMONTA L’INCHIESTA SUGLI OTTO ROM CROATI ACCUSATI DI SFRUTTARE I BAMBINI

EVERYONE: "TROPPE CONTRADDIZIONI E INFONDATEZZE, DECINE LE MONTATURE COME QUESTA PER ALIMENTARE ODIO RAZZIALE". IL GRUPPO CHIEDE ANCHE LA RIAPERTURA DEL CASO GIOVANNA REGGIANI: "ROMULUS MAILAT POTREBBE ESSERE INNOCENTE"

Il Gip di Verona ha rigettato ieri la richiesta di convalida del fermo degli otto cittadini croati – di presunta etnia Rom - arrestati ieri a Verona dalla Polizia con l’accusa di aver costretto i figli a rubare, minacciandoli di violenze sessuali. Quanto alle presunte minacce di violenza, il Gip ha dichiarato che "in realtà il rapporto affettivo in queste comunità (quelle Rom, n.d.r.) è molto forte. I bimbi non sono né maltrattati né malnutriti". Secondo il Gip, inoltre, in questa vicenda "il delicato istituto" del fermo è stato "piegato ad altri fini", che "sono tutti gravemente lesivi delle regole, anche costituzionali, che presiedono la libertà personale". Un’intera inchiesta quindi, partita lo scorso gennaio, si smonta.

"Nell’attuale frangente, in cui il governo - e segnatamente il Ministro dell’Interno - vengono stigmatizzati a causa del progetto di schedare anche i bambini Rom, ecco che dalle pagine dei giornali e dal piccolo schermo, puntuale come un orologio, ci aveva raggiunto ieri l’ennesima notizia relativa a un crimine mostruoso, capace di sollevare lo sdegno di tutti, commesso dai ’soliti’ Rom, nei confronti di piccoli innocenti. La notizia è stata divulgata capillarmente, in fretta e furia, con incredibili contraddizioni e incongruenze nelle decine di pezzi pubblicati o diffusi attraverso le radio e il piccolo schermo". Lo affermano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, che ieri, come in altri casi passati, aveva attivato una campagna di comunicazione civile alla stampa, agli attivisti e alle istituzioni coinvolti nella vicenda, dimostrando la manifesta infondatezza dei fatti esposti. "Chi ha diffuso la notizia" continuano gli attivisti "sentiva la necessità di uscire in contemporanea con la presa di posizione di Famiglia Cristiana contro le schedature dei Rom e le altre pratiche razziste in via d’attuazione dal Governo. In molte altre situazioni" proseguono Malini, Pegoraro e Picciau "ci siamo ritrovati a dover smontare notizie prive di fondamento, diffuse dalle istituzioni o dalle forze di Polizia col solo fine di manipolare tanto la magistratura quanto l’informazione, per istigare il popolo italiano all’odio razziale nei confronti dei Rom. Esempi lampanti sono il caso del presunto tentato rapimento di una bimba da parte di una giovane Rom a Ponticelli, con l’inquietante figura della zingara-strega (poi rivelatasi essere una ragazza serba, e non Rom, che per altro, dalle testimonianze confuse dei presenti, non avrebbe tentato alcuna sottrazione di minore) dedita al ratto di infanti cristiani. Pochissimi giorni dopo, a Catania il Gruppo EveryOne ammetteva l’infondatezza per un altro presunto rapimento a opera di una Rom. Eguale montatura è avvenuta per il caso, risalente al maggio scorso, di un ragazzo 21enne Rom, accusato a Napoli di aver dato calci al figlioletto di due anni perché questi ’si sarebbe rifiutato di chiedere l’elemosina’; in quel caso, la moglie 16enne sarebbe scappata con il bambino, e mai più rintracciata, e il marito arrestato con accuse gravissime. Ma si aggiunge un episodio eclatante del 1 giugno scorso, diffuso – guarda caso – in contemporanea con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle tre ordinanze del Presidente del Consiglio che istituivano i commissari per l’emergenza Rom: secondo la stampa, sei donne più quattro (o addirittura sei) bambini e due uomini adulti sarebbero scesi (si noti: 12 o 14 persone!) da un’auto rossa con targa francese e avrebbero compiuto, in mezzo alla gente, una rapina a un tabaccaio nel quartiere della Garbatella, a Roma. In quel caso abbiamo contattato la stazione dei Carabinieri del posto, chiedendo di controllare attentamente le cassette dei sistemi di videosorveglianza che sicuramente avevano registrato il passaggio dell’auto rossa (se passaggio vi fosse stato). Abbiamo segnalato anche le nostre perplessità riguardo al numero di passeggeri che sarebbero stati segnalati a bordo dell’auto rossa: un minimo di 12! La risposta dell’ufficiale di turno fu piena di titubanze, perché il numero di passeggeri a bordo del veicolo erano parsi eccessivi anche a lui. Pare inoltre che nessuno abbia mai acquisito le videoregistrazioni riguardanti la vettura. Allora quali sarebbero le prove di colpevolezza della presunta ’banda Rom’? Quali "storie" migliori di queste per dimostrare al popolo italiano che la sola cura per i Rom, delinquenti incalliti, crudeli con i loro stessi bambini, è la ’tolleranza zero’?".

Per tutti questi casi e per molti altri il Gruppo EveryOne ha chiesto alle istituzioni e alle autorità competenti – secondo quanto consente una Risoluzione del Parlamento europeo che prescrive alle autorità dei Paesi membri dell’UE di agevolare le indagini delle organizzazioni umanitarie nei casi di sospetta violazione dei Diritti Umani – di incontrare gli imputati per ascoltare la loro versione dei fatti e per accertare la loro nazionalità. Tale richiesta non è mai stata soddisfatta, e così è sempre rimasta, nella percezione degli italiani, l’orrenda enormità delle notizie e mai la verità dei fatti.

"Altro caso-pilota" dichiarano i membri di EveryOne "quello riguardante l’omicidio di Giovanna Reggiani a opera del romeno di etnia Bunjas – da tutti definito ’Rom’ seppure non appartenesse a tale etnia – Romulus Mailat, che in pochissimi giorni ha fatto sì che il Governo varasse un decreto sicurezza ai danni di un intero popolo. Abbiamo richiesto, anche con un’inchiesta portata avanti dal noto giornalista investigativo romeno George Scarlat, che le autorità procedessero con le indagini atte a confermare in toto le accuse a Mailat, ma niente di tutto ciò è stato fatto. Mai è stata fatta una confessione, mai ci è stata accordata la possibilità di parlare con l’imputato."

Ci sono infatti, a tutt’oggi, moltissime ombre riguardo a quel delitto. Le forze dell’ordine avevano affermato che vi erano graffi sul corpo di Mailat. Allora perché non è stato mai rilevato il suo sangue sotto le unghie di Giovanna Reggiani? Perché se, secondo l’autopsia sulla vittima, non vi è stato stupro, non è stata ritirata dal Gip l’accusa di violenza sessuale? E poi: la testimone Rom che avrebbe visto Mailat sorreggere il corpo esanime della Reggiani era attendibile? Pare proprio di no, visto che nutriva rancori personali verso Mailat e che era affetta da schizofrenia. Che ne è stato delle testimonianze di due donne Rom che avrebbero visto Mailat ben lontano dal luogo del delitto proprio nei momenti in cui, secondo le perizie degli Inquirenti, la vittima sarebbe stata aggredita? "Anche in quel contesto" concludono gli esponenti del Gruppo EveryOne "vi è stata grave superficialità e approssimazione nell’approcciare il caso, ai danni di un essere umano. Romulus Mailat potrebbe essere innocente, e ancora una volta rilanciamo agli Inquirenti la nostra ferma volontà di incontrare l’imputato. Inoltre, per tutti i motivi che rendono il caso oscuro e sospetto, chiediamo al Governo Italiano, al Governo Romeno e all’Ufficio europeo di Polizia EUROPOL di riaprire il caso e approfondire le indagini come la Carta Costituzionale del nostro Paese e le convenzioni internazionali sui diritti umani impongono di fare".


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Giovedì, 03 luglio 2008