Le nuove leggi razziali all’opera
Cronaca di una schedatura razziale

Dal quotidiano La Repubblica riprendiamo la crona su quanto è accaduta questa mattina 6 giugno 2008 alle ore 5 presso il campo nomadi autorizzato del comune di Milano. Nessun clandestino ma cittadini italiani regolarmente censiti presso il comune di milano sottoposti ad una schedatura etnica. Fra essi una famiglia già vittima del nazifascismo. E’ una vera e propria vergogna.


CRONACA

All’alba a Milano-Rogoredo il blitz della polizia nel campo dove vive
la famiglia Bezzecchi, sinti con medaglia d’oro al valore civile

"Schedati perché nomadi"
I supercommissari in azione

L’accusa di Giorgio, 47 anni: "Io dico vergogna Italia"
A Roma sgomberato un campo nella zona del Testaccio

di CLAUDIA FUSANI

"Schedati perché nomadi"
I supercommissari in azione


Una delle casette del campo nomadi di via Impastato a MIlano-Rogoredo dove stamani all’alba è scattato il blitz
MILANO - I bambini hanno scherzato con le divise e sono impazziti per il furgone della Scientifica, quello con le macchine
fotografiche e gli strumenti come vedi nei film. Gli adulti hanno accettato in silenzio, "con grande umiliazione". I vecchi
hanno avuto "paura", uno soprattutto: Goffredo, 69 anni, il capofamiglia, sopravvissuto durante la guerra a un "campo del
Duce" dove venivano deportati gli zingari, una di quelle pagine di cui si è persa memoria. Le sirene e le macchine della
polizia; loro, gli zingari, tutti in fila a mostrare i documenti; le cinque e mezzo del mattino di un giorno qualsiasi:
brutti ricordi nella testa di Goffredo.

L’alba di questa mattina, Milano-Rogoredo, tra la tangenziale est, la ferrovia e sotto i cavi dell’alta tensione, campo
nomade del comune - dunque autorizzato e censito -, quattro casette di legno, il resto roulotte e baracche, la kher, la
casa della famiglia Bezzecchi, arrivati in Italia dalla Slovenia nel 1943 e qui, tra un campo e l’altro, giunti alla quinta
generazione. Sono circa quaranta persone e tutti stamani sono sfilati uno per uno davanti a polizia, carabinieri e vigili
urbani per declinare nome, cognome, generalità, stato civile. Ognuno ha mostrato il documento di identità e ad ognuno è
stata fatta la fotocopia.

"Censimento dei rom", secondo il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, da dieci giorni super commissario per gli
zingari con gli ampi poteri previsti dall’ordinanza della Presidenza del Consiglio pubblicata in Gazzetta il 30 maggio.
"Una schedatura umiliante" secondo Giorgio Bezzecchi, 47 anni, ragioniere, uno dei cinque figli di Goffredo, vicepresidente
dell’Opera nomadi della Lombardia, fino all’anno scorso responsabile dell’Ufficio nomadi del Comune e adesso ricercatore
presso l’università. "Quello che è successo stamani non era mai accaduto, è agghiacciante e tutti devono sapere, tutti..."
insiste Bezzecchi.

Così mentre stamani a Roma veniva sgomberato un campo nomadi in zona Testaccio (anche qui con molte polemiche ma va detto
che al tempo stesso il sindaco Alemanno sta convocando uno per uno i capifamiglia dei rom), a Milano si procedeva con la
schedatura-censimento. I prefetti super commissari per i nomadi sono tre, Roma, Milano e Napoli dove però gli "sgomberi",
per ora, sono stati fatti in un altro modo dalla camorra. Giorgio Bezzecchi non vive più al campo ma ieri sera, sapendo che
ci sarebbe stato quello che definisce "blitz" si è fermato con il padre e le famiglie dei suoi quattro fratelli. "La nostra
famiglia, tutta la nostra famiglia - spiega Bezzecchi - è italiana, abbiamo i documenti, lavoriamo, paghiamo le tasse, luce
e acqua, i nostri figli vanno a scuola. In comune, dove ho lavorato per 23 anni, e in prefettura lo sanno perfettamente.
Arrivare all’alba, circondare il campo e illuminarlo con le lampade, svegliarci e metterci in fila e fare la fotocopia del
nostri documenti è stato molto più che umiliante. Sanno chi siamo, conoscono la famiglia Bezzecchi, mio padre è medaglia
d’oro al valore civile. Perché questo blitz di evidente matrice razziale?".

E’un fatto che il primo atto ufficiale del commissario per i rom di Milano è proprio il monitoraggio della famiglia
Bezzecchi, Rogoredo, Milano. "Sono arrivati alle cinque e mezzo - racconta Giorgio - hanno circondato il campo, lo hanno
illuminato, sono venuti casa per casa, roulotte per roulotte, ci hanno svegliato, ci hanno fatto uscire, hanno fotografato
le case e poi i nostri documenti. Hanno finito intorno alle sette e mezzo. Io credo - aggiunge Bezzecchi - che tutti
debbano sapere e capire cosa sta succedendo: sono italiano, sono cristiano e sono stato schedato in base alla mia razza.
Rimanere in silenzio oggi vuol dire essere responsabili dei disastri di domani".

Con Bezzecchi proviamo a metterla così, che in fondo è solo un censimento, qualcosa di utile per affrontare una volta per
tutte la questione rom, per conoscerli e quindi poter essere di aiuto a chi vuol vivere in Italia rispettando le regole.
"Tanto per cominciare - risponde - noi siamo sinti italiani registrati all’anagrafe quindi non capisco cosa debbano censire
visto che già esistiamo. Più in generale - lo dico perché ho lavorato per 23 anni all’Ufficio nomadi del comune di Milano -
il censimento già esiste dei campi autorizzati. A Milano ci sono tra i 5 e i 5.500 nomadi". Una discriminazione, quindi,
"anche se presentata come positiva".

Sessanta anni fa, ricorda Bezzecchi, usciva la rivista "La difesa della razza" di Guido Landra, furono approvate le prime
leggi razziali, poi i primi rastrellamenti. "Mio nonno fu portato a Birkenau ed è uscito dal camino... Mio padre fu portato
a Tossicia ed è tornato indietro. Stamani lo hanno svegliato all’alba e lo hanno messo in fila. Io oggi, italiano e sinti,
dico vergogna".

(6 giugno 2008)

http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/cronaca/sicurezza-politica-7/censimento-campi-rom/censimento-campi-rom.html



Venerdì, 06 giugno 2008