STRAGE DI CASTEL VOLTURNO
Il razzismo non c’entra, il movente è economico

INTERVISTA A PADRE GIORGIO POLETTI


di Agenzia ADISTA n. 67 del 04/10/2008

34603. CASTEL VOLTURNO (CE)-ADISTA. Ha occupato per giorni le prime pagine dei quotidiani e le aperture dei Tg nazionali, spingendo il governo a inviare centinaia di uomini, tra appartenenti alle forze dell’ordine e militari, nel casertano. Si tratta della strage di Castel Volturno dello scorso 18 settembre: alcuni killer, probabilmente affiliati al clan dei casalesi, hanno ucciso sei migranti (quattro del Ghana e due del Togo) che si trovavano all’interno di una sartoria del popoloso centro campano, in cui risiede un’alta percentuale di immigrati, per lo più africani.

Tante le ipotesi degli inquirenti: dal regolamento di conti fra clan rivali alla vendetta per una tangente non pagata ai casalesi. Molteplici gli appelli, da quello dello scrittore Roberto Saviano in un lungo articolo su Repubblica (22/9) – “La mia terra si ribelli ai killer e all’omertà” – a quello del vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro: “Sono qui da 26 anni, e l’impressione è che ormai la camorra sia il primo potere. E i politici, non dico che siano collusi, ma ne dipendono. Occorre un vero riscatto morale, scuola e Chiesa devono rilanciare il catechismo della legalità, insegnare che l’uso del bene pubblico è comune, non finalizzato all’interesse personale”.

P. Giorgio Poletti, missionario comboniano, è a Castel Volturno dal 1995. Protagonista, insieme alla sua comunità, di molte battaglie per i diritti dei migranti (v. Adista nn. 45, 47, 49, 51, 53, 63 e 77/03) e autore di numerose denunce sulle collusioni camorra-criminalità-imprenditoria nel casertano (v. Adista n. 15/05), è un attento osservatore di quello che succede sul territorio, che conosce per il lavoro che vi svolge ininterrottamente da quasi 15 anni. Sulla strage di Castel Volturno non ha ancora le idee del tutto chiare, ma è sicuro che le motivazioni non sono razziali, bensì economiche. E avanza un’ipotesi, fin’ora in ombra ma forse assai vicina alla realtà, che ruota attorno ai grandi progetti di riqualificazione del litorale Domizio che porteranno molto denaro nel casertano. “Se la camorra e i potentati economici puntano alla riqualificazione della Domiziana per fare soldi – spiega p. Poletti – e gli immigrati sono considerati un ostacolo alla riqualificazione e, di conseguenza, al loro arricchimento, allora i soldati dei clan sparano e uccidono gli immigrati per intimidirli, e possibilmente farli allontanare”. Adista lo ha intervistato.

 

P. Giorgio, che idea ti sei fatto della strage di Castel Volturno?

La questione non è ancora chiara. Bisognerà capire bene il movente della strage, perché solo questo ci consentirà di comprendere bene i fatti e gli sviluppi. C’è l’ipotesi che i casalesi, il clan egemone nella zona, abbiano voluto stroncare sul nascere un nuovo gruppo criminale ghanese emergente, e infatti una delle vittime, secondo qualcuno, sarebbe il leader di questo gruppo, anche se poi hanno ucciso altri che si trovavano lì per caso e che non c’entravano nulla. Ma potrebbe trattarsi anche di una intimidazione contro gli immigrati, e questo sarebbe ancora più grave.

 

Perché?

Da tempo si parla di una riqualificazione del territorio della Domiziana, e i migranti sono considerati la causa del degrado e il maggiore ostacolo a questa riqualificazione. Quindi un’aggressione così violenta potrebbe essere l’inizio di una serie di intimidazioni per invitarli, o costringerli, ad andare via, a spostarsi. Comunque, in ogni caso, la motivazione è sicuramente economica.

 

In che senso?

Bisogna guardare in che direzione si muovono i flussi di denaro, per questo dico che è fondamentale capire il movente. Il traffico e lo spaccio di droga muovono molto denaro. Ma anche i programmi di riqualificazione del litorale Domizio sono un grande affare per la criminalità e per i potentati economici del nostro territorio. Bisognerebbe capire come si pone la camorra di fronte a questi progetti. Mi spiego: se la camorra e i potentati economici puntano alla riqualificazione della Domiziana per fare soldi e gli immigrati sono considerati un ostacolo alla riqualificazione e, di conseguenza, al loro arricchimento, allora i soldati dei clan sparano e uccidono gli immigrati per intimidirli, e possibilmente farli allontanare.

 

Quindi il razzismo non c’entra nulla?

Ma no, il razzismo non c’entra nulla, le motivazioni di quello che è accaduto sono esclusivamente economiche. Per questo dico che bisogna capire: superare la cronaca degli eventi e cercare i moventi veri e profondi.

 

Il governo ha inviato nel Casertano 400 militari, e forse ne manderà ancora altri. Cosa pensi di queste misure? Sono utili?

Si tratta delle periodiche invenzioni per mostrare i muscoli e per cercare di tranquillizzare l’opinione pubblica, ma non servono a nulla. Certo, i posti di blocco lungo le strade creeranno molti problemi agli immigrati clandestini o a quelli che utilizzano automobili non in regola o senza documenti – fra cui moltissimi italiani – ma non risolveranno il problema. Il vero lavoro da fare non è la militarizzazione del territorio, ma le indagini, le operazioni di intelligence, per tentare di capire quello che dicevo prima: i flussi di denaro, gli interessi economici della camorra e dei potentati economici. Se non si fa questo, i militari e le forze dell’ordine non servono assolutamente a nulla, o quasi.

 

Oltre a questo, quali soluzioni vedi? O immagini?

Lo Stato e gli enti locali devono intervenire e farsi carico della situazione dei migranti, non si può lasciare che se ne occupino solo il volontariato o le associazioni, alcune delle quali ci guadagnano anche sopra. Bisogna mettere insieme dei progetti, magari insieme alle associazioni, per esempio per tentare anche di qualificare professionalmente gli immigrati, che altrimenti potranno lavorare solo come manovali – cioè i nuovi schiavi – o magari prendere la scorciatoia della criminalità.

 

E la Chiesa?

Nella comunità cristiana c’è di tutto, anche molti cattolici che non hanno una vera apertura nei confronti dei migranti. Del resto la politica e la società italiana si spostano sempre più a destra – alcuni parlano, non a torto, di “fascismo dolce” –, e anche fra i cattolici si manifestano queste dinamiche. Io credo che la Chiesa, anche per aiutare i cattolici, innanzitutto dovrebbe prendere la parola ed esprimere una posizione netta e forte contro l’intolleranza e la criminalità. Cosa che fino ad ora non ha fatto. Del resto l’immigrazione è un avvenimento: c’è e non possiamo fare finta che non ci sia, altrimenti ci collocheremo fuori della storia. Potrebbe aiutarci ad aprirci, a rompere i nostri schemi chiusi. Se non saremo capaci di accettare questo – come Chiesa, come società e come politica –, ne saremo travolti. (luca kocci)



Marted́, 30 settembre 2008