Riflessione
Un altro mondo

di Carlo Olivieri

Roma, 21 ottobre 2008

Le avevano chiamate “classi ponte”, poi hanno inserito la più diplomatica definizione di “classi di inserimento”. La sostanza però non cambia. Ciò che è previsto dalla mozione della Lega Nord, in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell’obbligo, può essere espresso molto bene con una sola parola: apartheid.

L’accesso alla scuola di ogni ordine e grado degli studenti stranieri è possibile solo attraverso il “superamento di test e specifiche prove di valutazione”. Chi non supera queste prove deve frequentare classi d’inserimento che “consentano agli studenti stranieri di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all’ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti”.
Inoltre l’accesso dei ragazzi stranieri nelle scuole deve essere regolamentato affinché ci sia “una distribuzione degli studenti stranieri proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri”.

Ovviamente chi ha proposto ed approvato tali provvedimenti precisa che il loro scopo è quello di “favorire l’integrazione degli studenti stranieri”, dove per integrazione s’intende esclusivamente il conoscere bene la lingua italiana e conoscere le nostre leggi ed imparare a rispettarle.
Il risultato, invece, sarà ulteriore discriminazione razziale, religiosa, politica e culturale. Tale provvedimento, d’altronde, si accoppia perfettamente con la proposta del ministero dell’istruzione attuale. Dopo il maestro unico e il ripristino del voto in condotta, infatti, si potrebbe proseguire all’unisono nel proporre classi per maschi e per femmine, poi classi per biondi e per bruni, classi per figli di padani e classi per figli di luridi meridionali ed infine, perché no, classi per ricchi e classi per poveri.

Ma non è solo una questione di discriminazione. La non-discriminazione non è più questione di integrazione, altrimenti si potrebbe cadere nell’equivoco in cui sono caduti anche i partiti di sinistra, responsabili, come quelli di destra, del vigente razzismo istituzionale.
Qui si tratta di capire che il presente è già futuro.
Qui si tratta di capire che quello attuale è già un altro mondo.

Un altro mondo, in cui nessuno si deve integrare in alcunché.
Un altro mondo, in cui nessuno è più clandestino, nessuno è più straniero.
Un altro mondo, perché in un paese nelle cui scuole ci sono 690mila studenti stranieri di 190 nazionalità diverse, far crescere i nostri figli lontano dai figli di un algerino, di un indiano o di un romeno, vuol dire condannarli ad un futuro da disadattati.
Un altro mondo, perché, pur riconoscendo ognuno le proprie radici, i nostri figli non saranno più italiani, algerini, indiani o romeni, ma i discendenti di un’unica razza, la razza umana.

Questo è il nostro mondo. Questo è già l’altro mondo. Perché dobbiamo continuare a farci governare da chi ci propone un futuro da disadattati?

Carlo Olivieri
Partito Umanista




Martedì, 21 ottobre 2008