Como
«Dispersi ,andavano e diffondevano la Parola di Dio»

di alberto mori

Como 5 Ottobre 2008 “Dispersi, andavano e diffondevano la Parola di Dio”.
Parole desunte dagli atti degli apostoli e scelte come tema per il pellegrinaggio dei migranti di tutta la Lombardia nella città lariana.
Una moltitudine di popoli, etnie per le strade di Como si trova poi riunita sotto la croce della basilica del crocifisso per la prima parte del pellegrinaggio.
Volti in cerca dell’incontro con l’altro, migranti in cammino verso una “ terra nuova” in cui è bello stare assieme come fratelli!
Preghiere accorate s’innalzano in lingue diverse e alcune di esse pongono dei profondi interrogativi:” Dio illumina i governanti a promulgare leggi giuste affinché siano resi possibili i ricongiungimenti familiari, i diritti di tutti i lavoratori vengano rispettati…” –“ Ti preghiamo Padre perché la condizione d’irregolarità giuridica non consenta sconti sulla dignità del migrante..”.
Da questa basilica poi tutti i migranti dispersi per le vie del centro in direzione del duomo, luogo in cui ad accogliere questi pellegrini,circa 3000, è pronto l’arcivescovo di Como monsignor Diego Coletti.
Canti e preghiere di diverse tradizioni religiose cristiano cattoliche s’intrecciano nella casa del Signore, un mondo in miniatura è pronto a ricevere l’eucaristia dall’arcivescovo.
Prima di ciò c’è spazio per una sontuosa omelia che infiamma il cuore dei presenti:”Per la chiesa non vi sono stranieri…, essendo tutti figli dello stesso Padre”-“Dio si prende cura della sua umanità con tutte le sue diversità”
Viene messo in forte evidenza la città di Como come luogo che ben concretizza una “grammatica dell’accoglienza”, modello che dovrebbe venir esportato in altre zone d’Italia!
“La globalizzazione è un dato di fatto , che comporta un miscuglio di popoli inarrestabile “ di fronte a ciò monsignor Coletti sottolinea che si può rispondere in diversi modi.
“Per alcuni ciò è una minaccia,una disgrazia,un fastidio da ridimensionare e se fosse invece una risorsa,una sfida epocale da non perdere?”
“Siamo di fronte ad un etnocentrismo forte, tradizioni rigidamente conservate , senza apertura all’altro e ciò non è cristiano”
Qui bisogna chiarire che l’identità per Coletti è sì importante , basta che non rimanga cristallizzata ma viva nel travaglio della storia.
“Partendo da un passato ricco di incontri ci incamminiamo verso un futuro speranzoso, con di mezzo un presente che fa spazio ad un fruttuoso dialogo.
Confronto che non vuol dire abbassare la guardia sull’illegalità ma lavorare per l’integrazione “.
A conclusione della messa, e del pellegrinaggio, a ciascun migrante l’onere di portare nel proprio quotidiano la testimonianza della bellezza dell’essere cristiano, una fede che promuove incessantemente l’incontro con l’altro!



Mercoledì, 08 ottobre 2008