Migranti
Le chiese europee preoccupate per la direttiva europea sui rimpatri

di Agenzia NEV del 11-6-2008

Lettera congiunta al Parlamento europeo: la detenzione degli irregolari è inaccettabile


Roma (NEV), 11 giugno 2008 - Le chiese europee esprimono preoccupazione per la recente direttiva dell’Unione europea sui rimpatri dei migranti irregolari, che istituzionalizza l’espulsione e la detenzione. I rappresentanti della Conferenza delle chiese europee (KEK), della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME), della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea (COMECE) e della Caritas Europa hanno inviato una lettera congiunta ai membri del Parlamento europeo e a Jacques Barrot, commissario europeo per Giustizia, libertà e sicurezza, invitandoli a considerare “alcuni punti critici della proposta” in vista della votazione prevista per il 18 giugno.
Gli aspetti critici della direttiva, secondo i firmatari della lettera, riguardano l’uso della detenzione per gli immigrati clandestini fino a 18 mesi e il divieto di reingresso nell’Unione europea fino a cinque anni per chi è stato colpito da un provvedimento di rimpatrio. Pur riconoscendo “la difficoltà di raggiungere un compromesso su un tema così controverso tra i governi dei 27 stati membro e i membri del Parlamento europeo”, i firmatari considerano la detenzione “inaccettabile come standard comune dell’Unione europea”, poiché “è una sanzione troppo estrema per persone che non sono state condannate da un tribunale per aver commesso un reato, e viola uno dei diritti umani fondamentali tutelati dal diritto internazionale, il diritto alla libertà”. Il divieto di reingresso, inoltre, è definito nella lettera come una “doppia sanzione” che rischia di incrementare l’immigrazione clandestina: “Numerose persone - si legge nel testo - si vedranno probabilmente costrette a ricorrere ai contrabbandieri, disperate per essere escluse dalla possibilità di ingresso legale”. Le chiese europee, infine, esortano il Parlamento europeo a “restringere invece che ampliare l’uso della detenzione amministrativa”, a “limitare il divieto di ingresso obbligatorio a circostanze eccezionali” e a “migliorare l’accesso al rientro volontario, garantendo a questo scopo un minimo di 30 giorni”.



Giovedì, 12 giugno 2008